Ars, i 90 ‘califfi’ presto a casa

La notizia l’ha lanciata oggi lo stesso presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo: “Mi dimetterò un minuto prima che il giudice decida su rinvio a giudizio o archiviazione. Anche se deciderò di chiedere il rito abbreviato, mi dimetterò un minuto prima del pronunciamento dei giudici. I tempi? Credo che non ci sia alcuno che possa prevederli”.

A questo epilogo si è arrivati, è noto , dopo che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania ha chiesto, per Lombardo, il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Tutto questo dopo che il Gip ha stabilito l’imputazione coatta.

Nel merito dei fatti giudiziari non entriamo. Noi proveremo, invece, a sottolineare alcuni aspetti politici di questa vicenda. Al di là dei fatti giudiziari, di certo gravi, va detto che il governo Lombardo è in crisi già prima dell’aggravarsi della posizione giudiziaria del presidente. Già ad ottobre scorso si era capito che l’approvazione del bilancio 2012 sarebbe stato un traguardo difficile da raggiungere. Perché, ormai, ai problemi di ‘competenza’ (uno ‘sbilanciamento’ di circa 5 miliardi di euro), si sarebbero aggiunti quelli di ‘cassa’: cosa che si è puntualmente verificata.

I ‘conti’ della Regione non sono più in grado di fronteggiare le spese, anche in termini di ‘cassa’. Non solo. I rapporti con Roma sono cambiati. Lombardo – che dal 2008 ad oggi, con le sue mai nascoste “maggioranze varibili”, ha fatto un po’ di qua e un po’ di là – è riuscito, bene o male, ad andare avanti grazie all’accondiscendenza del governo Berlusconi.

E’ stato il governo Berlusconi che, appena un anno fa, ha consentito alla Regione di pagare le spese sanitarie, ‘staccando’ un assegno da 750 milioni di euro. Ed è stato lo stesso Berlusconi – sempre dal 2008 al 2001 – a consentire all’ex sindaco di Palermo, Diego Cammarata di non fare fallire il Comune, erogando ogni sei o sette mesi ora 40, ora 80, ora 50 milioni di euro per consentire allo stesso Cammarata, di fatto, di pagare l’esercito dei precari. Ed è stato ancora Berlusconi ad evitare che il Comune di Catania dichiarasse il dissesto finanziario grazie ad altre ‘donazioni’ finanziarie.

Va detto che sia nel caso della Regione, sia nel caso del Comune di Palermo, sia nel caso del Comune di Catania, il governo Berlusconi è intervenuto prendendo i soldi dal Fas, sigla che sta per Fondo per le aree sottoutilzzate. Si tratta di risorse finanziarie statali che, per l’85 per cento, sono già destinate al Sud. Ma non per pagare la sanità o i debiti dei Comuni di Palermo e di Catania, ma per gli investimenti in infrastrutture. Morale: Berlusconi, Lombardo e i sindaci di Catania e Palermo (rispettivamente, Diego Cammarata e Raffaele Stancanelli), dal 2008 al 2011, hanno utilizzato in modo improprio i fondi per le infrastrutture, destinandoli alla spesa corrente quasi sempre improduttiva.

Non conosciamo la situazione finanziaria del Comune di Catania. Ma abbiamo in po’ di contezza per affermare che i bilanci della Regione siciliana e del Comune di Palermo sono sull’orlo del dissesto finanziario. Dunque la politica del governo Berlusconi è stata due volte disastrosa: in primo luogo, perché ha ‘distratto’ risorse dagli investimenti dirottandoli sulla spesa corrente improduttiva; in secondo luogo, perché non ha risolto i problemi finanziari della Regione siciliana e del Comune di Palermo (sul Comune di Catania non ci pronuciamo perché, come già detto, non conosciamo i ‘numeri’ del bilancio).

E qui arriviamo alla questione politica. Lombardo, oggi, annuncia le proprie dimissioni. Anche se non indica una data precisa. In ogni caso, le sue dimissioni da presidente della Regione dovrebbero arrivare dopo l’approvazione del bilancio da parte di Sala d’Ercole. Da qui la nostra domanda: la Regione, quest’anno, avrà un bilancio? Noi nutriamo qualche dubbio. E’ probabile che l’Assemblea regionale siciliana approvi il bilancio. Ma è altrettanto probabile che il commissario dello Stato lo impugni. E in questo caso – a meno che il presidente dellaa Regione non decide di pubblicare lo stesso il bilancio sulla Gazzetta Ufficiale – Sala d’Ercole verrebbe sciolta in anticipo per “persistente violazione dello Statuto” dovuta, appunto, alla mancata approvazione del bilancio.

A Roma non c’è più il governo Berlusconi. Da Roma, con il governo Monti, non arriveranno ‘sconti sui conti’. Roma vuole che la Regione siciliana effettui ora alcuni consistenti tagli alla spesa. E non vuole più vedere entrate ‘finte’. E noi nutriamo dubbi sul fatto che il governo Lombardo e l’Assemblea regionale siciliana si presentino all’appello con un bilancio ‘vero’: e cioè con un taglio secco alle spese e senza entrate finte.

Da qui l’ipotesi che lo scioglimento anticipato dell’Ars possa arrivare non dalle dimissioni di Lombardo per la sua vicenda giudiziaria, ma dall’assenza di un bilancio, magari approvato da Sala d’Ercole e ‘impugnato’ dal commissaro dello Stato.

 

Giulio Ambrosetti

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