Cantano vittoria, seppure ancora parziale, i membri di Catania bene comune sulla problematica legata agli asili nido comunali. «Dopo tante promesse e tanti ritardi finalmente arriva in tutti gli asili nido la circolare che annuncia la proroga dell’apertura fino al 19 dicembre», dichiarano i membri del gruppo politico.
Dovevano essere chiusi alla fine del mese di novembre, ma prima è arrivata la promessa, da parte dellassessore al ramo Fiorentino Trojano durante un incontro con una delegazione di genitori la settimana scorsa, di un impegno per prorogare la situazione attuale almeno fino al sette dicembre e adesso la notizia che il servizio sarà assicurato fino a poco prima delle feste natalizie.
«Dopo le numerose manifestazioni e grazie alle oltre 1500 firme raccolte anche online, arriva un primo risultato frutto della lotta e della determinazione di tanti genitori e tante lavoratrici» scrivono in un comunicato ufficiale da Catania bene comune. Solo una mezza vittoria per i gruppi implicati in questa battaglia, perché se da una parte si proroga il servizio per ancora un mese, dall’altra per il 2014 è già annunciata lentrata in vigore del nuovo regolamento. Norme che devono ancora essere votate in Consiglio comunale e che sono tanto contestate a causa dellobbligo di compartecipazione delle famiglie al 36 per cento, a sua volta legato al piano di rientro comunale e che prevede, tra le altre cose, una contribuzione da parte delle famiglie più o meno uguale per tutti. Contribuzione che con le vecchie regole, quelle ancora in vigore e prorogate, era invece prevista in base al reddito.
«Adesso, scongiurata una drammatica e improvvisa chiusura a dicembre, è il momento di scongiurare la scomparsa degli asili comunali dal gennaio 2014», scrivono ancora da Catania bene comune. Il rischio paventato è infatti proprio questo, dato che lutenza minaccia il ritiro in massa dei propri figli. Un po per protesta e un po per necessità, considerato che spesso si tratta di famiglie monoreddito o a reddito minimo e che si troveranno a pagare da 24 a 155 euro.
Da Catania bene comune parte quindi un appello sia ai consigli di municipalità che devono dare un parere sulla proposta di riforma che all’intero Consiglio comunale, «perché si approntino delle modifiche che rendano equo il sistema di contribuzione. È infatti inaccettabile e indegno che si preveda uno sconto per le famiglie più abbienti (si passa dai 228 euro pagati oggi ai 155) mentre vengono espulse dal servizio le famiglie con i redditi più bassi».
L’assessore Fiorentino Trojano dal canto suo si dice soddisfatto per essere riuscito a mantenere la promessa fatta al coordinamento ufficiale dei genitori e sicuro che il nuovo regolamento potrà entrare in vigore in breve tempo. La prassi vuole infatti che il testo sia valutato prima dai consigli di quartiere per poi passare al vaglio del Consiglio comunale. «Abbiamo inviato il testo alle municipalità una settimana fa e, considerato che hanno quindici giorni per poterlo valutare, abbiamo tutto il tempo per votarlo. Già chiesta – aggiunge – la procedura d’urgenza per la discussione in Consiglio che ci permetterà di risparmiare ancora tempo». In merito all’ipotesi che l’utenza ritiri i propri figli, l’assessore non è molto preoccupato. «Non credo sia una possibilità reale – dice – ma, se dovesse accadere, valuteremo quando sarà il momento».
Accanto agli asili nido l’amministrazione sta cercando di avviare strutture alternative. Si tratta di istituti per la cura degli infanti permessi dall’ordinamento nazionale e in particolare dalla legge 285 e dalla Pac, il piano d’azione e coesione nazionale avviato d’intesa con la commissione europea. «Stanno aperti solo cinque ore al giorno per cinque giorni a settimana, quindi lì i ragazzini non pranzano – spiega l’assessore – Ma, non solo prevedono sia un educatore specializzato che la possibilità di mamme sitter, ovvero mamme che abbiano fatto dei corsi preparatori per assistenza ai bambini, per circa 100 bambini sarà del tutto gratuito». Le strutture legate alla legge 285, assicura Trojano, sono già partite o in procinto di farlo, «partiranno entro dicembre», dice l’assessore, mentre per quelle legate alla Pac, «per pubblicare il bando dobbiamo aspettare l’ufficializzazione dei progetti», spiega. «Strutture alternative sì, ma non si può considerarli dei ghetti – tiene a precisare in fine l’assessore – Credo ci sia addirittura una punta di razzismo nell’affermare questo», conclude.
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