Artficial, stampe d’arte 3D tra i vicoli del centro storico «Vogliamo stravolgere la fruizione del bene culturale»

Nel cuore del centro storico di Palermo, a pochi passi dalle vie più battute dai turisti, un anonimo vicolo nasconde un coloratissimo segreto: la residenza-laboratorio scelta da Artficial per produrre le loro stampe d’arte 3D, un gruppo di pionieristici artigiani digitali che trasforma opere d’arte senza tempo in pixels e byte per renderle leggere e contemporanee attraverso le più moderne tecniche di stampa 3D.

Per capirci di più decido di incontrare il fondatore dell’azienda. Mi ritrovo a pochi passi dalle vie più battute dai turisti, al primo piano di un antico palazzo nobiliare dove enormi stampanti e bobine di fibra di mais dai colori vivacissimi dialogano con putti dorati e gessi della scuola del Serpotta. Ma lo stupore non finisce qui, il founder dell’azienda è un giovanissimo laureando in fisica, un ventitreenne dal look radical chic e dal fascino nerd che sostiene di chiamarsi Antonio Canova. Si, Antonio Canova. In realtà non è il suo vero nome, ma per ragioni che ha tentato di spiegarmi e mi rimangono oscure dice che, in riferimento a questo progetto, preferisce essere chiamato così. Lo accontento.

 «Quello che facciamo – ci spiega il sedicente Antonio Canova – è materializzare la forma dell’arte. Noi lo chiamiamo DNA dell’arte, creiamo un clone digitale che riproduca l’informazione al millesimo. Questo è possibile grazie alle nuove tecnologie di stampa 3D. Quello che ci interessa è rendere l’opera d’arte accessibile nella quotidianità non attraverso lo schermo, ma attraverso un passaggio tangibile e concreto. Lo facciamo scansionando pezzi di collezioni pubbliche e private con uno strumento che ci consente di avere un’altissima risoluzione. Il nostro database di opere d’arte tridimensionali è attualmente il più grande del mondo, conta più di 500 opere d’arte stampabili in 3d e già ottimizzate per la stampa».

Teste e busti, riproduzioni fedelissime e ipercolorate di statue classiche senza tempo vengono orgogliosamente mostrate nella dimora storica di straordinaria bellezza. Quelli che loro chiamano Cloni sono effettivamente scansioni perfette, ottenute con una avveniristica tecnica di rilevazione dell’oggetto reale e poi replicate attraverso la stampa 3D in fibra di mais.

«Artficial – continua il giovane imprenditore – non è un progetto artistico ma imprenditoriale e nasce dalla passione per le nuove tecnologie e da un interesse personale nel mondo dell’arte, mi sto laureando in fisica e vorrei sfruttare il mio background tecnologico per rendere davvero accessibili a tutti la bellezza e l’arte. Questo progetto nasce da un gruppo di lavoro con grande esperienza nel settore dei beni culturali, in particolare nella produzione di contenuti e acquisizione dei diritti e vuole creare qualcosa che possa stravolgere la fruizione del bene culturale, scavalcando una serie di dinamiche stagnanti in questo Paese».

Il gruppo di lavoro si definisce come una squadra di giovani visionari che punta a sfruttare il know-how tecnologico per alimentare la creatività umana, nella convinzione che la bellezza sia un valore che può davvero cambiare il mondo. La loro idea è già vincitrice di importanti riconoscimenti: «Abbiamo partecipato a Pioneers Festival di Vienna – aggiungono-  e siamo stati selezionati tra le migliori start up del mondo, siamo stati gli unici a partecipare nella categoria 3D Art Printing, quello che i valutatori hanno voluto premiare è stata l’idea di creare una sorta di I Tunes per l’arte, cioè un archivio digitale che custodisca tutte le informazioni necessarie per stampare in streaming delle opere d’arte tridimensionali. La digitalizzazione di un’opera d’arte è una cosa che può sembrare molto lontana ma non è poi così distante. Il trasferimento dell’informazione è una cosa che mi emoziona ancora molto, perché quando vedi tutto il processo iniziare da un semplice click e l’opera d’arte comincia ad essere riprodotta ti rendi conto che sta avvenendo un vero e proprio trasferimento di materia. E’ un concetto molto avveniristico e leggero, perché puoi essere ovunque, sull’Etna o sulla stazione aerospaziale internazionale e attraverso l’uso di una stampante 3D puoi fruire della tua forma d’arte preferita, esattamente come fai con la musica. Oggi questo è un aspetto un po’ sottovalutato ma la necessità di circondarsi del bello, sarà una necessità sempre più forte nel futuro».

Il sedicente Antonio Canova e il suo team non sono in nessun modo siciliani, né palermitani. Vivere e lavorare in questa città è stata per loro una scelta ragionata e precisa, frutto della loro incessabile necessità di ricercare e circondarsi di bellezza. «La qualità della vita in termini di bellezza che puoi vivere quotidianamente a Palermo è molto alta, ci sono case bellissime, hai l’opportunità di reperire cibo biologico e sano facilmente, c’è lo spazio, c’è il mare c’è la montagna, c’è l’energia della natura. È un posto in cui si vive davvero bene».

Alice Sagona

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