Proseguono le operazioni di bonifica del torrente Cantera di Augusta dopo lo sversamento di 450mila litri di cherosene – secondo l’ultima stima ufficiale della capitaneria di porto – causato dalla rottura di un oleodotto della raffineria Isab di Priolo. Un incidente scoperto per caso giovedì mattina da alcuni operai della centrale termoelettrica Enel Tifeo e di cui l’azienda non si era nemmeno accorta. I risultati delle analisi condotte dall’Arpa confermano che non si è avuta alcuna contaminazione del mare. Ma, per verificare l’eventuale inquinamento della falda acquifera, si dovrà presto procedere allo scavo per sondare il terreno in prossimità del torrente. Nel frattempo, la procura di Siracusa ha aperto un fascicolo d’indagine, ma nessuna notizia di reato è ancora emersa, mentre dal ministero dell’Ambiente fanno sapere che si tratterebbe di un incidente circoscritto per dimensioni. In attesa che le autorità quantifichino l’effettiva portata del danno ambientale, il consigliere comunale Giuseppe Di Mare, in quota Fli, propone l’istituzione di una commissione consiliare d’inchiesta. E i cittadini, arrabbiati, attendono di sapere di chi è la responsabilità dell’accaduto.
Nella mattinata di mercoledì, al municipio di Augusta, il sindaco Massimo Carrubba ha incontrato i vertici dell’Isab, insieme con la provincia, l’Arpa e la capitaneria di porto, richiedendo una dettagliata relazione tecnica sull’accaduto e sulle condizioni di sicurezza dell’intero oleodotto. Durante la riunione, i dirigenti dell’azienda hanno riferito che la perdita di cherosene ammonterebbe a 250mila litri. Una stima al ribasso che non trova riscontro nei dati elaborati dalla capitaneria di porto: «Sono 450mila i litri di prodotto fuoriusciti dall’oleodotto Isab», sostiene il tenente Marco Ferreri. Che sulle indagini in corso non si sbilancia: «Sono in atto delle verifiche ed è stata informata la procura – dice – Ma al momento non può essere formulata alcuna ipotesi di reato».
Cresce intanto l’indignazione dei cittadini. L’area industriale del Siracusano – dichiarata a rischio di crisi ambientale nel 1990 e sito d’interesse nazionale ai fini di bonifica nel 1998 – non è certamente nuova a questo genere di disastri ambientali. Adesso, dopo l’ennesimo incidente, molti degli abitanti del triangolo Augusta-Priolo-Melilli manifestano sfiducia. Sono convinti che «alla fine nessuno pagherà i danni e gli industriali come sempre la faranno franca», è il commento più diffuso. Altri, però, non si rassegnano e si preparano a costituirsi parte civile in caso di processo.
L’Arpa di Siracusa continua intanto l’attività di monitoraggio sullo specchio di mare antistante la foce del fiume, all’interno del porto. Scampato il pericolo di contaminazione del mare, grazie alla presenza delle barriere assorbenti che erano già posizionate nel letto del Cantera in forma precauzionale, resta ancora da accertare se la falda acquifera possa aver subito infiltrazioni. In proposito, il commissario straordinario dell’Agenzi Salvo Cocina assicura che presto saranno eseguite «le attività di caratterizzazione del suolo e della falda per garantire la tutela ambientale e la salute dei cittadini». La situazione appare dunque sotto controllo, ma dagli uffici dell’Arpa siracusana trapela un velo di sconforto: «Finché saranno trasportati prodotti petroliferi attraverso gli oleodotti – ammettono i tecnici – dovremo fare i conti con questi incidenti». Così, quello avvenuto nei pressi del Cantera, sarebbe solo un episodio destinato a ripetersi. Ad alimentarne il rischio, la presenza di chilometri di tubazioni che scorrono sotto il petrolchimico e attraversano fiumi, coltivazioni e aree archeologiche formando una rete d’interconnessione tra stabilimenti industriali. Alcune delle quali non più nuove e prive di manutenzione.
Della vicenda è stato informato, attraverso una nota della capitaneria di porto, anche il ministero dell’Ambiente – secondo cui si tratterebbe di un «incidente di portata circoscritta» – che dovrà avviare un’istruttoria per valutare i risultati delle prime attività di bonifica. Mentre all’Istituto per la prevenzione ambientale (Ispra) spetterà quantificare – sulla base dei dati trasmessi dall’Arpa – l’entità del danno arrecato all’ambiente. Nell’attesa, durante il consiglio comunale augustano, il consigliere Di Mare ha proposto all’amministrazione l’istituzione di una commissione consiliare d’inchiesta, formata da tecnici, «per valutare attentamente quello che è avvenuto». Ed eventualmente «richiedere il risarcimento dei danni arrecati dall’azienda».
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