Articolo 37: l’assessore Bianchi si fida dello Stato. Noi no

Il “nostro” assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi, ieri ha relazionato in Assemblea regionale siciliana sull’art. 37 e ci ha esposto il suo punto di vista. A un certo punto ha detto che queste previsioni di alcuni miliardi di mancato gettito non sono credibili perché non c’è alcun altro dato se non quello del Ministero dell’Economia, che parla di 49 milioni, e quindi certamente 49 milioni saranno. Ci sarebbero economisti che dicono diversamente? Non ne ha notizia; la notizia lo farebbe sorridere.

Ora, il riso fa buon sangue e ci fa piacere che il “nostro” assessore la prenda così, ma è ora di fare “outing” a costo di interrompere questo momento di ilarità. Ebbene, signor assessore, sono io l’economista che dice queste corbellerie. Mi perdoni. Non sono all’altezza dei tecnici del Ministero che, nel fornire questi numeri, non hanno fornito neanche uno straccio di metodologia per dire come li hanno tirati fuori, ma che certamente saranno del tutto disinteressati nel proporceli. E quindi è certo che hanno ragione.

Se ella avesse tempo e voglia le mostrerei le semplicissime deduzioni che ho fatto, ma sono certo che non avrà voglia di starmi a sentire.

Il Governo ha ragione perché è il Governo, e il Governo è Governo perché ha ragione, ha sempre ragione. E’ questo che ha detto oggi ai Siciliani? Credo quia absurdum, come Tertulliano?

Se ha tempo e voglia le spiego perché questo numero (49 milioni) è un insulto alla nostra dignità e alla nostra intelligenza, o in mancanza, se crede, si faccia spiegare lei perché la cifra (anch’essa del tutto faziosa e minimale) di un paio di anni fa (250 milioni, comunicata dal Ministero al tavolo tecnico Stato-Regione) è stata divisa per cinque. Così, per semplice curiosità.

Ma, in ogni caso, se anche fosse vero quel che dice il Governo, qual è il problema ad adottare meccanismi automatici di attribuzione di quel gettito? Questi meccanismi non potranno dare che le cifre ESATTE fornite dal Governo. Che ci perdete ad accontentare le ragioni della Sicilia se state nel giusto? O temete che se si esce dalla verità di Stato le cifre vere sono altre?

Tra l’interesse della Sicilia e quello dell’Italia, anzi dell’Europa, anzi delle banche, ella ha fatto la sua scelta, chiarissima, e ha avuto il coraggio di dirla apertamente in Parlamento. Coraggio? Speranza che non se ne accorga nessuno? Non so.

Un’altra cosa, signor assessore. Lei dice che “tenendoci bassi” avremmo pure passate poche competenze dallo Stato, e quindi che questa storia dei 49 milioni sarebbe stata un affarone per la Sicilia. Non trova che questa affermazione sia in aperta contraddizione con la precedente? Se lei dice che “stiamo barando” a tenerci bassi, vuol dire che alla storiella dei 49 milioni non ci crede neanche lei, non trova?

E poi, scusi, se il gioco è “a somma zero” (tante entrate in più, pari uscite in più) dov’è che ci perderemmo con 4 miliardi anziché 49 milioni? Ci prenderemmo, è vero, 4 miliardi di spese in più, ma avremmo anche 4 miliardi in più di entrate. Dov’è il trucco? E se poi questo gettito, un po’ per l’inflazione, un po’ perché prima o poi dovremo schiodarci dal fondo di questa crisi, dovesse aumentare, che cosa ci perderemmo?

Quello sarebbe solo nostro, senza compenso “simmetrico”. O pensa che, per i secoli, lo Stato ha il diritto di essere “invidioso” del nostro gettito futuro, una volta che ce lo ha passato? Oppure, ancora, pensa che in futuro diminuirà sempre perché le élite hanno programmato per la Sicilia una “decrescita senza fine”?

Non mi pare una bella prospettiva, da parte sua, proprio da lei che dovrebbe difendere gli interessi della Sicilia. E ancora, vero è che ci sono i simmetrici passaggi di funzioni ma, esaurite le funzioni proprie della Regione di cui al 1° comma dell’art. 20, il maggior gettito sarebbe tutto nostro, o finge di non saperlo?

Finge di non sapere o non sa veramente che le funzioni regionali ancora svolte dallo Stato non costano a quest’ultimo più di 5 miliardi l’anno (forse)? Se la Regione introitasse veramente tutte le entrate dell’art. 36 e dell’art. 37, lo sa o no che saremmo autosufficienti anche regalando all’Italia le accise petrolifere? Anche rinunciando al fondo di perequazione previsto dall’art. 119 della Costituzione? Vuole fatti i conti? Sono a sua disposizione quando vuole.

Non le aggiungo altro, ci sarebbero molte, troppe cose da chiarire. Perché consente che anche questa miseria sia alimentata non con minori trasferimenti di parte corrente, ma decurtando le pochissime entrate in conto capitale garantite dallo Statuto? Perché consente che i tributi erariali devoluti, che sostituiscono quelli propri che ingiustamente non ci sono fatti deliberare, vengano dirottati con mille trucchi allo Stato? Perché consente che su quei pochi che arrivano alla Regione siano fatti pazzeschi accantonamenti a favore dello Stato, oggi per 800 milioni l’anno, domani chissà, forse tutto? Perché consente che l’Agenzia delle Entrate sia pagata dalla Regione e prenda ordini dallo Stato?

Il conto sarebbe lungo. Veda, io non mi sono mai unito al coro di quelli che dicevano che lei è un cattivo assessore perché …non è siciliano. Ho visto troppi siciliani esserlo solo all’anagrafe. Ma, da romano, avrebbe dovuto sposare la nostra terra, diventare uno di noi più di noi. Tutte queste cose, invece, alimentano – eccome – la figura del conflitto d’interesse.

Viene da pensare che lei non sia qui a fare i nostri interessi, ma quelli della parte d’Italia dalla quale proviene e che, sia detto chiaramente, ci domina da un paio di secoli come un qualunque possedimento coloniale.

Credevo che un economista meridionalista fosse diverso. Forse mi sbagliavo; e forse avevano ragione tutti quelli che, rivendicando diritti e dignità per il nostro popolo, hanno sempre detto che i posti di responsabilità, come il suo, non c’è bisogno che siano dati a “forestieri”. Non c’è bisogno di farsi commissariare. Perché le sue parole pronunciare ieri a Sala d’Ercole hanno avuto il sapore sprezzante del vicerè, del governatore, del dominatore insensibile ai destini di questa Terra.

E questo chiama in causa pesantemente soprattutto chi l’ha messa lì. Nessuno si creda padrone dei Siciliani. La polveriera può scoppiare da un momento all’altro. Ricordate, ricordate tutti che domenica scorsa un siciliano su tre non ha votato, e un altro siciliano su tre ha scelto una lista civica. Tra i superstiti fedeli della casta, gli elettori dell’ammucchiata che sostiene il governo sono maggioritari con il 50,0001 %. State attenti. Non vi sentite troppo forti. Non siate così arroganti. Ascoltate il grido di dolore che viene da questa terra martoriata. Domani potrebbe essere troppo tardi.

Con questi continui furti la Sicilia sta morendo, giorno dopo giorno. Vogliamo proprio vederla implodere o esplodere?

 

Massimo Costa

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