Assenteismo, maxi inchiesta alla Polizia municipale  Tra vigili e dipendenti del Coime 84 indagati

La maxi inchiesta è scattata dopo la segnalazione del capo dei vigili urbani, Vincenzo Messina. Tra il dicembre del 2012 e il gennaio del 2013 le telecamere sistemate nell’atrio del Comando di via Dogali hanno ripreso tutte le irregolarità. E i movimenti dei circa 700 dipendenti in entrata e in uscita dagli uffici. Adesso sono 84 gli agenti della Polizia municipale e i dipendenti del Coime, il Coordinamento interventi di manutenzione edile del Comune, finiti in una inchiesta “antiassenteismo” della procura di Palermo, coordinata dai pm Daniela Varone e Francesco Del Bene. Ma l’indagine avrebbe contorni molto più ampi: sarebbero 420 le posizioni di vigili urbani al vaglio degli investigatori.

Le telecamere per mesi hanno immortalato i movimenti dei dipendenti con i badge. Colleghi che li usavano per conto degli altri agenti, mariti che lo facevano per le mogli. Il tutto senza nessun controllo. A insospettirsi è stato un vigile urbano che aveva visto un solo dipendente del Coime passare dieci badge sotto l’apposito lettore all’ingresso del Comando. Così la segnalazione è arrivata al comandante della polizia municipale che insieme ai dirigenti è andato in procura. Sotto la lente dei magistrati adesso anche l‘utilizzo del codice 46: una procedura che consente agli impiegati comunali l’entrata e l’uscita per causa di servizio. In molti avrebbero abusato di questo sistema. 

Le telecamere, su ordine della procura di Palermo, sono state installate il 19 dicembre del 2012 e sono state smontate il 31 gennaio del 2013. In questo lasso di tempo gli agenti del comando di via Dogali incaricati delle indagini hanno rilevato quattro livelli di timbrature anomale. Il primo relativo all’utilizzo del codice 46 o 47 per entrare in servizio al Comando in orario diverso da quello previsto. Sono codici che consentono di stare fuori dal comando per svolgere mansioni esterne. Nel corso delle indagini è saltato fuori che diversi agenti non comandati all’esterno hanno abbondantemente utilizzato il codice 46 per giustificare il loro ritardo o l’uscita anticipata dal comando. Abusato anche l’uso del codice 47 che consente al personale di potere uscire dopo un ordine scritto dal comando. 

Il secondo livello di irregolarità riguarda le timbrature doppie. Sono stati ripresi dalle telecamere agenti che timbravano oltre che per se stessi anche per altri colleghi. Il terzo livello riguarda le timbrature multiple. Un solo impiegato di uno stesso ufficio timbrava anche per i colleghi. L’elenco di questi uffici al momento è top secret. Ma secondo gli investigatori sono diversi gli uffici coinvolti nella truffa. L’ultimo livello è quello delle timbrature multiple ed eterogenee da parte di personale non appartenente al comando ma appartenenti al Coime e all’ufficio segnaletiche

Il Comune di Palermo ha già annunciato che si costituirà parte civile e «anche in questo caso come in tutti i precedenti» assicura il sindaco Leoluca Orlando l’Amministrazione valuterà l’adozione dei provvedimenti sanzionatori di sua competenza «alla luce delle risultanze di indagine». «Da mesi ripeto – ha detto il primo cittadino – che a Palermo la musica è cambiata e che certi comportamenti, a volte volutamente criminali, a volte involontariamente criminali e a volte semplicemente frutto di una scarsa cultura professionale, non sono e non saranno più tollerati. Per quanto ci riguarda, in questo caso l’Amministrazione ha già fatto la sua parte, dando avvio agli accertamenti da cui è nata l’indagine e anche in questo caso, come già avvenuto per altre vicende giudiziarie che vedono coinvolti dipendenti comunali, assicurando la massima collaborazione agli organi inquirenti».

Dall’inizio del mandato di Orlando sono migliaia i provvedimenti disciplinari, le contestazioni e le sanzioni comminate, fino al licenziamento, a dipendenti del Comune e delle aziende partecipate, «sempre nell’ambito di procedure rispettose dei diritti dei lavoratori e delle precise regole contrattuali da applicare nel caso di sospette o accertate violazioni comportamentali».

Sulla vicenda interviene anche Nicola Scaglione, segretario provinciale del Csa, il sindacato maggiormente rappresentativo al Comune di Palermo. «Ci aspettiamo chiarezza sui fatti al più presto possibile – dice -, al fine di non danneggiare chi ogni giorno svolge il proprio dovere con onestà e abnegazione: non possiamo accettare che s’infanghi un intero corpo». Per questo motivo, spiega Scaglione, «confidiamo nel buon lavoro della magistratura» che faccia luce «in tempi brevi» sulla vicenda, «evitando la gogna mediatica a chi svolge il proprio lavoro con senso del dovere e responsabilità. Siamo convinti – conclude il segretario provinciale – che la stragrande maggioranza degli agenti del corpo di polizia municipale di Palermo sia formata da persone con grande senso del dovere che quotidianamente operano in mezzo a mille difficoltà garantendo servizi ai cittadini con impegno e rischio personale». 

Redazione

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