Sulle assunzioni operate a umma umma dal governo Lombardo nelle società collegate alla Regione siciliana – quasi 2 mila raccomandati imbarcati con la solita, immancabile chiamata diretta (in barba alla Costituzione italiana che prevede il concorso pubblico per accedere nella pubblica amministrazione e alla faccia delle leggi regionali che vietano espressamente nuove imbarcate di personale) interviene il parlamentare regionale del Pd, Giuseppe Apprendi, che, in uninterrogazione urgente, chiede lumi allassessore regionale allEconomia, Gaetano Armao.
Premesso – si legge nellinterrogazione firmata da Apprendi – che larticolo 1 della legge regionale del 29 dicembre 2008, n.25 (Interventi finanziari urgenti per loccupazione e lo sviluppo), al comma 10, dispone testualmente che: È fatto divieto alle amministrazioni regionali, istituti, aziende, agenzie, consorzi, esclusi quelli costituiti unicamente tra enti locali, organismi ed enti regionali comunque denominati, che usufruiscono di trasferimenti diretti da parte della Regione, di procedere ad assunzioni di nuovo personale sia a tempo indeterminato che a tempo determinato ( );
ricordato – prosegue sempre linterrogazione – che, ai fini del contenimento della spesa, è stato ribadito nellarticolo 17 della legge finanziaria del 2010 (legge regionale n. 11) addirittura di non potersi procedere allerogazione di salari accessori e/o aumenti per il personale già in servizio;
appreso da una denunzia sindacale e dalle relative notizie di stampa che nelle aziende controllate dallamministrazione regionale sarebbe stato aggirato il blocco delle assunzioni con quasi duemila incarichi esterni o a tempo determinato, senza alcun concorso o procedura di selezione di evidenza pubblica, ma con elargizione di denaro pubblico per assunzioni camuffate da consulenze e contratti a progetto (per circa 1872 incarichi).
Ciò posto, il parlamentare del Pd si rivolge al governo e, in particolare, allassessore Armao per sapere se tali notizie rispondono a verità e quali misure lo stesso governo regionale intende assumere per far rispettare i vincoli di legge indirizzati al contenimento della spesa e i principi di equità e correttezza della pubblica amministrazione in tutti i suoi rami ed estensioni.
Per la cronaca, a denunciare la nuova imbarcata di assunzioni sottobanco sono stati Dario Matranga e Marcello Minio, leader dei Cobas-Codir, il sindacato che conta più iscritti tra i dipendenti della Regione. Ieri, non appena la notizia è stata diffusa, lassessore Armao ha smentito. Poi, però, è stato smentito a propria volta da altri uffici della stessa amministrazione regionale con i quali, evidentemente, lassessore non è in contatto (la solita mano destra che non sa quello che combina la mano sinistra…).
Il dubbio, non solo di Apprendi ma di tanti parlamentari, è che le circa due mila assunzioni siano state oggetto di una spartizione avvenuta, tanto per cambiare, nella commissione Bilancio e Finanze dellArs, che è diventata una sorta di imbuto grigio dove i capigruppo chiudono tutte le operazioni più o meno clientelari.
La parola passa adesso al governo – e, in particlare, allassessore Armao – che, in tempi brevi, visto che linterrogazione ha caratetre durgenza, dovrebbe rispondere alinterogazione di Apprendi.
Il condizionale è dobbligo, perché il governo potrebbe anche non rispondere. Questo perché la legge regionale che norma lattività ispettiva prevede sanzioni, ad esempio, per i sindaci che non rispondono alle interrogazioni e alle interpellanze dei consiglieri comunali (ci sono sindaci che, per non aver risposto nel rispetto dei termini stabiliti dalla legge – 30 giorni – sono stati condannati in sede penale), ma non prevede alcuna sanzione per il presidente della Regione e per gli assessori regionali che, sostanzialmente, se lo ritengono opportuno, possono pure sbattersene delle interrogazioni dei deputati.
Nel caso dellinterrogazione di Apprendi, però, si profila il rischio di un caso politico, trattandosi di un parlamentare lontano mille miglia dal consociativismo e dagli imnbrogli. E, soprattutto, esponente di un partito che fa parte della maggioranza che sostiene il governo.
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