Poco meno di un milione di euro. Sarà la somma che l’Assemblea regionale siciliana spenderà a dicembre per pagare gli stipendi dei parlamentari della precedente legislatura, i 90 sostituiti con i nuovi eletti alle regionali del 5 novembre, che però continuano a pieno titolo a ricevere il loro compenso ordinario, circa 11mila euro lordi a testa, nonostante il nuovo parlamento regionale, composto stavolta da 70 deputati, sia già stato proclamato dalle Corti d’Appello e si insedierà giorno 15 dicembre.
Perché accade questo, dopo una consolidata politica di spending review che nella passata legislatura aveva prodotto anche sostanziosi tagli ai costi dell’Ars? La risposta è semplice e si trova in una legge che stabilisce la prorogatio delle funzioni del parlamento regionale anche in periodi di inattività pre e post elettorale e soprattutto in quel periodo in cui, dopo le elezioni regionali, il nuovo parlamento, pur proclamato, non ha ancora prestato giuramento. La legge risale al 23 febbraio del 1972 ed è di rango costituzionale, riguarda i consigli regionali e il parlamento siciliano, ne salvaguarda in pratica le funzioni e i poteri fino a quando non si riunisca per la prima volta la nuova Assemblea. L’articolo 61 della Costituzione stabilisce lo stesso per la Camera e il Senato. C’è come sempre dietro una valida ragione, quella di salvaguardare le funzioni di controllo del parlamento sugli atti del governo o di consentire di deliberare in caso di calamità o evento straordinario.
Gli effetti finanziari però sono tutt’altro che vantaggiosi e perfino inopportuni per un parlamento che non ha svolto alcuna attività, se si esclude la presentazione di qualche mozione o interrogazione, da circa quattro mesi, dall’ultimo provvedimento finanziario approvato ad agosto, dopo il quale i riflettori sulle attività d’Aula e delle commissioni si sono spenti per lasciare spazio alle campagne elettorali che hanno visto i politici impegnati nei collegi a caccia di voti.
Così, giorno 15 dicembre, data stabilita per la prima seduta dell’Ars, durante la quale ogni deputato eletto presterà giuramento, sarà anche l’ultimo giorno in cui i precedenti titolari, eletti nel 2012, eserciteranno le loro funzioni, nei loro specifici incarichi con relative indennità previste. Entro quella data infatti scatterà la piena acquisizione di un’altra mensilità che verrà così corrisposta a pieno titolo. Facendo i conti in tasca ai vecchi eletti, sono circa quattro milioni di euro lordi che gli ex eletti incassano senza svolgere attività in quattro mesi (solo due sedute, di cui una durata 12 minuti, a settembre).
Per alcuni parlamentari rieletti e diventati componenti del governo regionale, la mensilità andrà a sommarsi alla prima da membro del governo siciliano, che invece, a differenza del parlamento è già in carica. Un regalo di Natale non indifferente se si pensa che per tutti i 90 arriveranno anche le liquidazioni: il cosiddetto assegno di fine mandato, che interessa i parlamentari della scorsa legislatura, costa all’Ars 2 milioni 214mila euro, circa 24.600 euro per ciascuno.
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