QUESTA SOMMA SI ANDREBBE AD AGGIUNGERE AI CIRCA 300 MILIONI PREVISTI, CONSENTENDO DI DARE RISPOSTE PER 500 MILIONI. SI EVITEREBBE, COSI’ DI LASCIARE ALCUNI SETTORI DELLA VITA PUBBLICA SICILIANA SENZA RISORSE FINANZIARIE
Oggi vogliamo avanzare una proposta per reperire fondi per la legge di variazioni di Bilancio. Torneremo nel dettaglio sul disegno di legge presentato dal Governo regionale. In questa sede diremo soltanto che i punti deboli del manovra messa a punto dai tecnici dell’assessorato regionale all’Economia sono due: il reperimento dei quasi 300 milioni di euro che verrebbero presi dal fondo rischi e, soprattutto le oltre trenta voci di spesa.
Partiamo dal presupposto che i quasi 300 milioni di euro di disponibilità finanziaria sono veramente pochi rispetto alle esigenze della società siciliana rimasta priva di risorse. E’ necessario reperire nuove risorse. E la possibilità c’è.
Proprio in questi giorni Roma ha dato il via libera al finanziamento di 417 milioni di euro per progetti che riguardano la sanità. Sono i fondi di una legge nazionale che dovrebbero servire per il miglioramento delle infrastrutture sanitarie (si dovrebbe trattare della legge nazionale numero 88 del 1967, articolo 20).
Bene, poiché si tratta di somme subito disponibili – ripetiamo: 417 milioni di euro – non ci sembrerebbe un peccato di lesa maestà se, d’accordo con Roma, si riducesse del cinquanta per cento questo fondo. Con circa 200 milioni di euro i lavori per questa infrastrutture sanitarie si potrebbero avviare senza problemi.
L’Amministrazione regionale recupererebbe 200 milioni di euro – che in questo momento di grave crisi finanziaria sarebbero ‘ossigeno’ – per consentire una manovra di variazioni di Bilancio più agevole, evitando di lasciare senza risorse tanti settori della Regione.
I 200 milioni presi in prestito quest’anno potrebbero essere restituiti prendendoli dalla Programmazione europea 2014-2020.
Non crediamo che una manovra del genere creerebbe problemi al mondo della sanità. Anche perché l’articolo 20 della legge nazionale n. 88 prevede, per la Sicilia, una spesa di circa 900 milioni di euro: ai 417 milioni di quest’anno dovrebbero aggiungersene altri 500 milioni di euro che potrebbero essere disponibili il prossimo anno.
La nostra proposta nasce dalla constatazione che, questa volta, la manovra approntata dal Governo di Rosario Crocetta ci sembra sostanzialmente corretta. Riteniamo corretto l’accantonamento di 200 milioni di euro all’anno per dieci anni per alimentare il fondo rischi.
Sulla base di questa manovra – peraltro sollecitata dal Governo nazionale per liberare le Pubbliche amministrazioni dai cosiddetti residui attivi (entrate incerte, se non fittizie) – in dieci anni si dovrebbero cancellare dal Bilancio della Regione siciliana i circa 4 miliardi di residui attivi.
Le tre cose che non convincono della manovra di variazioni di Bilancio sono:
1) l’esiguità delle somme disponibili (i già citati 300 milioni di euro o giù di lì);
2) i tanti, troppi capitoli di spesa (oltre 30) rispetto alla disponibilità finanziaria;
3) l’esiguità delle somme disponibili – i circa 300 milioni di euro – rispetto alle esigenze dei vari settori della vita pubblica siciliana.
Ora, un conto è mettere in circolo 300 milioni di euro, altra e ben diversa cosa è metterne in circolo 500. Con 200 milioni di euro in più si darebbe una risposta più completa alle esigenze della Sicilia, senza intaccare il mondo della sanità siciliana che ha altri problemi.
Più tardi torneremo su due aspetti della sanità pubblica siciliana: la carenza di posti letto, che sta creando problemi enormi ai cittadini della nostra Isola, e la spesa eccessiva sostenuta per mantenere l’Ismett.
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