Assessorato alle Attività “improduttive”

Sembra incredibile: mentre in Sicilia la disoccupazione impazza, 486 milioni di euro destinati agli investimenti (fondi europei e fondi regionali) sono andati in economia (non spesi). Lo strano caso delle liquidazioni di Ems, Espi e Azasi che, l’anno scorso, sono costate 13 milioni di euro. Per fare che?

 

L'Assessorato alle Attività Produttive

Cominciamo con una battuta: per un’amministrazione che ha la finalità di promuovere attività produttive sostenere una spesa improduttiva (spesa corrente) di 80 milioni di euro è una bella incongruenza. Di questi, 42 milioni e mezzo di euro sono solo per ‘esistere’ (spese di funzionamento). Il resto (spese di parte corrente) da erogare ad enti ed associazioni per sostenerli nel conseguimento delle loro rispettive finalità statutarie. Altri addirittura nella loro vita vegetativa, perché ormai dichiarati defunti come Ems (Ente minerario siciliano), Espi (Ente siciliano per la promozione industriale) e Azasi (Azienda asfalti siciliana) per i quali sono stati erogati 13 milioni 135 mila euro.

 

Questi i numeri che emergono sfogliando i soldi spesi nel 2010 dall’assessorato regionale alle Attività produttive. Che, forse, sarebbe meglio definire alle ‘Atività improduttive’, sa perché una parte dei fondi se ne sono andati, come già accennato, per il fuinzionamento; sia perché, come ora vedremo, un sacco di risorse finanziarie – oltre la metà delle rsorse destinate agli investimenti – non sono stati spesi. Un delitto, in una regione dove i giovani scappano via per mancanza di lavoro. La vera, grande sconfitta dell’attuale governo regionale.

 

 

Le Fiere

Fiere di Messina e del Mediterraneo di Palermo. La prima è ancora funzionante, la seconda è stata sbaraccata perché travolta dai debiti. Insieme, questi due enti hanno speso 1,4 milioni di euro e rotti. Sarebbe serio che il bilancio consuntivo distinguesse i fondi erogati tra le due Fiere, per capire quanto costa l’una e l’altra.

 

La cooperazione

Al movimento cooperativo sono andati contributi e sussidi pari a un milione 493 euro; per i centri di assistenza alle cooperative vanno un milione e 898 mila euro. Poca roba per gli artigiani ai quali sono stati erogati contributi pari a 173 mila euro.

 

Consorzi Asi

Diverso il discorso per i Consorzi per le Aree di sviluppo industriale hanno ‘inghiottito’ 21 milioni di euro. Da segnalare ben 150 milioni impegnati, ma non spesi, per l’area industriale di Termini Imerese.

 

Consorzi fidi

Sul versante degli investimenti (spese in conto capitale) destinati ai Consorzi fidi (abbattimento degli interessi) sono stati spesi 3 milioni di euro. La cosa che non concorre alla chiarezza è: perché esistono due capitoli di spesa per la stessa finalità (nn. 742835 e 742843)? Entrambi non previsti inizialmente e poi entrambi finanziati mediante variazione di bilancio Sommati arrivano a i già accennati 3 milioni.

 

Piccole e medie imprese

Un’altra stranezza è rappresentata dai capitoli di spesa n. 642414 e 742828, entrambi diretti a sostenere interventi per la realizzazione della sottomisura 4.01 Si parla di riqualificazione infrastrutturale al servizio delle piccole e medie imprese del Por 2000-2006. Per queste finalità sono stati spesi un milione 351 mila euro e 243 mila 700 euro. Sempre per le piccole imprese, sono stati stati stanziati 4 milioni 395 mila euro; di questi ne sono stati spesi 851 mila euro, mentre sono andati in economia 3 milioni e mezzo di euro circa.

 

 

Fondi europei

Gli unici investimenti che, sulla carta, apparivano utilmente impegnati sono quelli destinati allo sviluppo regionale (Fondo per lo sviluppo regionale – Fesr – del Programma operativo 2007-2013 dei fondi strutturali europei). Sono 80 milioni ‘regolarmente’ non utilizzati e ‘regolarmente’ passati in economia. Un ‘successo’.

Ma non sono solo questi i fondi previsti dalla Programmazione 2007-2013 non spesi, per la semplice ragione che l’investimento non si è fatto. Si contano ben 189 milioni 172 mila relativi a vari progetti riguardanti i seguenti obiettivi: riqualificazione ambientale per la reindustrializzazione delle aree del sito petrolchimico di Priolo: 110 milioni di euro tutti in economia; ristrutturazione dei bacini di carenaggio dei Cantieri navali di Palermo e Trapani: 50 milioni tutti i economia; creazione di un centro di eccellenza per l’innovazione tecnologica nel trasporto ferroviario e metropolitano a Catania: 3milioni e mezzo di euro tutti in economia; realizzazione dei distretti produttivi: 4 milioni 126 mila euro in economia; svolgimento di attività produttive autonome da parte dei detenuti: 500 mila euro impegnati ma non spesi.

Segue una serie impressionante di somme, sempre a valere sui fondi europei (sempre rogrammazione 2007-2013), andati in economia: 3 milioni e mezzo misura 1.04; 2 milioni 115 misura 6.1.1; 19 milioni 896 mila euro sull’obiettivo 5.1.1; 34 milioni 816 su 70 milioni di disponbilità) sull’obiettivo 5.1.2; 4 milioni (su 5 milioni e 800 mila euro di stanziamento (sull’obiettivo 5.2.1; 117 milioni in economia su 127 milioni di stanziamento obiettivo 5.1.3; 3 milioni 161 tuti in economia sull’obiettivo 5.2.2.

 

Un paio di domande

Alcune elementari osservazioni e alcune domande sono non solo opportune, ma necessarie. Ci sono spese correnti che, a nostro parere, non trovano giustificazione alcuna:

1) i sussidi alle organizzazioni di rappresentanza delle categorie economiche, artigiane e cooperative. Ci sfugge la ratio di questi trasferimenti finanziari. Tali organizzazioni rappresentano gli associati i quali versano le relative quote annuali di adesione. E’ forse la Regione siciliana socio di queste organizzazioni e, pertanto, tenuta a versare le quote annue?

2) ex enti economici regionali (Ems, Espi, Azasi) in liquidazione dal 1999, oltre 13 milioni di spese. Prima domanda: è posibile conoscere, di grazia, a cosa sono serviti questi 13 milioni di euro erogati nel 2010? Seconda domanda: le liquidazioni di solito non avvengono entro i limiti ricavabili dalla vendita delle risorse patrimoniali disponibili o no? E poi sono ben dodici anni che questi enti sono sotto procedura di liquidazione. Quanto tempo è previsto, approssimativamente, per la conclusione di questa procedura? Quando qualche componente dell’Assemblea regionale siciliana interrogherà il governo su quanto è costata fino ad oggi la liquidazione dei suddetti enti? Noi con questa nota lo chiediamo, perché non vorremmo che la liquidazione costasse quanto sono costati inutilmente per centinaia di miliardi di vecchie lire gli enti quando erano in funzione. 3) Qual è la ragione che implica il duplicato dei capitoli di spesa nel medesimo bilancio regionale? 4) I contributi di gestione ai Consorzi Asi, cioè a quegli organi che dovrebbero concorrere a creare valore aggiunto e ricchezza e che, invece, si mantengono anch’essi con i sussidi regionali, salvo poi a protestare per l’elevato costo del lavoro, per l’onerosità fiscale e burocratica, ma non ad incassare sussidi e contributi regionali. Vorremmo sapere – perché nel consuntivo non ci sono – a quanto ammontano i gettoni di presenza di amministratori e dirigenti di questi Consorzi Asi.

 

Gli investimenti mancati

Infine una considerazione che si colloca nella finalità da noi dichiarata in sede di presentazione di questi servizi sul bilancio in esame, e cioè la valenza economico-produttiva della spesa regionale. Gran parte della spesa in conto capitale (che per definizione riguarda gli investimenti produttivi) non viene erogata per mancanza di domanda. Si tratta, nel complesso, di 457 milioni di euro su 816 milioni 866 mila euro. In pratica, il 55,80 per cento degli stanziamenti per le atività produttive non sono stati spesi. Non sarebbe il caso di aprire un grande dibattito nell’Ars e nella società per capire le ragioni di fondo di questa refrattarietà, vera o presunta, dei siciliani e, principalmente, dei giovani ad intraprendere attività imprenditoriali e, di conseguenza, adeguare le elaborazioni delle politiche economiche da mettere in attuazione?

 

Riccardo Gueci

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