I DEPUTATI (TRANNE QUELLI DEL PDL) RIVOGLIONO LA LEGGE OMNIBUS. OVVERO LE CLIENTELE CHE LA PRESIDENZA HA TAGLIATO. INTANTO LA SICILIA PRECIPITA NEL BARATRO. RISCHIA DI ESPLODERE ANCHE LA QUESTIONE DEI MEDICI OSPEDALIERI
Si apre, per la Sicilia, una settimana politica di fuoco. Benché il presidente della Regione, Rosario Crocetta, si sforzi di definire chiusa la vicenda Humanitas – ovvero il maldestro tentativo del Governo di incrementare i posti letto al centro sanitario di Misterbianco con un ‘premio’ di 10 milioni di euro all’anno, oltre ai 20 milioni di euro che lo stesso centro già ‘inghiotte’ – la questione è ancora aperta. Come riferiamo in altra parte del giornale, l’intervista rilasciata nei giorni scorsi dall’assessore Nicolò Marino al settimanale L’Espresso non è casuale.
Marino attacca frontalmente Confindustria Sicilia sulla spinosa gestione dei rifiuti. Ma attaccare Confindustria Sicilia, è inutile girarci attorno, significa attaccare lo stesso Governo regionale. Perché i tre personaggi che già da qualche anno controllano in modo ‘militare’ Confindustria Sicilia – Antonello Montante, Giuseppe Catanzaro e Ivan Lo Bello – sono gli stessi che condizionano le scelte del Governo Crocetta.
Nel conto, insomma, va anche considerata la possibilità che, tra qualche giorno, l’assessore Marino lasci il Governo. Idem per l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. Anche quest’ultima potrebbe rassegnare le dimissioni. Che le eviterebbero altre piroette che rischierebbero di minare la sua credibilità.
Se il governatore Crocetta è ormai abituato a promettere una cosa e a fare l’esatto opposto, non è detto che l’assessore Borsellino lo segua.
Con che faccia, ad esempio, l’assessore Borsellino, dopo aver provato ad aumentare i posti letto al centro Humanitas di Misterbianco potrà affermare che gli ospedali siciliani, pubblici e privati, debbono ridurre i posti letto? E con quale credibilità potrebbe proporre, soprattutto alle Aziende ospedaliere, una riduzione delle risorse finanziarie quando lo stesso Governo regionale era pronto ad assicurare altri 10 milioni di euro al centro privato Humanitas?
Insomma, anche l’assessore Lucia Borsellino potrebbe decidere, tra qualche giorno, di lasciare un Governo nel quale le contraddizioni e l’inadeguatezza politica e amministrativa hanno ormai superato il livello di guardia.
In questo scenario c’è anche un particolare che forse sfugge agli osservatori di fatti politici. Ci riferiamo allo scontro tra la presidenza dell’Ars e la Commissione Bilancio e Finanze. Scontro che oggi prevede un’ulteriore ‘puntata’ con la conferenza stampa promossa dai componenti della Commissione Bilancio e Finanze i quali, con molta probabilità, torneranno ad attaccare il presidente dell’Assemblea di Sala d’Ercole, Giovanni Ardizzone.
Il pomo della discordia è noto: i parlamentari della Commissione Bilancio e Finanze (non tutti a dir la verità: quelli del Pdl, ad esempio, appoggiano il presidente Ardizzone) avevano trasformato il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio nel solito ‘polpettone’ omnibus, infilandovi dentro tutto e il contrario di tutto.
Anche – ad esempio – il rinnovo dei contratti ai 45 precari dell’assessorato al Territorio e Ambiente e una cervellotica interpretazione dei contratti di lavoro: argomento sul quale l’Ars non dovrebbe avere voce in capitolo.
Il presidente Ardizzone è intervenuto e, con un’interpretazione estensiva del regolamento che gli consente di intervenire sulle questioni finanziarie, ha ‘cassato’ le parti del disegno di legge. Da qui la protesta di una parte dei parlamentari che fanno parte della Commissione Bilancio e Finanze.
Ora, al di là della diatriba, quello che colpisce, in questa storia, è la non-posizione assunta dal Governo. E’ possibile che, su una vicenda così delicata, il presidente Crocetta e l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, non prendano posizione? Il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio è stato presentato dal Governo.
Anche se il provvedimento è degenerato in una legge omnibus senza né capo, né coda, non dovrebbe essere il Governo a gestire il proprio disegno di legge? Ma il Governo dov’è?
“Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”: mentre la politica siciliana si perde nelle chiacchiere, la Sicilia, come dice oggi in un’intervista al nostro giornale l’onorevole Giovanni Lo Sciuto, precipita nel baratro.
Sabato abbiamo dato notizia della chiusura di Sicilia e Servizi venture. Con la mobilità per 76 lavoratori. Altri 76 lavoratori rischiano il posto con il fallimento di Acque potabili siciliane (lo ricordiamo in un articolo che abbiamo pubblicato oggi). A rischio ci sono i Comuni siciliani senza soldi, le Province commissariate a abbandonate a se stesse (che fine ha fatto il disegno di legge del Governo regionale sull’istituzione dei Consorzi di Comuni e sulle aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina?), i lavoratori di altre società regionali che rischiano di chiudere.
L’elenco, ormai infinito, continua con altri lavoratori a rischio: dipendenti amministrativi delle Asp siciliane (oltre 700 solo a Palermo e provincia), gli infermieri precari e, cosa che nessuno fino ad oggi ha detto, i medici che operano con contratti a tempo determinato nelle Aziende ospedaliere.
Nessuno ancora ha detto che la Regione avrebbe già dato disposizione ai commissari delle Aziende ospedaliere di non rinnovare i contratti ai medici precari. Non sappiamo se la notizia sia vera: ma se fosse vera il caos negli ospedali pubblici siciliani sarebbe assicurato.
Ricordiamo che, di fatto, le Aziende ospedaliere dell’Isola hanno bloccato il turnover: ciò significa che i medici che vanno in pensione (e anche quelli che fuggono da turni ormai massacranti mettendosi in aspettativa) non vengono sostituiti.
In questo momento a sostituire i medici che vanno in pensione sono i medici con contratti a termine. Ma se a questi ultimi, nel nome del ‘risparmio’, dovesse essere dato il benservito, tutto il lavoro rimarrebbe sulle spalle degli attuali medici ospedalieri.
Il tutto in uno scenario dove gli stessi medici ospedalieri (e gli infermieri che, in termini di carichi di lavoro, non se la passano meglio dei medici) sono già massacrati da turni pesanti. Con il proprio contratto ‘congelato’ da quattro anni e con un sistema premiante che, in termini lavoristici, si sta rivelando un surrogato, al ribasso, dello straordinario.
Proviamo a chiarire una questione piuttosto delicata. Oggi ai medici ospedalieri siciliani, oltre a subire il blocco del contratto (blocco nazionale), viene riconosciuto un sistema premiante che dovrebbe riguardare un eventuale extra lavorativo di qualche ora al mese nel nome di un obiettivo da raggiungere.
Ma ormai, in media, quello che avrebbe dovuto essere un sistema premiante di “qualche ora al mese” impegna invece i medici degli ospedali pubblici per 20, 25, 30 e, talvolta, anche 50 ore al mese di lavoro al mese in più.
Solo che, invece di essere pagato come straordinario, questo lavoro viene pagato forfettariamente e meno rispetto ad un eventuale pagamento sotto forma di straordinario.
Tra l’altro, si tratta di ore di lavoro in più che gli stessi medici ospedalieri non potranno più recuperare. Soprattutto se dovesse venire meno la presenza dei medici con contratto a termine.
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