Ars: si apre una settimana piena di incognite tra finanziaria omnibus e sanità allo sbando

PIUTTOSTO CHE CERCARE UN’INTESA, IL GOVERNO CROCETTA SEMBRA PUNTARE ALLO SCONTRO CON I DIRIGENTI DELL’ARS E CON LE FORZE POLITICHE. CRESCE INTANTO NEI TERRITORIO LA TENSIONE PER I TAGLI IRRAZIONALI ALLA RETE OSPEDALIERA. L’INCOGNITA DELLE NOMINE DEI MANAGER BLOCCATE DA VETI INCROCIATI E DA ILLEGITTIMITA’. NESSUN ACCORDO ANCORA TRA GOVERNATORE E AREA CUPERLO DEL PD

Si apre oggi, per la Sicilia, una settimana politica e parlamentare piena di incognite. L’argomento centrale dovrebbe essere rappresentato dalla terza manovra finanziaria del Governo di Rosario Crocetta (della quale riferiremo più tardi con un approfondimento).

Quello che possiamo dire in quest’anticipazione, è che si tratta di un disegno di legge confuso – più una legge omnibus che una legge finanziaria – con alcuni passaggi demagogici e populisti.

C’è, ad esempio – con l’articolo 7, argomento che abbiamo affrontato la scorsa settimana – un attacco ai dirigenti dell’Assemblea regionale siciliana che sembra avere il solo scopo di dare un po’ di lustro mediatico al presidente della Regione Crocetta.

Mentre è in corso una trattativa tra Consiglio di presidenza dell’Ars e il sindacato dei consiglieri parlamentari (con i consiglieri parlamentari di Sala d’Ercole che hanno già accettato la riduzione delle loro indennità), andare a infilare in questa manovra la riduzione delle indennità dei dirigenti dell’Ars significa, da un lato, inasprire i rapporti tra Governo e dirigenza del Parlamento; mentre dall’altro lato tale mossa si configura come il tentativo di un presidente della Regione di guadagnare, sul piano mediatico, ciò che in un anno e mezzo ha perso sul piano politico e sociale.

La verità è che il Governo Crocetta è deludente sotto quasi tutti i punti di vista: ha deluso sul Muos di Niscemi, perché, contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale, Crocetta è diventato filo-Muos, appoggiando l’arma micidiale che i militari americani stanno piazzando in Sicilia. Ha deluso sul fronte dell’acqua, che in Sicilia resterà nelle mani dei privati. Ha deluso nella gestione dei rifiuti, dove vanno in scena appalti per oltre 600 milioni di euro per avere in cambio, ancora oggi, le pericolose discariche.

La lista delle delusioni è lunga: il Prodotto interno loro (Pil) dell’Isola che è calato a picco; i Comuni siciliani sono al dissesto finanziario; l’Irsap – che avrebbe dovuto rilanciare le attività produttive della Sicilia – è stato trasformato in un ‘consulentificio’, con polemiche roventi legate a una gestione contestata; l’agricoltura è allo sbando; la reindustrializzazione di Termini Imerese rimane una presa in giro; la gestione dei boschi siciliani è nelle mani di Nostro Signore Iddio, se è vero che non si capisce se il servizio antincendio sia già operativo o meno; per non parlare dello stesso reperimento del personale della Forestale attuato in violazione di una recente legge regionale (sulla vicenda è pendente una denuncia penale).

Potremmo continuare con una riforma della Formazione professionale presentata alla stampa, ma che ancora non è stata presentata nella Commissione legislativa di merito dell’Ars e via continuando. Ci fermiamo nella descrizione dei problemi aperti e dei disastri amministrativi solo per carità di patria.

In tutto questo, come illustreremo meglio e più approfonditamente più tardi, permane l’incertezza finanziaria della Regione, incertezza che sembra diventata una condizione esistenziale. Ancora oggi, infatti, non si conoscono i termini dell’accordo siglato dal Governo Crocetta con il Governo nazionale sui temi della finanza pubblica. Con il dubbio – ancora non fugato – che il Governo Crocetta, per arraffare i 500 e passa milioni di euro, possa avere rinunciato a un contenzioso con uno Stato che, negli ultimi anni, ha depredato le finanze della Regione siciliana.

In questo scenario monta nel territorio la protesta non contro la rimodulazione, ma contro il taglio alla rete ospedaliera siciliana operato unilateralmente dall’assessore Lucia Borsellino. Vicenda, questa, che nei prossimi giorni potrebbe peggiorare, se non interverranno correttivi sostanziali.

Sullo sfondo c’è un Governo regionale che non ha l’autorevolezza per dire “No” alle pretese di un Governo nazionale a propria volta prono agli interessi di una sempre più fallimentare Unione europea, che continua a togliere risorse ad alcuni Paesi della stessa Ue (Italia in testa) per fronteggiare una crisi che sembra costruita ad arte per rendere più povere alcune aree europee (e tra le ‘vittime’ designate c’è sempre il nostro Paese).

Sempre in materia di sanità, le cronache registrano il sostanziale fallimento delle nomine del direttori generali dell’Aziende sanitarie e ospedaliere disposte – ma solo sulla carta – prima del voto delle elezioni europee – dallo stesso Governo Crocetta. Nomine bloccate da veti incrociati e da possibili illegittimità.

Sullo sfondo si profila la riforma del Governo Renzi, che, per grandi linee, prevede il superamento delle spartizioni delle poltrone della sanità pubblica con uno schema di respiro nazionale. Cosa, questa, che potrebbe far saltare i delicati equilibri trovati a fatica dal Governo Crocetta, peraltro ancora un fase di assestamento.

Non sono ancora chiari, poi, i rapporti tra il governatore Crocetta e l’ala cuperliana del PD siciliano. Il presidente, forte dell’appoggio dei renziani, continua a ignorare le richieste di questa parte del Partito.

I cuperliani chiedono un cambio di passo del Governo. Contrariamente a quello che scrivono altri giornali, noi non pensiamo affatto che il segretario regionale del PD siciliano chieda poltrone. Fausto Raciti chiede una svolta di Governo: ciò significherebbe mettere in discussione – ad esempio – il ruolo che Confindustria Sicilia esercita nell’attuale esecutivo. E un cambio radicale nella gestione dell’acqua, dei rifiuti e, in generale, della Regione.

A queste richieste il governatore Crocetta non sembra abbia voglia di rispondere. Cosa, questa, che avrà effetti in Aula, dove il Governo non può contare su una maggioranza. Ciò significa che la terza manovra finanziaria, a Sala d’Ercole, rischia di non avere vita facile.

Insomma, una settimana, come già ricordato, piena di incognite e di problemi che rimangono sul tappeto.

Una novità è rappresentata dal centrodestra siciliano, che prova a riorganizzarsi, a prescindere da un Berlusconi che sembra ormai al tramonto. Ne sono testimonianza i danni che ha prodotto qui in Sicilia, imponendo, nella lista, i suoi soliti amici che, ancora una volta, hanno allontanato gli elettori moderati.

In Sicilia, nel centrodestra, si assiste a un paradosso: la base che chiede un rinnovamento, ma Berlusconi continua a proporre vecchi schemi e vecchie facce. Da qui l’interessante iniziativa di Giusy Savarino – della quale parliamo in altra parte del giornale – che punta a far venire in Sicilia quanto di meglio oggi offre il centrodestra, per tentare un rilancio di quest’area politica a partire da un’Isola che rimane ancora a maggioranza moderata.

Redazione

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