Quanto è costato ai siciliani l’ennesimo atto di ascarismo andato in scena ieri a Sala d’Ercole? Parliamo dell’approvazione, nell’ambito della legge di stabilità, dell’articolo 5 che prevede l’abbassamento dal 20 al 13% delle royalties a carico delle compagnie petrolifere. “Una vergogna affermano i deputati 5 Stelle Ciaccio, Foti, La Rocca ai quali si aggiunge la voce del deputato Pdl-Ncd Vincenzo Vinciullo la maggioranza ha deciso a spese dei siciliani, cedendo a pressioni politiche esterne riduce lintroito dovuto alla Regione ed ai Comuni ed aumenta, come ad esempio nel comma successivo, le tasse sullo start up delle imprese”.
Della serie, regali per le multinazionali e tasse per i siciliani.
In questo articolo abbiamo pubblicato l’elenco dei 44 ascari che hanno espresso voto favorevole. Tutti riconducibili a Pd, Megafono e Udc, più uno. Ovvero l’ex deputato grillino Antonio Venturino, oggi nel gruppo misto e per cui, evidentemente, certe battaglie non contano più.
Adesso proviamo a fare due conti. Basandoci sulle cifre ufficiali circolate l’anno scorso, quando il Movimento 5 Stelle, era riuscito ad innalzare queste aliquote dal 10 al 20%.
Nel 2011, con una tassazione al 10%, in linea con quella nazionale che è tra le più basse del mondo per i petrolieri, la Regione siciliana aveva incassato 19 milioni di euro. Raddoppiando l’aliquota al 20%, l’incasso previsto era di circa 38 milioni di euro. Non male. Mai abbastanza se si considera il danno che fanno e il regime di impunità quasi totale cui sono sottoposti. Ma era sicuramente qualcosa in più e per questo i grillini si erano battuti riuscendo a fare approvare l’incremento (che per magia, non è stato comunque applicato).
Ieri la marcia indietro. Che ad occhio e croce fa perdere ai siciliani circa 14 milioni di euro. Con il 13%, infatti, la Regione dovrebbe incassare un circa 24 milioni, invece dei 38. Un regalo di 14 milioni alle compagnie che estraggono petrolio (o gas) o che lo raffinano. Non c’è che dire, una mossa davvero pilatesca.
Il tutto, mentre rimane irrisolta la questione delle accise sui prodotti petroliferi, che secondo lo Statuto siciliano, dovrebbe andare alla Regione e che invece continua ad intascare Roma.
Un regalo che arriva in un momento tragico per le finanza siciliane. Si prevedono tagli a tutti i settori dell’amministrazione regionale. Ai Comuni, alla Sanità, ai servizi socio-sanitari, ciechi, disabili e così via.
Insomma, non si può certo dire che non ci sarebbe stato il modo di impiegare queste somme. Le emergenze sono tantissime. E, proprio dinnanzi allo stato comatoso in cui versano i conti della regione siciliana, questa carezza ai petrolieri risulta ancora più scandalosa.
Non ci soffermeremo ulteriormente sulle pressioni esterne a cui hanno ceduto quei 44 deputati che dovrebbero rispondere solo ai siciliani. Sono alquanto evidenti.
Ciò che è certo è che nella tradizione di Sala d’Ercole queste cose non sono mai state gratuite. Fin dai tempi, come ci ricorda un esperto cronista politico, del Presidente della Regione siciliana, Giuseppe D’Angelo. Il quale provava ad opporsi allo strapotere delle esattorie dei fratelli Salvo e che puntualmente non trovava una maggioranza all’Ars…
Oggi la situazione è diversa, almeno nella forma. C’è un Presidente che i poteri forti li difende e che trova 44 ascari su cui contare. A che prezzo?
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