Qualche giorno fa il Movimento 5 Stelle ha presentato una interrogazione parlamentare rivolta al Ministro per l’Economia (primi firmatari, la nissena Azzurra Cancelleri, nella foto, e il messinese Alessio Villarosa) per chiedere conto e ragione della truffa relativa all’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto siciliano, secondo cui le imprese che hanno sede legale fuori ma stabilimenti nell’Isola devono pagare qui i tributi. Come siete arrivati, hanno chiesto i deputati nazionali M5S, a determinare che alla Sicilia spettano solo 49 milioni di euro? Ricordiamo che gli esperti parlano di almeno 5 miliardi. Ebbene la risposta (che pubblichiamo integralmente in calce all’articolo) affidata al sottosegretario Pier Paolo Baretta, è stata del tutto elusiva oltre che scritta con formule bizantine. La solita presa per i fondelli. Abbiamo chiesto al Professor Massimo Costa, docente di Economia Aziendale e tra i maggiori esperti sul tema, di commentarla:
“Ho letto la risposta che ha dato il Governo all’interrogazione parlamentare che è stata formulata in merito all’attuazione dell’art. 37 e devo dire che questa risposta pare del tutto arbitraria ed elusiva, in ogni caso non rispondente alle esigenze per la quale era stata formulata.
Alla prima domanda, se cioè l’accordo tra Stato e Regione sia stato raggiunto o no, il Governo semplicemente non risponde: ci sarà – dice – un Decreto Dirigenziale del Ministero dell’Economia, e null’altro. Ora questa risposta non è affatto soddisfacente. Sia perché il decreto, ex lege, dovrebbe essere fatto di concerto con il nostro Assessore all’Economia, di questo “concerto” si era chiesta notizia e al proposito il buio resta fitto, sia perché anche il decreto che introduce questa modalità di emanazione del Decreto prevarica le competenze della Commissione Stato-Regione, che è l’unica autorizzata a prendere determinazioni in tal senso; Commissione che per ora è vacante.
Lo Stato ha by-passato l’organismo paritetico deputato ad emanare le norme relative, rinviando ad un “concerto” tra le autorità amministrative (Ministro-Assessore) e poi, però, del parere vincolante dell’Assessore “siciliano” non tiene più conto, rinviando ad un proprio decreto, autocratico e monocratico, di cui nulla è dato sapere. Non cominciamo bene, ma andiamo avanti.
Sulla seconda domanda, cioè da dove questa famosa cifra sia stata tirata fuori (49 milioni annui), la risposta è fumosa. Non è stato presentato un prospetto con dati veri, ma è stata indicata solo una generica “metodologia” con la quale il Ministero avrebbe effettuato i suddetti calcoli.
Tanto per cominciare si è dato (ma sin qui era assolutamente prevedibile) l’interpretazione letteralmente più stretta possibile dell’art. 37: solo la quota di reddito di società che hanno “stabilimenti o impianti”. Ora questa interpretazione, per quanto conforme alla lettera dell’art. 37, non ne esaurisce lo spirito. L’idea, chiarissima, è che la Sicilia attrae alla propria tassazione il “reddito prodotto in Sicilia”, anche perché, per contro, essa si fa carico di tutte o quasi le spese correnti e perché, per le poche funzioni rimaste in capo allo Stato, questo è “super”-pagato dalle accise petrolifere e dai giochi e scommesse.
E’ chiaro, quindi, che questa interpretazione strettissima rappresenti un danno grave per le finanze siciliane. Ma andiamo avanti.
Cosa intende il Ministro per “società multi-impianto”? Non è chiaro. Fa rinvio alla legge IRAP, ma poi non specifica bene a quali società applica la proporzione. Alle sole società industriali (multi-impianto) come sembrerebbe? Ricordiamo che la norma IRAP si applica ad ogni tipo di impresa e, sebbene ripartisca il gettito per regione secondo criteri molto sommari, questi non sono legati esclusivamente ai costi, ma ad altri indicatori non meno importanti (ad esempio la massa dei depositi per le aziende di credito). Ha calcolato il ministero tutti i settori o si è fatto solo il giro delle (poche) imprese industriali esistenti in Sicilia? Non è affatto chiaro dalla risposta.
Poi ha determinato una strana proporzione, proiettando i criteri IRAP sull’IRES, ben sapendo che i criteri IRAP, basati in genere sul solo costo del personale, non sono per niente rappresentativi della reale quota di reddito prodotta nell’Isola. Ha aggiunto le imprese siciliane controllate da imprese del Continente che hanno optato per il “consolidato fiscale”, le quali rappresentano una frangia del tutto trascurabile delle imprese siciliane.
Il rapporto così ottenuto è stato proiettato sulle imposte pagate dalle imprese ed è spuntato un numero (che non ci dice quant’è, non lo sappiamo). Da questo numero incognito sono detratti i “versamenti” che le imprese hanno effettuato in Sicilia (a che titolo? di ritenute sui lavoratori dipendenti? di IVA? di imposte minori? di sola IRES come sarebbe giusto? non è detto nella risposta), e la somma che resta sarebbe proprio pari a 49 milioni.
Si tratta di una procedura errata, per quel che ne sappiamo, e fumosa nella sua esposizione, ma – per un attimo – facciamo finta di credere a questa quantificazione.
Ciò che ci sorprende assai negativamente è proprio la conclusione della risposta ministeriale che prima riportiamo in “ministerialese”, la lingua curiale usata dal Ministro, e poi traduciamo in italiano.
“Il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato rappresenta che, …considerata la particolare complessità delle nuove procedure, nonché i ristretti margini di tempo disponibili per la pubblicazione delle necessarie istruzioni, …le maggiori entrate attribuite alla Regione siciliana corrispondano esattamente alla media di 49 milioni di euro e che le stesse siano attribuite direttamente dalla struttura di gestione dell’Agenzia delle entrate, anziché mediante i versamenti individuali dei contribuenti”
In pratica sta dicendo che NON POSSONO VERSARSI DIRETTAMENTE LE IMPOSTE DA PARTE DEI CONTRIBUENTI MA CI DOBBIAMO FIDARE DELLA QUANTIFICAZIONE E DEL RIVERSAMENTO DEL MINISTERO.
Noi abbiamo chiesto sempre un procedimento automatico. Si dia all’Agenzia delle Entrate il compito di determinare quanto reddito è prodotto in Sicilia CON CRITERI EQUI, basati cioè parte sulla maturazione dei ricavi in Sicilia, parte sul sostenimento di determinate e facilmente individuabili categorie di costi, e poi…. quello che spunta spunta, anche solo 1 milione di euro.
E invece no! Alla fine il Ministro taglia corto e dice “sono 49 milioni e basta, cuccia!!”.
Mi spiace, questa NON E’ una risposta.
La Sicilia ha il diritto di trattenere TUTTE le imposte maturate in Sicilia tranne la piccola quota di costi che lo Stato sostiene per noi. Se vogliono un contributo extra per il debito, per il fiscal compact o altro, lo dicano alla luce del sole e vedremo cosa possiamo fare. Ma solo a partire dall’attribuzione ai Siciliani del loro gettito.
Qualunque soluzione alternativa ha il sapore della truffa e del tradimento.
Parlamento siciliano, dove sei? Tu che nei secoli sei stato il custode soprattutto dei diritti finanziari della Sicilia. Sei diventato forse una Chambre Introuvable? E dov’è il Presidente che dell’art. 37 non parla più? E dove il “nostro” Assessore/Ministro all’Economia?”
Risposta scritta pubblicata Mercoledì 19 giugno 2013
nell’allegato al bollettino in Commissione VI (Finanze)5-00381
“Con il documento in esame, gli Onorevoli interroganti chiedono se il Ministro dell’economia e delle finanze sia a conoscenza di un accordo stipulato tra lo Stato ed il Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, avente ad oggetto l’attribuzione alla Regione medesima di un’entrata fiscale forfettaria pari a 49 milioni di euro, in attuazione dell’articolo 37 dello Statuto speciale di autonomia di cui regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455.
Inoltre, gli interroganti chiedono di conoscere in base a quali parametri sia stato quantificato il predetto importo.
Al riguardo si rappresenta quanto segue.
In attuazione dello Statuto della Regione Siciliana, l’articolo 11 del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2013, n. 64, prevede l’attribuzione alla medesima del gettito delle imposte sui redditi prodotti dalle imprese industriali e commerciali, aventi sede legale fuori dal territorio regionale, in misura corrispondente alla quota riferibile agli impianti e agli stabilimenti ubicati all’interno dello stesso.
Detta disposizione stabilisce che, per l’anno 2013, l’assegnazione viene effettuata per un importo di euro 49.000.000, mediante attribuzione diretta alla Regione da parte della struttura di gestione; a decorrere dal 2014, il gettito è assicurato secondo le modalità applicative previste con decreto dirigenziale del Ministero dell’economia e delle finanze.
Infine, a decorre dal 2016, la citata disposizione prevede che l’attribuzione del gettito in questione è subordinata alla ridefinizione dei rapporti finanziari fra lo Stato e la Regione Siciliana ed al simmetrico trasferimento di funzioni ancora svolte dallo Stato, con le modalità previste dallo statuto speciale della Regione Siciliana.
Con riferimento ai chiarimenti richiesti in merito ai parametri utilizzati per la quantificazione del citato importo di 49 milioni di euro annui il Dipartimento delle finanze ritiene opportuno richiamare preliminarmente gli elementi informativi già forniti dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, in risposta alle osservazioni formulate dai Servizi della Camera dei Deputati in sede di conversione in legge del citato decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, sulla base della documentazione predisposta a cura dello stesso Dipartimento.
Ai fini della determinazione delle maggiori entrate da attribuire alla Regione Sicilia, si è provveduto ad individuare, innanzitutto, la platea di contribuenti interessati sulla base delle informazioni desumibili dalle dichiarazioni dei redditi per le ultime tre annualità di imposta disponibili.
Sono state conseguentemente prese in considerazione le dichiarazioni dei redditi di tutte le società con particolare riferimento alle società «multimpianto» e ai gruppi societari che hanno optato per il regime del consolidato fiscale mediante esercizio dell’opzione di cui all’articolo 117 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 rispettivamente con impianti o società ubicati nel territorio della Regione, ancorché con sede legale al di fuori di esso.
In relazione ai predetti soggetti il Dipartimento ha quindi proceduto ad individuare l’ammontare dei versamenti F24, al netto delle compensazioni, effettuati in sede di autotassazione, distinguendo tra quanto già versato nel territorio della Regione e quanto versato al di fuori dello stesso.
Con riferimento ai soggetti «multimpianto», si è quindi provveduto a determinare la quota di gettito riferibile ai redditi prodotti all’interno del territorio regionale sulla base dell’incidenza data dal rapporto tra la base imponibile attribuita ai fini Irap alla Regione, in applicazione dei criteri individuati dall’articolo 4, comma 2 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e la base imponibile complessivamente dichiarata, sempre ai fini Irap, dai medesimi contribuenti.
Nel caso, invece, delle società che hanno optato per il regime del consolidato fiscale, la quota di imposta da attribuire alla Regione in relazione ai redditi prodotti dalle società ubicate all’interno del suo territorio è stata individuata in base al rapporto tra la somma algebrica di tutti i redditi e le perdite apportate al gruppo dalle società (controllante e controllate) residenti nel territorio regionale, rispetto al reddito complessivo relativo a tutte le società ed enti aderenti allo stesso consolidato, al lordo delle rettifiche di consolidamento.
Sono stati inoltre affrontati due possibili casi particolari che di seguito si riportano:
a. nel caso di apporto complessivo delle società siciliane positivo (reddito) e di apporto delle altre società del gruppo, residenti altrove, negativo (perdita) o nullo, la percentuale è stata posta pari al 100 per cento;
b. al contrario, nel caso di apporto complessivo delle società siciliane negativo (perdita) o nullo e di apporto delle altre società del gruppo, residenti altrove, positivo (reddito), la percentuale è stata posta pari a zero.
Una volta individuata, con le modalità sopra indicate, la quota di imposta riferibile al territorio regionale, l’ammontare delle maggiori entrate da riconoscere alla Regione è stata determinata in relazione ai versamenti, al netto delle compensazioni, effettuati in sede di autotassazione, quale differenza tra quanto versato al di fuori del territorio regionale e quanto già versato all’interno dello stesso.
Sulla base delle predette elaborazioni, il maggior gettito da attribuire alla Regione Siciliana in attuazione del citato articolo 37 del suo Statuto di autonomia è risultato in media pari a 49 milioni di euro per il triennio 2008-2010, corrispondente alle ultime annualità di imposta disponibili, nonché al periodo interessato dall’introduzione dell’addizionale IRES per i soggetti che operano nel settore energetico.
Il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato rappresenta che, al fine di sterilizzare il rischio di un adeguamento non immediato da parte dei contribuenti alle nuove regole di versamento previste per l’attuazione della riforma di cui al citato decreto legge n. 35 del 2013, considerata la particolare complessità delle nuove procedure, nonché i ristretti margini di tempo disponibili per la pubblicazione delle necessarie istruzioni, prima della prossima scadenza dell’autotassazione ed allo scopo di assicurare la neutralità finanziaria del provvedimento per il primo anno di entrata in vigore, è stato previsto che per l’anno 2013 le maggiori entrate attribuite alla Regione siciliana corrispondano esattamente alla media di 49 milioni di euro e che le stesse siano attribuite direttamente dalla struttura di gestione dell’Agenzia delle entrate, anziché mediante i versamenti individuali dei contribuenti”.
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