LA MANOVRA CHE LA COMMISSIONE BILANCIO DI PALAZZO REALE INIZIERA’ AD ESAMINARE LA PROSSIMA SETTIMANA E’ UNA FICTION. SARA’ UNA LEGGE CON LA QUALE GOVERNO E SALA D’ERCOLE, SULLA CARTA, PAGHERANNO TUTTI. DOPO IL VOTO DELLE EUROPEE ARRIVERA’ LA MANOVRA VERA. E SARANNO DOLORI…
In un clima surreale l’Ars si appresta ad avviare l’esame del disegno di legge sulle variazioni di Bilancio. Registriamo, mettiamola così, una polemica sul presunto taglio dei contratti dei dipendenti delle società regionali e della stessa Amministrazione regionale. Da due giorni i sindacalisti sono sul piede di guerra in ‘difesa’ di questi lavoratori.
Siamo in campagna elettorale e annunciare riduzioni di stipendi a venticinque giorni dal voto sembra una pratica da vecchia politica. Si annunciano i tagli e poi le stesse forze politiche – naturalmente di Governo – che li hanno proposti li ritirano. Proprio come ha fatto stamattina il presidente della Regione, Rosario Crocetta.
Ovviamente, i giornali che, senza volerlo, hanno accompagnato e ampliato questa polemica sul nulla hanno fatto il gioco della vecchia politica che, rimangiandosi i tagli annunciati qualche giorno fa, punta a ingraziarsi i soggetti ai quali non è stato ridotto lo stipendio. Di fatto, sollevando una polemica sul nulla, il Governo spera di essersi ingraziato tanti dipendenti.
A nostra avviso, questo gioco è stato ‘sgamato’ dai dipendenti delle società regionali e della stessa Regione. In ogni caso, sempre a nostro modesto avviso, i tagli delle indennità ci saranno lo stesso, ma dopo le elezioni europee.
Diciamo questo perché a noi le dichiarazioni ‘rassicuranti’ dell’assessore regionale all’Economia, Maurizio Agnello, non ci convincono proprio.
Oggi, al di là delle chiacchiere, la vera notizia è che l’Ufficio del Commissario dello Stato non ha impugnato il mutuo ‘ascaro’ da quasi un miliardo di euro. Non compiendo quest’atto, che a nostro avviso sarebbe stato dovuto, l’Ufficio del Commissario dello Stato ha contraddetto se stesso: perché due anni fa ha impugnato un mutuo identico, che era stato inserito nella Finanziaria regionale dal Governo retto allora da Raffaele Lombardo.
Il mutuo di due anni fa è stato impugnato – osservava giustamente l’Ufficio del Commissario dello Stato – perché una pubblica amministrazione può indebitarsi, contraendo mutui, per investimenti, non certo per pagare la spesa corrente! Oggi, invece, lo stesso Ufficio del Commissario dello Stato ha lasciato passare un mutuo quasi doppio rispetto a quello impugnato di due anni fa che verrà utilizzato per spesa corrente!
Che dire? Che il relativismo, ormai, non risparmia niente e nessuno. Un relativismo che è stato imposto da Roma non certo per favorire la Regione siciliana, ma per infossarla del tutto. Infatti, il prossimo anno – se lo Stato scipperà un altro miliardo di euro dalle ‘casse’ della Regione – il fallimento sarà automatico.
Ora sarà interessante capire come verranno ripartiti questi 950 milioni di euro che, alla fine, sono gli unici soldi che la Regione ha a disposizione. Perché gli altri giochi di prestigio annunciati dall’assessore Agnello, sono solo artifizi contabili: i siciliani sappiano che sono sempre soldi delle famiglie e delle imprese siciliane. Roma non ci regala e non ci regalerà nulla!
Una parte di questi 950 milioni di euro dovrà essere utilizzata per pagare i ‘debiti’ delle Aziende sanitarie provinciali (Asp) della Sicilia, che in realtà sono debiti della Regione ‘girati’ alle Asp (leggere mancati trasferimenti della Regione alle Asp: in pratica, un raggiro contabile che le ‘autorità’ stanno facendo finta di non vedere…).
Con i soldi che resteranno disponibili dopo il pagamento dei ‘debiti’ delle Asp, Governo e Ars dovrebbero evitare il fallimento dei Comuni, pagare le indennità a circa 30 mila soggetti, finanziare Associazioni, Enti e Fondazioni culturali, far ripartire i Consorzi di bonifica, finanziare l’Arpa, finanziare i forestali, trovare i soldi per i Teatri lirici e di prosa per la Sicilia e via continuando con altri settori dell’Amministrazione regionale.
A nostro avviso – al di là delle parole astruse utilizzate dall’assessore Agnello tra ‘cassa’, ‘competenza’ e formule varie – i soldi non basteranno. Anche perché la ‘sceneggiata’ degli 80 euro al mese con la quale Matteo Renzi s’illude di vincere le elezioni europee costerà alla Regione siciliana 180 milioni di euro: soldi che – anche in questo caso – non arriveranno da Roma, come qualcuno ha cercato di far credere, ma verranno presi dalle tasche delle famiglie e delle imprese siciliane!
Per la Sicilia questa trovata di Renzi – è bene che i siciliani lo sappiano – è distruttiva: perché in questo momento 180 milioni di euro avrebbero risolto un sacco di problemi. Invece non solo questi 180 milioni di euro li pagheranno i siciliani, ma determineranno inoltre una riduzione del gettito Irpef. Danni su danni.
Sempre a nostro modesto avviso, Governo e Ars proveranno a intaccare il fondo rischi, ovvero i gruzzolo messo da parte per fronteggiare la montagna di entrate fittizie: e lì si aprirà un gran ‘casino’ con la Corte dei Conti e – se non lo fermeranno – con l’Ufficio del Commissario dello Stato.
Concludendo: la manovra che la prossima settimana Sala d’Ercole si accinge a varare sotto le elezioni sarà una mega operazione di voto di scambio. Coloro i quali da gennaio non sono pagati – circa 30 mila soggetti – a pochi giorni dal voto, in perfetto stile vecchia politica, riceveranno un loro diritto sotto forma di ‘concessione’ della politica.
I politici dell’Ars faranno a gara nel dire che se questa o quella categoria percepirà i soldi che gli spettano il merito è loro. A nostro avviso non tutti verranno realmente pagati. Una parte – a nostro avviso la maggioranza di questa platea – riceverà solo la promessa di pagamento. Giusto il tempo di farli votare…
Dopo il voto delle europee – e su questo ci mettiamo la firma – Governo e Ars vareranno un’altra manovra: quella vera. Con tagli pesantissimi per tutti: per i dipendenti della Regione, per i dipendenti delle società regionali, per i dipendenti del 118, per i forestali e via continuando. Ovviamente, si rimangeranno almeno il 70 per cento delle ‘concessioni’ elargite poco prima del voto per le elezioni europee.
Quanto ai Comuni, quello che la Regione dirà ai Sindaci siciliani sarà pressappoco questo: siete in difficoltà finanziaria? Tassate i cittadini!
Di fatto, nei prossimi mesi, assisteremo a un’esplosione micidiale delle tasse comunali. I Comuni di Palermo, Catania e Messina si divertiranno…
Non ci credete? Vi stiamo raccontando fesserie? Ne parliamo la settimana dopo le elezioni europee.
Ah dimenticavamo: imprese e famiglie siciliane dovranno pagare anche – con ulteriori maggiorazioni Irpef e Irap – i 2,5-2,7 miliardi di euro di debiti degli Ato rifiuti e Ato idrici (la nostra è una stima in difetto, perché l’indebitamento potrebbe essere maggiore).
Ma questo non avverrà quest’anno. Non perché la politica siciliana ce lo vuole risparmiare, ma perché hanno già fatto i conti in tasca a famiglie e imprese siciliane che, tra tasse i imposte nazionali e aumento della pressione fiscale comunale, a dicembre saranno alle corde.
A pagare i debiti fatti dalla politica siciliana con acque e rifiuti si comincerà nel 2015.
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