L’aumento della Tari del 18 per cento – tassa sui rifiuti – votato dal Consiglio comunale a distanza di quasi 24 ore fa ancora discutere. Dopo cinque sedute, l’aula ha approvato la misura con dieci voti favorevoli su 15 presenti. Un incremento che andrà a influire su un prezzo medio di 504 euro a famiglia. I consiglieri di opposizione hanno mostrato il proprio disappunto abbandonando l’aula, eccetto Lanfranco Zappalà, che di fatto ha consentito il raggiungimento del numero legale. Ed è proprio su questo punto che si esprime Enzo Bianco. L’ex sindaco e consigliere di opposizione scrive una nota in cui manifesta il suo «dispiacere» nei confronti del collega Zappalà. che «nascondendosi dietro il dito del voto contrario alla delibera – dichiara Bianco – abbia consentito che questa vergognosa delibera fosse approvata, raggiungendosi solo con la sua presenza il numero legale».
Sempre Bianco prova a fare il punto su quello che potrebbe comportare questo aumento sui catanesi già «provati dalla crisi energetica con un’inflazione che sfiora il dieci per cento – commenta – Da quanto hanno affermato gli esponenti della giunta Pogliese, dimissionaria e latitante, l’aumento è stato reso necessario per scongiurare un nuovo dissesto. La manovra viene giustificata con un aumento dei costi del servizio di conferimento in discarica, dell’energia e dei carburanti. Ma la verità è che in questi anni di sbandierato risanamento, il costo del servizio di raccolta è passato dai 71 milioni del 2018 agli 83,5 milioni del 2021 (con un peggioramento della qualità del servizio), ma la riscossione è passata dal 56 per cento al 51,95 per cento – prosegue Bianco – Nessuna novità, quindi, sul fronte della lotta alla evasione e, ancor peggio, si è passati nello stesso 2021 a una riscossione ai residui (le somme non riscosse per gli anni precedenti) di soli 197mila euro – conclude – La gravità della scarsa copertura del costo del servizio e l’incapacità e l’assenza di iniziativa è stata certificata anche dai revisori dei conti: approvando il rendiconto 2020 essi hanno accertato e attestato il mancato rispetto di tre parametri di deficitarietà nell’esercizio 2020».
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