IERI LA COMMISSIONE AFFARI ISTITUZIONALI DELL’ARS HA VARATO IN FRETT’E FURIA UN TESTO INCOSTITUZIONALE CHE LA PROSSIMA SETTIMANA ANDRA’ IN AULA. DUE GLI IMPROBABILI OBIETTIVI. SALVARE I ‘CULI’ DELLE GRANDI CITTA’ A SPESE DEI PICCOLI COMUNI (CHE VERREBBERO SOPPRESSI); E ISTITUIRE I ‘LIBERI CONSORZI DI COMUNI’ METTENDOSI SOTTO I PIEDI LO STATUTO SICILIANO
Chiusa in modo disastroso la partita sulla cosiddetta legge di ‘stabilità’ (parola quasi beffarda per i ‘casini’ combinati dal Governo di Rosario Crocetta), con il presidente della Regione costretto, con la coda in mezzo alle gambe, a pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale della Regione la manovra finanziaria con le parti impugnate, si apre adesso la partita dell quale il nostro giornale parla da settimane: la soppressione di 250, forse 300 Comuni con meno di 30 mila abitanti per provare a salvare i conti dei grandi Comuni.
Ricordiamo che la maggior parte dei Comuni siciliani presenta in conti in ‘rosso’. Questo risultato è il frutto, in primo luogo, dei mancati trasferimenti dello Stato, della riduzione drastica dei trasferimenti della Regione agli stessi Comuni (il Fondo regionale per le Autonomia locali, che fino a due anni fa ammontava a 900 milioni di euro all’anno, è stato abolito dall’attuale manovra che va oggi in Gazzetta Ufficiale, sostituito dall’opportunità, data agli stessi Comuni, di trattenere l’8,6 per cento di Irpef) e di altri problemi.
Gli altri problemi sono rappresentati, ad esempio, dalla folle gestione dei rifiuti attraverso la creazione dei ‘mitici’ Ato rifiuti che hanno indebitato molti Comuni. Un sistema, quello degli Ato rifiuti, fatto da migliaia di assunzioni spesso clientelari (sono circa 13 mila i soggetti assunti in questi anni dagli Ato rifiuti) e da una gestione degli stessi rifiuti spesso contrassegnata dalla presenza della mafia. Ma in Sicilia, si sa, tutto fa brodo. E se la mafia fa affari sotto il nome dell’antimafia le ‘autorità’ sono disposte a chiudere un occhio (e in alcuni casi tutt’e due).
In questo scenario che non è esagerato definire apocalittico cosa hanno fatto il Governo regionale e le forze politiche che l’appoggiano a Sala d’Ercole, dove comunque non sono maggioranza? Pensano di risolvere il problema sopprimendo da 250 a 300 Comuni, cancellando storie in certi casi millenarie!
Questa follia ha preso corpo da circa due mesi nella più sfasciata Commissione legislativa dell’Ars: la Prima Commissione (Affari istituzionali). Che ieri ha varato in frett’e furia il disegno di legge-papocchio sulle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e sui ‘liberi Consorzi di Comuni’. Un disegno di legge, quella approvato ieri non abbiamo capito bene da chi, che fa veramente ridere per la confusione e la pochezza dei contenuti raffazzonati. Un provvedimento che somiglia tanto al Governo Crocetta e ai deputati che lo sostengono.
Per la cronaca, la Prima Commissione è presieduta da Antonello Cracolici, già capogruppo all’Ars e sostenitore del Governo Lombardo nella scorsa legislatura insieme con Giuseppe Lumia. Dopo il ‘successo’ dei quattro anni passati con Lombardo (oggi sotto processo per mafia), Cracolici si sta esibendo in questo maldestro tentativo di far sparire da 250 a 300 Comuni. Vedremo come finirà.
L’inizio non sembra dei migliori a giudicare dai commenti. Più che una riforma epocale – si legge infatti nel comunicato del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars – sembra un ‘brodino’ per il governatore Crocetta, che è ormai prigioniero della sua litigiosa e quanto mai divisa maggioranza e dei suoi annunci televisivi, che, alla luce di quanto visto, non è in grado di mantenere.
Le uniche cose da salvare di questo disegno di legge – afferma il parlamentare grillino, Salvatore Siragusa – sono la scomparsa degli organi politici e la proposta (la cui fattibilità è ancora tutta da verificare, considerate le divisioni tra Governo e maggioranza) di sottoporre a referendum consultivo ai siciliani la scelta se eleggere direttamente o meno il presidente del libero consorzio.
In realtà, Sala d’Ercole si è già pronunciata suglio organi politici delle Province, cioè sui presidenti delle nove Province e sui nove Consigli provinciali: e, contro il parere del Governo, ha già manifestato la volontà di ripristinare gli organi elettovi: sia i presidenti, sia i Consigli provinciali. Su questo punto in Aula ci sarà battaglia.
“Abbiamo rispettato il nostro impegno – aggiunge intanto il neo-capogruppo dei grillini, Francesco Cappello (che da ieri ha preso il posto di Giancarlo Cancellieri in virtù dell’alternanza) – ma in aula apriremo un nuovo ‘campo di battaglia’, perché non è questa la riforma per la quale abbiamo lottato. Staneremo il Governo, grande assente ai lavori della Commissione”.
Le continue marce indietro del Governo, che ha ritirato quasi tutti i suoi emendamenti – aggiunge Salvatore Siragusa – hanno tolto anche quel poco di reale sostanza a questa legge. In aula si aprirà una partita nuova tra il Movimento, pronto a cercare di riportare la norma sul piano di una reale, nuova concezione degli enti intermedi, e i partiti, che proveranno a fare di tutto per restaurare lo status quo. Vedremo se Crocetta manterrà veramente le promesse fatte in tv”.
Articolato, ma durissimo, il commento di Santi Formica, esponente della Lista Musumeci.
“Con lapprovazione del disegno di legge sulla riforma della Province – dice Formica – si è consumata, oggi (ieri per chi legge ndr), forse la pagina più buia dal punto di vista della qualità e capacità legislativa dellArs, per supportare uno dei tanti ‘spot’ annunciati in pompa magna dal Presidente Crocetta nei vari salotti televisivi (Giletti in primis). Una maggioranza raccogliticcia è stata ‘obbligata’ a votare un obbrobrio incostituzionale pur di mandare in Aula un disegno di legge qualsiasi. Basti pensare che in sede di dichiarazioni di voto gli on.li Panepinto (PD), Rinaldi (PD), Miccichè (UDC), Tamaio (DRS), oltre ovviamente alle dichiarazioni di tutte le opposizioni naturalmente contrarie alla legge, nelle quali i suddetti deputati della ‘cosiddetta’ maggioranza hanno messo a verbale che presenteranno emendamenti per prevedere lelezione diretta dei componenti dei nuovi enti territoriali intermedi, e ciò per rendere costituzionale un testo, che attualmente non lo è, e per rispetto della democrazia e dei cittadini elettori”.
“E appena il caso qui di sottolineare – prosegue la nota di Formica – che tutti i soggetti auditi in Commissione (ANCI, URPS, SINDACATI, SINDACI e soprattutto esperti costituzionalisti) hanno letteralmente stroncato il disegno di legge in tutte le sue previsioni e fondamentalmente laddove prevede la elezione di secondo livello, affermando, concordemente e con numerose sentenze della Corte Costituzionale, depositate agli atti, che lelezione degli organi degli enti territoriali intermedi deve essere diretta e di primo grado”.
“E ancora il caso di sottolineare – continua impietose l’esponente della Lista Musumeci – che il Governo ha presentato e via via ritirato ben cinque disegni di legge diversi, per poi arrivare al culmine della follia istituzionale di presentare e contemporaneamente ritirare emendamenti di riscrittura dei vari articoli, o addirittura, con il Presidente Crocetta che, a fronte dei rilievi che venivano mossi dai commissari e dagli uffici, proponeva soluzioni che subito dopo, di fronte ad ulteriori rilievi, capovolgeva nel contrario di quello che aveva detto un minuto prima, purché si arrivasse comunque ad un esito, in un crescendo ‘Rossiniano’ che è la più clamorosa delle conferme che a ‘lui’ interessa solo supportare il suo ‘spot’ da Giletti”.
“Annunciamo, sin da adesso – precisa Formica – che presenteremo in Aula eccezione di incostituzionalità del testo in via preliminare, e ovviamente siamo certi che il Commissario dello Stato, che ha dimostrato tutta la sua imparzialità, non potrà esimersi dal ‘bocciare’ la legge. I cittadini devono sapere che gli si vuole togliere il diritto di voto per lasciare il posto ai trombati della politica e agli amici degli amici, moltiplicando i centri di spesa senza il controllo degli elettori attraverso le nomine dirette utili a sfamare gli appetiti del Presidente e della sua maggioranza”.
Anche Giuseppe Milazzo, parlamentare del Nuovo centrodestra democratico, mette le mani avanti: Considero la riforma, approvata in Commissione Affari Istituzionali dellArs, come una base di partenza che occorre colmare nel dibattito dAula che ne seguirà.
Le richieste sulle quali darò battaglia in Aula – dice Milazzo – sono: Lelezione diretta dei Presidenti dei Liberi Consorzi; la scelta degli Assessori tra i componenti dellAssemblea degli stessi; i rappresentanti dei Comuni devono essere eletti dai Consiglieri comunali tra gli stessi Consiglieri e il Sindaco. Per quanto riguarda le Città metropolitane chiedo che vengano dati più poteri alle Circoscrizioni con compiti assegnati per legge e adeguatamente finanziati.
Milazzo, che non ha partecipato al voto in Commissione, si dice pronto ad una mediazione su questi punti come già concordato con il Governo.
Da questo passaggio – elemento che la politica siciliana continua a nascondere – viene fuori l’operazione truffaldina che il nostro giornale denuncia da mesi: e cioè il fatto che i Comuni che finiranno dentro le Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina verranno soppressi e ‘saccheggiati’ per risanare i bilanci dei Comuni di Palermo, Catania e Messina. Questo – lo ribadiamo ai nostri lettori, ma anche ai cittadini dei Comuni dislocati attorno a queste tre città – è il disegno politico, a nostro avviso folle, del Sindaco di Catania, Enzo Bianco, del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e del Governo di Rosario Crocetta.
Un progetto folle che si sostanzia, di fatto, nel tentare di salvare il ‘culo’ a Palermo e a Catania e nel trasformare in squallide periferie i Comuni che finiranno in queste ‘trappole metropolitane’. Complimenti a Crocetta, ad Orlando, a Bianco e a quei deputati del PD (non tutti in verità) che sponsorizzano questa ‘genialata’.
Critico anche il parlamentare di Forza Italia, Vincenzo Figuccia. Al di la dei proclami – dice – cominciano ad intravedersi le gravi criticità che questa riforma, voluta fortemente da Crocetta e i suoi alleati, produrrà.
Da una recentissima simulazione della Corte dei Conti, su base nazionale – aggiunge Figuccia – è stato evidenziato che i risparmi determinati dalla riforma sono ipotetici ed irrisori. Oltre a ciò, certamente le nuove Città metropolitane, che già, da capoluoghi di provincia, salvo rare eccezioni, non hanno brillato nella gestione della rete dei servizi, faranno ancora peggio con lampliamento territoriale”.
“Per non parlare, poi – dice sempre il parlamentare di Forza Italia – dellesigenza, che non è stata per nulla affrontata, di riformare la burocrazia e di pervenire allo snellimento delle pratiche burocratiche che, in un bacino metropolitano, devono fare sentire le Istituzioni più vicine ai cittadini”.
“Sarebbe occorso – conclude il deputato – che fossero state approfondite queste problematiche. Invece, la corsa contro il tempo, ha prodotto un grande papocchio che avrà lunico risultato di far perdere ogni connotazione tipica ai Comuni che rischieranno di diventare periferie-ghetto.
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