Un percorso dalla parte più oscura del proprio io al mondo che ci circonda. Attraverso le macerie ma anche la speranza. Sono le nove tappe in cui si sviluppa, tra le vie di Acireale, nel Catanese, la mostra diffusa Ego, con dipinti e installazioni di Giuseppe Patanè. «L’ego è la radice di molti dei nostri mali – commenta il curatore Carlo Micheli – Se poi si aggiunge ismo, vengono fuori l’egocentrismo, l’egoismo e gli aspetti peggiori della natura umana. Con cui interrogarsi anche attraverso l’arte che non può prescindere dalla realtà – continua – Se nel mondo ci sono 60 guerre, un artista che si definisce tale come potrebbe dipingere fiori? Deve dare conto della tensione presente nella società». «Noi siamo fortunati e per questo possiamo stare qui a dirci come sia un momento tragico nel mondo – aggiunge Patanè – E oggi l’arte lo fa non solo attraverso un quadro appeso, ma con video, parole, immagini per raggiungere chiunque. A me sembra di essere in un film ma, citando papa Francesco, è sempre possibile rinascere dalle macerie».
Un’autocitazione di Presagi, una delle nove installazioni della mostra, nella chiesa di San Benedetto avvolta dal fumo. O come quella del teatro Bellini di Acireale, distrutto da un incendio negli anni Cinquanta, e ancora in attesa di una ristrutturazione completa. Il suo scheletro di cemento diventa un set naturale per Vanitas, installazione d’impatto che ci rappresenta «attori senza voce, imprigionati in un teatro fatiscente». Appena prima, nel foyer ristrutturato come primo passo per una rinascita del bene – come sottolinea il sindaco Roberto Barbagallo, presente all’inaugurazione -, è possibile vedere alcune opere di Patanè già esposte alla Biennale di Venezia nel 2017: la serie Show must not go on dedicata alla violenza della tradizione spagnola della corrida. Violenza che è anche il tema dominante delle immagini proiettate nella sala zelantea del palazzo di città, accompagnate da un musica incalzante e lacerante. Preludio all’installazione Ego, tra le più forti della mostra, raffigura l’istinto di sopraffazione umana. Tanto più disturbante, nella sua composizione, quanto più rimanda ai giochi infantili, a un innocente cavalluccio che diventa modo per affermarsi sull’altro. Per uscirne, comunque, «tutti umiliati e sconfitti».
Ma non solo introspezione. Durante le nove tappe c’è spazio anche per temi di attualità, come l’immigrazione. Viaggi verso la morte o la schiavitù, rappresentati da duecento secchielli nella navata centrale della chiesa di Santa Maria Odigitria, contrapposti a dipinti che evocano viaggi di libertà e scoperta. E se Patanè costringe il visitatore a muovere ancora un passo verso l’indignazione, al tempo stesso lo conforta: c’è speranza anche nel dolore. La stessa che all’artista è stata trasmessa da Neve, soprannome del clochard conosciuto nella zona del porto di Catania, a cui ha dedicato l’installazione Senzatutto, nella chiesa di San Crispino. Che in un gioco di luci – e, così, di tempi e ricordi – mostra un primo piano del volto di Neve (realizzato da Giovanni Ruggeri) e il suo reale desiderio: staccarsi dal genere umano e dalla sua avarizia e tornare al suo letto di bambino, circondato da giocattoli. Esperienze a cui, per Patanè, si può reagire in un solo modo: prendere coscienza e non voltare lo sguardo. Come ci si ritrova a fare in Dialogo, installazione presso l’archivio di Stato che ai due busti di Ghandi e papa Giovanni XXIII affianca numerosi specchi. A cui è impossibile sfuggire.
«Messaggi importanti contro l’egoismo e la solidarietà», commenta la mostra Michelangelo Patanè, presidente dell’accademia Zelantea, tra i patrocinatori. Ma anche un modo per «donare alla città qualcosa di unico – conclude Micheli – Un punto di partenza per le arti figurative e quel turismo culturale che, a volte, devia da Acireale a favore di località più note ma non sempre più prestigiose». La mostra è visitabile fino al 29 settembre, tutti i giorni dalle 18.30 alle 22, nelle nove sedi: la sala Zelantea del palazzo di città; le chiese di San Benedetto, San Rocco, Santa Maria Odigitria, San Crispino (detta anche degli agonizzanti) e la cattedrale Santissima Maria Annunziata; il teatro Bellini; il museo diocesano, la biblioteca e pinacoteca Zelantea. Con il patrocinio dell’assessorato ai Beni Culturali della Regione siciliana, Comune e diocesi di Acireale, Accademia degli Zelanti e dei Dafni e la fondazione Maria Barbagallo.
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