Ars, si apre una settimana di fuoco tra Bilancio, precari e acqua

LA ‘BOZZA’ DELLA MANOVRA DOVREBBE FINALMENTE MATERIALIZZARSI. CON IL GOVERNO REGIONALE CHE DICE DI AVER TROVATO 300 MILIONI DI EURO PER I 24 MIA PRECARI DEGLI ENTI LOCALI. QUESTIONE IDRICA: SALA D’ERCOLE APPROVERA’ UNA LEGGE CHE ‘RISCHIA’ DI METTERE IN DISCUSSIONE GLI INTERESSI DELLA MAFIA IN QUESTO SETTORE?

Per la Sicilia si apre una settimana politica e parlamentare piena di incognite e di problemi. Da stamattina alle tante proteste si aggiunge anche quella dei titolari dei Laboratori di analisi, colpiti da pesanti tagli. Privati di importanti risorse finanziarie dalla Regione, si accingono a licenziare una parte del personale.

Altre famiglie in difficoltà. Altre famiglie senza reddito a un mese dal Natale. Altra riduzione dei consumi. Altra disoccupazione. Ancora crisi.

Intanto questa settimana dovrebbe materializzarsi la ‘bozza’ di Bilancio e Finanziaria (oggi si chiama legge di stabilità). Annunciata tre o quattro volte dal Governo di Rosario Crocetta (lunedì scorso, in base al penultimo annuncio, la ‘bozza’ avrebbe dovuto essere consegnata alla segreteria generale dell’Ars e, quindi, alle Commissioni legislativa di Sala d’Ercole), di questo documento si parla molto, ma sempre al buio.

Sabato scorso, ad esempio, dopo la manifestazione della Cisl, il presidente Crocetta ha fatto sapere di aver trovato, tra le pieghe del Bilancio, addirittura 300 milioni di euro per pagare i 23-24 mila precari degli enti locali siciliani. Il Governo ha anche annunciato un disegno di legge per ‘stabilizzare’ (cioè per assumere a tempo indeterminato) questo personale.

La cosa, in realtà, è un po’ strana. In ogni caso, ormai il tempo per approvare la manovra economica entro il prossimo 31 dicembre non c’è più. Il Governo dovrà presentare, entro una o due settimane il disegno di legge sull’esercizio provvisorio. A questo punto si conoscerà la verità.

E’ noto, infatti, che i contratti dei 23-24 mila precari degli enti locali scadono il 31 dicembre. Servirà una legge per prorogare tali contratti. Cosa che dovrà essere fatta, per l’appunto, con il disegno di legge sull’esercizio provvisorio.

Per prorogare di un mese, di due mesi o di tre mesi tali contratti (ciò dipenderà dal numero dei mesi di esercizio provvisorio che il Governo chiederà) l’esecutivo, ovviamente, dovrà appostare le relative risorse finanziarie. Solo in questo modo si potrà capire da dove spunteranno questi soldi.

La verità sui conti della Regione, infatti, non è detto che venga fuori dalla ‘bozza’ di Bilancio e Finanziaria, ammesso che tale documento si materializzi tra oggi e domani o, comunque, entro questa settimana. Sono noti i ‘magheggi’ di chi redige questi documenti, spesso indecifrabili e non veritieri. Anche se, a onor del vero, la ‘fantasia’ dell’attuale dirigente generale del settore, Mario Pisciotta, è ben lontana dalle ‘vette’ del suo predecessore, Enzo Emanuele…

La settimana politica dovrebbe riservare anche qualche novità sull’acqua. Sono note le polemiche che stanno accompagnando il disegno di legge approvato dalla Commissione Ambiente dell’Ars.

Ufficialmente, i dirigenti di PD e Movimento 5 Stelle hanno parlato di un provvedimento che segna il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. Ciò significherebbe una secca sconfitta della mafia, che invece punta al mantenimento della gestione idrica privata.

In effetti, i promotori del disegno di legge d’iniziativa popolare per il ritorno all’acqua pubblica dicono l’esatto contrario di quanto affermato dagli esponenti di PD e Movimento 5 Stelle.

Per la cronaca, i promotori del disegno di legge d’iniziativa popolare per il ritorno all’acqua pubblica e la Cgil siciliana sostengono che, con questo provvedimento, tutto resta come prima e non ci sarà la publicizzazione di Sicilacque, la società privata alla quale, con grande ‘lungimiranza’, sono state conferite, a titolo gratuito, le infrastrutture idriche realizzate in oltre cinquant’anni con i soldi dei contribuenti siciliani!

Dove sta la verità? L’onorevole Giovanni Panepinto, autorevole esponente del PD siciliano, da sempre in prima fila per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua (e per il ritorno, in ambito pubblico, delle infrastrutture idriche, costate miliardi di euro), in un’intervista al nostro giornale ha ammesso che il disegno di legge approvato dalla Commissione Ambiente dell’Ars (di cui lo stesso Panepinto fa parte) è il frutto di un compromesso politico. E che la vera battaglia sarà combattuta in Aula.

 

Nota a margine

Ammesso e non concesso che tale disegno di legge arrivi a Sala d’Ercole, a nostro modesto avviso non avrà vita facile. Perché, lo ribadiamo, la mafia – che in Sicilia è più forte che mai – trova molte più opportunità nella gestione privata dell’acqua. 

La politica siciliana, almeno fino ad ora, non è sembrata indifferente ai ‘desiderata’ della mafia. Tant’è vero che il disegno di legge d’iniziativa popolare – provvedimento che, se discusso ed approvato, avrebbe tagliato la testa al toro, reintroducendo in Sicilia la gestione pubblica dell’acqua senza se e senza ma – non è stato nemmeno preso in considerazione dalla quinta Commissione dell’Ars, presieduta dal grillino Giampiero Trizzino.

In politica parlano i fatti e non le parole. Il Movimento 5 Stelle ha sempre detto che la politica deve farsi portatrice dei bisogni popolari. Quale migliore occasione, per dimostrare con i fatti tale assunto, se non quella di mettere in discussione il disegno di legge d’iniziativa popolare che prevede, senza fronzoli, il ritorno all’acqua pubblica?

Il nostro non è un atto di accusa verso i deputati grillini e, in particolare, verso l’onorevole Trizzino. Diciamo soltanto che i parlamentati del Movimento 5 Stelle, forse per inesperienza, alla fine, senza volerlo, sono rimasti coinvolti nel gioco delle parti della vecchia politica siciliana che non ha alcuna intenzione di tornare alla gestione pubblica dell’acqua.

Da questa storia molto brutta ne esce male anche la presidenza dell’Ars che, ignorando una legge, non ha ancora messo in discussione il disegno di legge d’iniziativa popolare sul ritorno alla gestione pubblica dell’acqua in Sicilia.

Questi sono i fatti. Le parole le regaliamo tutte ai furbi di Sala d’Ercole che pensano di essere intelligenti, ma che sono soltanto dei ‘banditi’. 

La verità è che, in questa storia, oltre alle infrastrutture idriche siciliane che dovrebbero tornare nelle mani pubbliche, ci sono anche i soldi pubblici da gestire nei prossimi anni. Parliamo di miliardi di euro. Sui quali – e su questo non ci dovrebbero essere dubbi – ha gettato gli occhi la mafia. Non certo per limitarsi a guardali…      

Redazione

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