Ars, si ricomincia all’insegna della totale confusione

LA LEGGE DI VARIAZIONI DI BILANCIO RESTA IN ALTO MARE. NON CONVINCE NE’ LA MANOVRA SUI RESIDUI ATTIVI, NE’ IL REPERIMENTO DI CIRCA 300 MILIONI DI EURO DAL FONDO RISCHI. CROCETTA DISPONIBILE A UN RIMPASTO, MA NON AL CAMBIO DI LINEA POLITICA. DA QUI LO SCONTRO CON IL PD

Che cosa ci prepara la settimana politica e parlamentare che si apre oggi in Sicilia? La domanda è legittima, alla luce delle verità e delle novità intervenute negli ultimi giorni. La novità è che, a quasi due mesi dal flop della Finanziaria regionale 2014, massacrata dal’Ufficio del Commissario dello Stato, il Governo di Rosario Crocetta ha prodotto solo scartoffie e chiacchiere.

La verità è che, per quasi due mesi, l’Ars ha discusso del nulla, visto che il Governo regionale non è stato in grado di produrre una legge di variazioni di Bilancio degna di questo nome.

Di fatto, la legge sulla ‘riforma’ delle Province è un guscio vuoto che dovrà essere riempito con una successiva legge. Bene che veda, se ne parlerà il prossimo anno, sempre che Governo e Ars non vengano mandati a casa prima. Di fatto, al di là delle chiacchiere, il presidente Crocetta e il suo fido senatore Giuseppe Lumia hanno messo all’incasso un altro anno di commissariamento per le nove Province. Con la speranza, forse un po’ illusoria, che ciò possa produrre consenso elettorale.

Sulla legge di variazioni di Bilancio la confusione è totale. Il Governo ha inviato all’Ars un testo raffazzonato. Leggendolo si capisce la superficialità con la quale i burocrati dell’assessorato all’Economia ‘arrunzano’ numeri senza né capo, né coda.

Sui residui attivi i Nostri si cimentano in una sorta di gioco delle tre carte che, alla fine, crea solo i presupposti per una nuova impugnativa. Fa un po’ sorridere il metodo utilizzato per sbarazzarsi, ovviamente sulla carta, di oltre 4 miliardi di euro di residui attivi, ovvero crediti di dubbia esigibilità, se non fittizi. Siamo veramente alla frutta.

Non parliamo, poi, del metodo attraverso il quale verrebbero recepiti i 290 milioni di euro. In pratica, si dovrebbero prendere, in larghissima parte, dal Fondo rischi, che dovrebbe essere ridotto del 50 per cento circa. Di fatto, si ripropone lo schema, per certi versi peggiorato, già impugnato dall’Ufficio del Commissario dello Stato.

Leggendo la manovra temeraria sul fondo rischi (che, ricordiamolo, dovrebbe servire a fronteggiare la montagna di residui attivi, che ammontano, come già ricordato, a oltre 4 miliardi di euro), si capisce subito che il Governo regionale aveva in testa altro.  Cosa?

Semplice: prendere i circa 300 milioni di euro che servono pr la legge di variazioni di Bilancio non dal fondo rischi, ma dal mutuo di quasi un miliardo di euro. Ma il disegno di legge sul mutuo, lo ricordiamo, la scorsa settimana è stato rispedito in Commissione Bilancio e Finanze. Forse perché – così si sussurra – l’Ufficio del Commissario dello Stato ha fiutato l’imbroglio contabile, lasciando capire che non l’avrebbe fatto passare.

Insomma, la scorsa settimana dovrebbe essere stato chiarito – o almeno così si spera – non si può indebitare la Regione per quasi un miliardo di euro per pagare in parte i debiti e, soprattutto, per finanziare la spesa corrente. Portare ai massimi livelli Irpef e Irap per pagare i debiti è una follia. Anche perché il prossimo anno il problema si sarebbe riproposto tale e quale.

Solo a questo punto, quando ha capito che il progetto di un mutuo da quasi un miliardo di euro era sfumato, l’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi, bontà sua, si è dimesso.

In questo scenario, senza il mutuo ‘ascaro’ e ‘truffaldo’, la legge di variazioni di Bilancio diventa un terno al lotto. Dati alla mano, l’Ufficio del Commissario dello Stato dovrebbe tornare indietro sui propri passi e lasciare passare il dimezzamento del fondo rischi per liberare quasi 300 milioni di euro. Strada, questa, che non sembra percorribile. Almeno nei termini in cui è descritta in questo disegno di legge raffazzonato a male affastellato consegnato dal Governo all’Ars.

Non va meglio sul fronte politico. Dove i rapporti tra il presidente Crocetta e il PD, piuttosto che chiarirsi, si complicano. La scorsa settimana sembrava che il gruppo di potere che oggi governa la Sicilia – Crocetta, il senatore Lumia e il ‘partito’ di Confindustria Sicilia – avesse deciso di dare il via al rimpasto. In effetti, per certi versi, un mezzo via al ricambio della Giunta c’è. Ma le distanze tra PD e Governo sembrano ancora lontane.

Ieri, all’assemblea regionale del Partito Democratico siciliano si è capito chiaramente che Crocetta, Lumia e compagni non ne vogliono sapere di azzerare la Giunta. Al massimo sono pronti a sacrificare due o tre assessori. Ma non di più.

Ovviamente, sarebbe un grosso errore di valutazione politica ridurre tutto a un fatto di poltrone. In realtà, quello che interessa al PD siciliano – e su questo il segretario regionale Fausto Raciti è stato netto e chiaro – è un cambio di passo del Governo. Ciò significa che Crocetta, Lumia e Confindustria Sicilia non possono continuare a controllare tutta l’Amministrazione regionale.

Il PD chiede un cambio di programma del Governo. Perché, al di là delle parole, spesso demagogiche e populiste, di Crocetta, di risultati, dopo un anno e 5 mesi di governo se ne vedono pochi. Anche su questo punto, la vice segretaria del PD siciliano, Mila Spicola, ieri, nel suo intervento, è stata chiarissima: la Sicilia che Crocetta declama sui giornali e in tv, la vede solo lui: i siciliani, al contrario, scontano sulla propria pelle una Sicilia che, in quasi un anno e mezzo, invece di progredire, è andata indietro.

Con molta probabilità, nell’analisi di Crocetta c’è, in parte furbizia (il volere continuare a controllare tutto insieme con i suoi alleati) e in parte mancanza di cultura di governo. Il presidente, che alla fine, sotto il profilo amministrativo, è stato solo Sindaco di Gela – una città particolare, inesistente sotto il profilo urbanistico, degradata sotto il profilo sociale e con un ambiente compromesso: una città, di fatto, data in ‘pasto’, da oltre 50 anni, alla chimica ‘pesante’ – pensa che un Governo si debba limitare a smantellare le cose che non vanno.

Proprio in questi giorni Crocetta guarda con quasi soddisfazione al dramma dello scandalo della formazione a Messina e dintorni, non capendo che, tolte le dieci persone che magari avranno approfittato dei fondi pubblici, c’è da affrontare il problema di migliaia di persone rimaste senza lavoro.

Sotto questo profilo, l’incomunicabilità tra il Governo e il PD rimane totale.

Redazione

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