Non vuole proprio sentire parlare di maggioranza, perché «la maggioranza non c’è, non c’è mai stata. C’è una coalizione di governo». Non ci gira attorno, Nello Musumeci, e non si para dietro un dito.
Ieri, ancora una volta, a sala d’Ercole si è assistito all’ennesimo sgambetto, quando sull’esame dei debiti fuori bilancio sei deputati della maggioranza, pardon, della «coalizione di governo», hanno pensato bene di abbandonare l’aula. E andare a sedersi in sala stampa, affinché il loro gesto non sfuggisse a nessuno. In fila, tra i giornalisti, si sono accomodati la presidente del gruppo Misto Marianna Caronia, il deputato Udc Vincenzo Figuccia, e i forzisti Luigi Genovese, Rossana Cannata, Riccardo Gallo Afflitto e Tommaso Calderone. Salvo, però, smentire (i quattro di Forza Italia) le «ricostruzioni giornalistiche che hanno letto nell’assenza al momento del voto in Aula, un segnale di dissenso interno al partito azzurro». Come se in vista delle Europee le frizioni non ci fossero, eccome. E se Caronia si è appellata alla «necessità di un approfondimento tecnico», è stato invece il nemico giurato di Gianfranco Micciché, Vincenzo Figuccia, ad ammettere che «dentro questa coalizione di governo ci sono diversi nodi critici da sciogliere». Tra i quali, appunto, l’invito al presidente dell’Assemblea di farsi da parte «per l’incapacità di fare amalgama. Si prenda atto – ha concluso Figuccia – che a Sala d’Ercole manca sempre il numero legale».
Se queste erano le premesse, il governatore questa mattina, in conferenza stampa per presentare i bandi sulle concessioni per gli immobili del demanio marittimo, non le ha mandate a dire. Certo, non ha affrontato lui l’argomento. Ma a domanda, ha risposto per le rime. A partire dal concetto stesso di maggioranza. «Non so cosa sia la maggioranza – ha detto – questo governo fin dal primo giorno non ha la maggioranza parlamentare. Noi abbiamo una coalizione e non una maggioranza. E in questa coalizione ci sta chi ci vuole stare». Rispondendo indirettamente a Figuccia che lo accusa di cercare sponda tra i deputati dell’opposizione.
«Sul fatto che alcuni deputati – ha aggiunto – abbiano avvertito l’esigenza di uscire dall’Aula, non posso sindacare. Ci può essere qualcuno che aveva bisogno di aria, di fumare una sigaretta. O qualcuno temeva di rispondere personalmente sui debito fuori bilancio, ma io non mi occupo della condotta dei deputati, né della maggioranza né della opposizione. Diciamo che non mi occupo della geografia politica». Ma eccola lì, la stangata finale: «Apprezzo i deputati spesso in Aula e apprezzo meno i deputati che vengono solo in campagna elettorale o nel mio studio». Alla domanda se senta l’esigenza di un vertice di coalizione, il primo inquilino di Palazzo d’Orleans ha replicato: «Serve solo quando ci sono le maggioranze, quando non ci sono, serve il senso di responsabilità, singolo e collettivo». Oltre le rassicurazioni, insomma, la crisi è evidentemente aperta.
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