Cu lassa a vecchia pa nova sapi chiddu chi lassa ma un sapi chiddu ca trova. Quale modo migliore per spiegare una scelta controcorrente, dal sapore di prima repubblica, di attingere a piene mani dalla cultura popolare siciliana? Il proverbio calza a pennello. E a riconoscerlo è anche Giovanni Bulla, deputato regionale che ha deciso di tornare al passato, lasciando la Lega e riabbracciando l’Udc. «Beh sì, diciamo che il detto sintetizza bene il momento», commenta Bulla a MeridioNews. Il ritorno nella famiglia democristiana per il politico adranita arriva a quattro mesi dal benvenuto nel gruppo Ars del Carroccio. Un’unione nata nel segno del melting pot politico, tra pezzi di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Udc. Bulla, appunto.
«Ho scelto di tornare in quella che è sempre stata la mia casa politica perché a chiederlo in queste settimane è stata la base – assicura Bulla -. Sono sempre stato un moderato, che cerca il dialogo, e ammetto che la politica leghista non fa per me, specialmente per quanto riguarda la presa di posizione forte su certi argomenti. Troppi scontri», spiega il deputato etneo. Che il suo potesse essere il primo nome in uscita, però, era una voce che a palazzo dei Normanni circolava un bel po’. Accompagnata dalla considerazione riguardante il segretario regionale leghista Stefano Candiani. Senatore di Busto Arsizio che ha iniziato ad avere a che fare con la Sicilia nella primavera di due anni fa, nelle vesti di commissario, e che non ha fama di essere aperto a contrattazioni interne al partito. «Con lui ho avuto sempre un rapporto di reciproco rispetto – commenta Bulla – poi è anche vero che la Lega ha una struttura verticistica che poco si coniuga con quello che è stato il mio modo di fare politica».
A fare tale considerazione potrebbe non essere l’unico. Tra chi spiffera i rumors leghisti c’è chi non ha stappato bottiglie di spumante nel vedere sbarcare nell’isola i nostalgici di Alberto da Giussano. «La prossima che lascia è Marianna Caronia», è la previsione. Sul punto Bulla non si espone. «Ritengo che non possa essere escluso, ma è un tema che chiaramente non spetta a me affrontare», chiosa il deputato adranita. Dove invece Bulla tiene a fare chiarezza è quello del rimpasto di giunta. «Mai avuto mire personali sull’assessorato, è chiaro che in un ingresso della Lega al governo il gruppo volesse avere la possibilità di condividere la scelta del nome, indipendentemente dal fatto che si trattasse di uno di noi o di un esterno – chiarisce -. Non è un mistero che all’interno del partito c’è chi preferirebbe che a fare l’assessore sia qualcuno della prima ora».
La scelta personale di Bulla pone l’attenzione su un tema fondamentale in casa Lega: l’esigenza, anche nell’ottica delle future elezioni nazionali e regionali, di mettere radici nel territorio. Un’operazione che in una regione che vive di grandi elettori difficilmente può prescindere da un’adeguata squadra di onorevoli a proprio sostegno. «Al momento in più province il Carroccio può contare su qualche sindaco e assessore», sottolinea Bulla. Completare la riflessione spetta ad altri, ma il quesito è chiaro: finché ai vertici della Lega non decideranno di cedere un po’ le redini ai referenti locali, soprattutto in un territorio storicamente diverso da quello padano, la strada per i salviniani potrebbe rivelarsi più in salita di quanto i sondaggi nazionali potrebbero far pensare.
«Una notizia che mi lascia sorpreso, per la stima che ho di Giovanni Bulla. Che dire? Gli auguro in bocca al lupo e buona vita», è il commento di Orazio Ragusa, uno dei tre leghisti rimasti in Ars. Chi invece butta l’occhio sul vitello grasso per festeggiare il ritorno a casa è l’Udc. «Siamo molto orgogliosi di riavere Giovanni Bulla. L’Udc si candida a governare città, province e regioni, e prepara il ritorno al governo nazionale – si legge in una nota del segretario nazionale Lorenzo Cesa -. Abbiamo le carte in regola con valori chiari e ben definiti per chiamare a raccolta sotto lo scudocrociato tutti i moderati italiani». Scudo che, nella sua funzione protettiva, può essere mantello ma anche una più rassicurante coperta di Linus.
Riceviamo e pubblichiamo dalla deputata regionale Marianna Caronia
Mi dispiace molto che ci siano rumors che possano vedere nell’uscita di chicchessia da un partito un motivo per stappare bottiglie o festeggiare.
L’onorevole Bulla ha fatto la sua scelta, il mio percorso è profondamente diverso. Per quanto mi riguarda quella di lasciare la Lega è un’ipotesi che non è all’ordine del giorno. Sono ferma nel mio intendimento. E comunque, ogni volta che ho preso una decisione, non ho mai affidato a rumors l’espressione delle mie volontà.
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