Ars, tutti a casa e arrivederci a martedì prossimo

LA SEDUTA DI IERI DI SALA D’ERCOLE HA SANCITO IL ‘VUOTO PNEOMATICO’ DI QUESTA SETTIMANA POLITICA E PARLAMENTARE. L’UNICO DATO CERTO E’ LA MANCANZA DI SOLDI

La settimana politica e parlamentare, in Sicilia, si è chiusa ieri in anticipo (di solito Sala d’Ercole lavora martedì, mercoledì e giovedì). Forse, volendo essere sinceri, possiamo affermare che, questa settimana, l’attività parlamentare e l’attività politica ha prodotto solo un chiacchiericcio. E il motivo c’è: la manovra finanziaria atto III, che il Governo regionale aveva data per ‘pronta’ la scorsa settimana, non è affatto pronta: semmai è più che mai in alto mare.

Insomma, il Governo di Rosario Crocetta non sa che pesci prendere. Morale: Sala d’Ercole tornerà a riunirsi martedì della prossima settimana. A mandare in tilt l’esecutivo – e soprattutto gli uffici dell’assessorato regionale all’Economia, con i dirigenti sempre più confusi che persuasi – è stata la richiesta delle relazioni tecniche.

Davanti all’applicazione del regolamento – che in realtà il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha richiesto sin dal suo insediamento – i dirigenti dell’assessorato all’Economia e qualche alto burocrate dell’Ars che invece di lavorare per il Parlamento lavora per il Governo, non sono più nelle condizioni di imbrogliare le carte.

Non solo. Con la sceneggiata napoletana della Corte Costituzionale che oltre sessant’anni dopo s’interroga ‘poeticamente’ sul seppellimento da viva dall’Alta Corte per la Sicilia e sulla necessità, un po’ post datata, di pronunciarsi sul ruolo dell’Ufficio del Commissario dello Stato, politici e alti burocrati della Regione e dell’Ars che tengono ‘bordone’ al Governo pensavano di essersi sbarazzati del Commissario dello Stato. Invece quest’ufficio, contrariamente alle previsioni giuridiche errate di qualche ‘scienziato’, è ancora in vita ed è pronto a ‘mazziare’.

Insomma ce n’è abbastanza per convincere gli Azzeccagarbugli delle finanze regionali per prendersi qualche altro giorno di tempo – e secondo noi anche qualche altra settimana di tempo – per capire come ‘arripizzare’ una terza manovra finanziaria che  nate male e che rischia di finire peggio.

La verità è che il Governo Crocetta esiste e resiste ancora perché ha un accordo con il Governo nazionale di Matteo Renzi. I renziani mettono al riparo Crocetta e i suoi giannizzeri in Sicilia dagli assalti dei cuperliani siciliani, con in testa il segretario regionale del PD, Fausto Raciti; in cambio, però, Crocetta deve fare tutto quello che dice il Governo Renzi.

Intanto Crocetta non ha fiatato quando, qualche mese fa, il Governo nazionale ha scippato alla Sicilia – anzi, dal Bilancio 2014 della Regione siciliana – un miliardo e 50 milioni di euro. Non solo. Non è da escludere – lo scriviamo da qualche giorno – che con i 518 milioni di euro che dovrebbero arrivare da Roma il Governo Crocetta debba pagare la clientela elettorale degli 80 euro al mese di Renzi e le clientele siciliane dell’operazione Mare Nostrum, ovvero i centri per i ricoveri dei minori non accompagnati sbarcati in Sicilia con le ‘carrette del mare’.

Nella nostra Isola si contano già circa 350 di questi centri. Che aspettano di essere pagati. Da chi? Dovrebbe pagarli il Governo nazionale. Ma Roma, quando hanno saputo che occorrono almeno 80 milioni di euro all’anno solo per queste strutture – e che ci sono arretrati dello scorso anno – sono saltati dalla sedia.

Morale: non è da escludere che i soldi per pagare i protagonisti siculi dell’operazione Mare Nostrum – gli amici del Ministro Alfano e la sezione ‘Affari’ del PD siciliano – debbano venire fuori dai soliti 518 milioni di euro.

Il rischio, a conti fatti, è che la manovra finanziaria atto III, annunciata in pompa magna dal presidente Crocetta, si trasformi in un’operazione per ‘parare il culo’ al Governo nazionale. Se lo scenario è questo non sarà facile convincere la maggioranza dei deputati dell’Ars a fargli votare una manovra che dovrebbe impegnare più della metà di questi 518 milioni di euro per pagare spese che dovrebbero essere pagate dallo Stato.

In pratica, al di là degli annunci di Crocetta, resterebbero con pochi soldi interi settori dell’Amministrazione regionale (in testa i beni culturali e i forestali), mentre alter categorie resterebbero all’asciutto (attività culturali, ex tabella H, Arpa, e via continuando).

Di più. Con la richiesta delle relazioni tecniche, i burocrati dell’assessorato all’Economia e qualche alto ‘capoccia’ dell’Ars in versione governativa dovranno ‘calare le corna’ e spiegare da dove arrivano i 518 milioni di euro inviati in Sicilia (o quasi) dal Governo nazionale. E se per avere questi soldi il Governo Crocetta ha rinunciato, ad esempio, al contenzioso con lo Stato.

Intanto ieri l’Assemblea regionale siciliana ha concluso la discussione sulle linee guida della nuova programmazione dei fondi comunitari per il periodo 2014-2020, con la replica del Presidente della Regione che ha accettato come raccomandazione tutti gli ordini del giorno presentati sull’argomento. Nel lungo dibattito sono intervenuti deputati di tutti i gruppi parlamentari.

L’Aula ha approvato alcuni ordini del giorno che tendono a scongiurare la soppressione della sezione del Tar di Catania e di alcuni uffici giudiziari. Un ordine del giorno prevede iniziative urgenti volte all’avvio dei lavoratori forestali impegnati nell’antincendio (qui c’è un inghippo destinato a finire davanti alla Procura della Repubblica di Palermo, perché è tutt’ora in corso di applicazione un imbroglio incredibile a danno di alcuni lavoratori per favorire altri lavoratori del settore e per consentire ad alcune sigle sindacali di fare la ‘cresta’ sull’avviamento al lavoro: secondo noi, questi imbroglioni finiranno sotto processo).

L’Aula inoltre ha approvato ad unanimità i seguenti disegni di legge:

1) “Istituzione degli ecomusei della Sicilia”(52 voti);

2)”Modifiche alla legge regionale 20 aprile 1976, n. 35″(53 voti) .

I grillini annunciano che il Governo 10 ordini del giorno per la programmazione europea. Di che si tratta?

Si legge in un comunicato del Movimento 5 Stelle: “Promozione e pubblicizzazione del marchio qualità sicura Sicilia per i prodotti agricoli e alimentari, incentivazione dello sviluppo sostenibile attraverso l’acquisto di bici elettriche a pedalata assistita, creazione delle greenways, fino alla riqualificazione degli edifici dei centri storici e al recupero e alla valorizzazione di edifici, torri e castelli. E ancora, interventi per il trasporto pubblico ferroviario, con particolare riguardo alla mobilità dei viaggiatori con disabilità, sviluppo del turismo sostenibile con misure che incentivino la realizzazione di Alberghi diffusi, contrasto alla desertificazione della Sicilia, potenziamento del servizio idrico, maggiore attrattività della scuola col potenziamento dell’offerta formativa di carattere extracurriculare”.

Gli ordini del giorno vedono come primi firmatari Giancarlo Cancelleri, Angela Foti, Claudia La Rocca, Valentina Zafarana, Valentina Palmeri.

“I fondi europei – affermano i deputati Cinque Stelle – sono una opportunità ghiotta che, purtroppo viene sfruttata pochissimo. Auspichiamo che si cambi subito rotta. Di certo noi marcheremo stretti gli assessorati perché i finanziamenti arrivino in Sicilia”.

Intanto le organizzazioni sindacali Cupas, Cobas Codir e Sadirs tornano a denunciare lo sfascio dei beni culturali siciliani. E’ così da oltre un anno per mancanza di soldi. Lo sanno tutti, ma tutti fanno finta di non accorgersene.

Gli stessi sindacati denunciano che 3 mila e 200 dipendenti dei beni culturali non hanno percepito il salario accessorio. Il motivo è sempre lo stesso: mancano i soldi. Ma si preferisce parlare di un “errore tecnico”. La realtà è che, con i prelievi operati quest’anno dal Governo nazionale sul Bilancio regionale, mezza Sicilia e forse più è con il culo a terra. E con i pochi soldi che arriveranno da Roma, con molta probabilità, bisognerà pagare pure le clientele di Renzi e di Mare Nostrum & affari loro.

Il resto sono solo minchiate con ‘giummo’, come direbbero a Sciacca…

 

 

 

Redazione

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