I docenti precari della facoltà di Lingue e Letterature Straniere tornano a far sentire la loro voce contro le disastrose condizioni in cui versano da troppo tempo. “Alta visibilità per i precari della ricerca” è il nome della protesta indetta dai ricercatori precari della facoltà supportata dal Coordinamento dei Precari della Ricerca di Catania e dal Coordinamento Precari dell’Università Flc-Cgil Catania. L’obiettivo della manifestazione è di sottolineare l’alta concentrazione di esponenti di questa fragile ma importantissima categoria del mondo dell’Università nelle commissioni di laurea. Per questa ragione, a partire dalla sessione di laurea di lunedì 9 novembre, tutti i docenti a contratto indosseranno, sopra la toga, una casacca fluorescente, per evidenziare la loro “esistenza e resistenza” all’interno del sistema universitario.
Abbiamo chiesto a Fabio Chisari, ricercatore precario e docente a contratto della facoltà di Lingue e Letterature
straniere, di chiarire le ragioni della protesta e di spiegare meglio che cosa prevede il progetto.
In cosa consiste la protesta “Alta visibilità per i precari della ricerca”?
«La manifestazione di protesta consiste nell’indossare un gilet “alta visibilità” (di quelli fosforescenti che abbiamo nelle nostre macchine per motivi di sicurezza, tanto per intenderci) da parte di tutti i docenti a contratto e dai precari della ricerca che faranno parte delle commissioni durante le sedute della sessione di laurea di novembre».
Perché avete scelto proprio questo particolare indumento?
«Per rendere “visibile”, appunto la presenza di questa figura della docenza e della ricerca di cui si sa poco o nulla in relazione alla propria situazione contrattuale e alla loro fondamentale importanza per la sopravvivenza di interi corsi di laurea».
Oltre al “gilet del ricercatore”, cosa prevede l’iniziativa?
«Le motivazioni della protesta saranno espresse da un comunicato che verrà letto all’inizio di ogni seduta da un rappresentante dei docenti a contratto. In particolare lunedì 9 alle 15.30 una folta rappresentanza del coordinamento dei precari della ricerca di Catania e del coordinamento dei precari dell’università Flc-Cgil di Catania provvederà ad un’opera di volantinaggio all’apertura della seduta di laurea che si terrà in aula magna al Monastero dei Benedettini per illustrare le motivazioni della protesta a tutti i presenti. La protesta, ovviamente, continuerà per tutta la sessione di novembre. E chiediamo ovviamente a tutti i colleghi strutturati, nonché agli studenti, di voler solidarizzare con la nostra protesta. Magari presentandosi lunedì pomeriggio in aula magna indossando anche loro un gilet “alta visibilità”».
Quali sono le vostre richieste?
«Innanzitutto vorremmo che venisse riconosciuta la nostra presenza sul posto di lavoro in maniera che gratifichi perlomeno la nostra dignità professionale, visto che il fattore economico non può fare testo. Per intenderci: a un docente a contratto viene corrisposta una cifra che va dal titolo gratuito ai 4mila euro lordi l’anno, a seconda della facoltà e del numero di ore di lezione frontale previste».
Cioè?
«Vorremmo maggiore tutela previdenziale, maggiore rappresentanza negli organi istituzionali, una gratifica economica decorosa e di eguale consistenza a prescindere dalla facoltà e dal dipartimento presso cui si afferisce, l’abolizione dei contratti a titolo gratuito. Inoltre, abbiamo l’intenzione di chiedere l’apertura di un tavolo tecnico di discussione tra i precari e l’Ateneo – come già ottenuto con successo dai precari del Politecnico di Torino – per sostituire la fallimentare, se non addirittura fantomatica, “commissione” istituita qualche mese fa».
Qual è la situazione a Lingue?
«Oserei dire che la misura è colma e che questa nostra forma di protesta è davvero il minimo che si possa fare. Questo principalmente a causa di due fattori: in primo luogo la mancata pubblicazione dei bandi che dovrebbero garantire la riassunzione nei ranghi della Facoltà per molti contrattisti e soprattutto la mancata partenza di molti corsi, ancora fermi al palo proprio per la mancanza di docenti. Ricordo che in questa facoltà il 57% del totale del corpo docente è costituito da docenti a contratto…».
E in secondo luogo?
«La maggior parte dei contrattisti, pur avendo concluso oramai da più di 5 mesi le proprie lezioni non hanno ancora ricevuto la “miseria” loro dovuta dal contratto. Contratto che non solo è stato firmato da tutti noi ben oltre la conclusione del proprio ciclo di lezioni, ma che è scaduto in data 31 ottobre. Questo ovviamente rende liberi tutti noi contrattisti di esimerci da qualsiasi prestazione per la Facoltà: sessioni di esame, di laurea, lezioni…».
Che risposte sta dando la Facoltà?
«Il Preside e i Presidenti di Area Didattica ci hanno spiegato che il ritardo nella pubblicazione dei bandi è dovuto ad una diversa interpretazione da parte dell’amministrazione centrale sull’utilizzo di alcuni fondi stornati dalla sede di Ragusa, e che pare che tutto si stia risolvendo favorevolmente con la pubblicazione dei bandi a breve termine. Noi apprezziamo tutti gli sforzi finora fatti in questa direzione. Tuttavia, pare che la situazione d’empasse sia ancora lungi dall’essere risolta. Non basta infatti la pubblicazione, chissà quando, dei bandi a porre termine al nostro stato d’agitazione. Si dovrà infatti aspettare anche che l’incarico venga conferito prima di poter riprendere le attività didattiche. E, ovviamente, ciò non avverrà se prima non verranno anche corrisposti i pagamenti relativi all’anno passato. Solo allora, una volta ripristinata la legalità, si potrà riprendere a fare didattica».
Quali saranno le prossime iniziative?
«Innanzitutto il blocco immediato della sessione di esami del mese di novembre da parte di tutti i contrattisti. Verrà infatti comunicato alla Presidenza che fino al nuovo conferimento i contrattisti né presiederanno le commissioni d’esame relative alle materie da loro insegnate né prenderanno parte alle commissioni delle altre materie. Questo comporterà la costituzione da parte del Preside di nuove commissioni composte solo da docenti strutturati o comunque in regola con il proprio contratto, ovviamente per non ledere in alcun modo i diritti degli studenti. E questo, ripeto, fino al nuovo conferimento degli incarichi di docenza per contratto».
Non si rischia di arrecare un danno?
«Lungi da noi l’intenzione di remare contro: la nostra intenzione è al contrario quella di richiamare l’attenzione su una Facoltà che naviga in acque estremamente insidiose e che, stante l’attuale situazione economica che penalizza in particolare tutti noi contrattisti, ma che vede coinvolti anche i precari del personale amministrativo, e in previsione della nuova organizzazione della didattica necessaria per adeguarsi sin dall’anno prossimo ai dettami della Legge 270 sul riordino dei corsi di laurea, è destinata ad una lenta ma inesorabile agonia. E la cura non sarà di certo il Ddl Gelmini sull’università di recente licenziato dal Consiglio dei Ministri, che anzi ha cominciato a pendere come una spada di Damocle sopra il capezzale di questa Facoltà».
E sempre a proposito di precari, il 20 novembre alle 14 presso l’Università La Sapienza di Roma si terrà la prima Assemblea Nazionale dei Ricercatori Precari, alla quale parteciperanno sia il Coordinamento Precari della Ricerca di Catania che il Coordinamento Precari dell’Università Flc-Cgil.
(Foto di Roberto Sammito)
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