L’AULA HA VARATO IL PEGGIORE BILANCIO DELLA STORIA DELL’AUTONOMIA: UN BILANCIO CON UN BUCO’ DA UN MILIARDO DI EURO CHE AVRA’ RIFLESSI DEVASTANTI SULLA GIA’ BOCCHEGGIANTE ECONOMIA SICILIANA. NON E’ MIGLIORE LA FINANZIARIA CHE RISENTE IN MODO PESANTE DEI CONTI TRABALLANTI. LA MANOVRA, CHE PASSA ORA ALL’ESAME DEL COMMISSARIO DELLO STATO, LASCIA SUL CAMPO CENTINAIA DI “MORTI E FERITI”, SOPRATTUTTO NEL SOCIALE. UNICO DATO POSITIVO: E’ SALTATO IL MUTUO DA UN MILIARDO DI EURO PER FORAGGIARE CON I SOLDI DEI SICILIANI I GRANDI GRUPPI NAZIONALI
In un clima di grande confusione politica e istituzionale, con una pesantissima inchiesta della magistratura penale che incombe, l’Assemblea regionale siciliana ha approvato stanotte la manovra economica e finanziaria 2014. Con molta probabilità, la presenza della magistratura deve aver ‘convinto’ i deputati a ‘darsi una mossa’.
Sala d’Ercole ha approvato la Finanziaria alle ore tre di stamattina dopo un serrato confronto parlamentare. E’ stata la solita notte convulsa, con varie sospensioni e una riunione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari.
Sono tanti gli ordini del giorno che sono stati accolti come raccomandazione dal Governo. I lavori d’Aula sono stati presieduti dal presidente, Giovanni Ardizzone, e dal vice presidente, Antonio Venturino. Al dibattito sono intervenuti i deputati di tutti i gruppi parlamentari e di esponenti della Giunta.
Il disegno di leggeDisposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2014. Legge di stabilità regionale – ovvero la Finanziaria 2014 – è stato approvato con 39 voti favorevoli, 22 contrari e un astenuto: il parlamentare del Nuovo centrodestra democratico, Vincenzo Vinciullo.
Mentre il disegno di legge “Bilancio di previsione della Regione siciliana per l’anno finanziario 2014 e Bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016” è stato approvato con 44 voti favorevoli 22 contrari e nessun astenuto.
L’Aula ha osservato un minuto di silenzio per commemorare due uomini politici siciliani, lonorevole Antonino Dato e lonorevole Salvino Fagone, che in questi giorni sono deceduti.
Nel corso della giornata di oggi proveremo a dare quante più informazioni possibili, soprattutto sul fronte delle spese previste dalla Finanziaria. Oggi, a manovra approvata, cerchiamo di elaborare quale potrebbe essere la ‘lettura’ politica, economica, finanziaria, sociale e istituzionale di questa pessima manovra.
Intanto i sei dati politici, a nostro avviso, importanti.
1) E’ saltato il mutuo da quasi un miliardo di euro che il Governo avrebbe voluto far contrarre alla Regione per pagare i ‘debiti’ ai grandi gruppi economici nazionale. Un’operazione ‘ascaristica’ che nasconde retroscena ancora poco chiara.
2) L’approvazione di questa manovra è destinata a segnare in negativo la vita di almeno 300 Comuni siciliani che rischiano di scomparire. In questa fase, a nostri lettori, l’affermazione sembrerà un po’ forte. Ma quando tra qualche settimana cominceranno a venire fuori i ‘numeri’ veri sui Comuni della nostra Isola la nostra previsione apparirà più chiara.
3) E’ saltata la sanatoria edilizia che speculatori e mafiosi inseguono dal 1996.
4) Governo e Ars hanno operato una scelta: hanno deciso scientemente di salvare, per quest’anno, lo stipendio agli oltre 80 mila precari di Regione, Comuni, Province e uffici pubblici vari. Un’operazione da circa un miliardo di euro che verrà pagata per intero dalla collettività siciliana: imprese, famiglie e, in generale, da tutti i settori dell’Amministrazione regionale che subiranno tagli pesanti.
5) Il voto contrario alla manovra dei 14 parlamentari del Movimento 5 Stelle. Ciò significa che in Assemblea regionale siciliana c’è un gruppo parlamentare che non ha preso parte alla spartizione consociativa delle poche risorse finanziarie disponibili per le clientele. Cosa, questa, che lascia ben sperare per il futuro.
6) Nella manovra approvata dall’Ars non c’è l’ombra di un’ipotesi di sviluppo. Per il Governo e per i parlamentari che hanno votato la manovra, le imprese siciliane, già ‘spremute’ dal Governo nazionale, vanno ulteriormente ‘spremute’ per mantenere il precariato. Non solo. Quelle poche opportunità di lavoro offerte dall’amministrazione regionale non andranno alle vere imprese, ma alle società regionali regionali rimaste in piedi. Di fatto, questa è una manovra economica e finanziaria contro le imprese siciliane.
Per la prima volta la manovra economica approvata da Sala d’Ercole rischia di sortire effetti devastanti sullo stesso funzionamento delle istituzioni autonomistiche. Il Bilancio regionale 2014, infatti, presenta due punti deboli che l’ufficio del commissario dello Stato non potrà ignorare: uno spaventoso ‘buco’ di un miliardo e mezzo di euro – un ‘buco’ di bilancio pari a quello della Grecia! – e una montagna di residui attivi, cioè di crediti di difficile esigibilità, se non inesigibili.
Il ‘buco’ da un miliardo e mezzo di euro è il frutto di una manovra temeraria sulle regolazioni contabili e sui fondi di riserva, che sono stati ridotti in modo considerevole (circa 550-600 milioni di euro). E da un prelievo forzoso dello Stato dalle ‘casse’ regionali che si aggira sui 900 milioni-un miliardo di euro).
Davanti a una realtà amara Governo e Ars hanno preferito fare come gli struzzi, mettendo la testa sotto la sabbia. Sono così venute fuori – l’invenzione contabile e giuridica è degli alti burocrati dell’Ars ‘prestati’ al Governo (leggere ‘incesto’ politico, amministrativo e istituzionale) – due contabilità: una che considera un improbabile arrivo dei soldi da Roma (circa 500 milioni di euro): e una seconda versione che fa a meno dei 500 milioni di euro romani.
Il risultato è un Bilancio 2014 a due velocità e, quindi, con due diverse previsioni di spesa. Di fatto, è una violazione della legge sulla contabilità. partendo da questa condizione, Governo e Ars hanno operato la stessa scelta dello scorso anno: in Bilancio hanno messo le spese obbligatorie e cioè, il funzionamento della ‘macchina’: stipendi, pensioni (La Regione paga i propri pensionati perché non ha un fondo pensioni funzionante), rate dei mutui, sanità e altre spese. Mentre tutti gli altri settori dell’Amministrazione sono finiti nella Finanziaria.
La conseguenza è che tutti i settori dell’Amministrazione regionale sono soggetti a due ipotesi di finanziamento. Se Roma ‘caccerà’ i soldi avranno – a titolo di esempio – 100. Se Roma – cosa assai probabile – darà meno dei 500 milioni o nulla – avranno 50.
La situazione, ieri, si è complicata ulteriormente. Perché – stando a indiscrezioni – l’ufficio del commissario dello Stato (a quanto pare in stretto raccordo con la Corte dei Conti), avrebbe fatto sapere che la manovra sarebbe stata impugnata se Governo e Ars non avessero costituito di corsa un congruo fondo rischi.
Come detto all’inizio, tra i gravi problemi del Bilancio della Regione 2014 c’è anche la presenza di una montagna di residui attivi: entrare di difficile, se non di impossibile esigibilità. Per fronteggiare possibili – anzi probabili – evenienze negative, la Corte dei Conti, lo scorso anno, ha chiesto alla Regione di costituire un fondo rischi.
Il fondo rischi è stato costituito nella misura di circa 90 milioni di euro. Poco, anzi pochissimo rispetto a entrate incerte, se non fittizie, pari a 3 mila miliardi di euro. Ma il Governo, nel mettere a punto la manovra di quest’anno, ha provato a ‘mangiarsi’ anche questi 90 milioni di euro!
La reazione della Corte dei Conti (e del commissario dello Stato) non si è fatta attendere. Così, ieri sera, in fretta e furia, Governo e Ars hanno dovuto trovare i soldi per costituire il fondo rischi – non sappiamo ancora a quanto ammonti – ‘raschiando’ risorse di qua e di là. O meglio ‘spalmando’ questo fondo rischi su tutte le spese.
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