Erasmus, il programma di scambio europeo, non vale solo per gli studenti universitari ma anche per nuovi imprenditori, o aspiranti tali. La comunità Europea, con un programma denominato Erasmus for young entrepreneurs dà infatti la possibilità a chi ha almeno 18 anni, e senza limiti di età, di essere ospitato, da uno a sei mesi, da piccole o medie imprese partner in tutta Europa. «Non si tratta di una semplice esperienza di stage, ma di un vero affiancamento per capire come si fa impresa», spiega Giuseppe Ursino, imprenditore catanese promotore dell’iniziativa con la sua JO Consulting. L’azienda etnea, partner dell’iniziativa promossa dall’Unione Europea, ha avviato in questi giorni la fase di matching, ovvero la selezione delle aziende ospitanti – denominate host entepreneur, secondo la dicitura ufficiale – per tutta l’Italia.
Le aziende e gli incubatori di impresa con esperienza di almeno tre anni, potranno mettersi a disposizione contattando il referente italiano per ospitare giovani «provenienti dalla Romania, dalla Polonia, dalla Spagna e dall’Estonia. Per il giovane imprenditore selezionato, non ci sarà alcun costo: tutto è pagato da Bruxelles. Idem per l’azienda, che avrà a disposizione una risorsa giovane da cui apprendere anche importanti informazioni sul Paese di origine», spiega Ursino. I giovani partecipanti – new entrepreneurs, secondo la dicitura presente nella guida ufficiale al programma – potranno invece accreditarsi attraverso una procedura online: sono richiesti, oltre a un curriculum, anche un piano di business, che verrà valutato da JO, oltre che dall’azienda ospitante. «Al momento prevediamo di ospitare dieci giovani: in base al budget e al tempo di permanenza, potrebbero essere meno o di più», spiega ancora Ursino. L’obiettivo principale dell’iniziativa è comunque quello «di avviare un network a livello europeo, per diffondere la cultura imprenditoriale. Sono infatti pochi gli aspiranti imprenditori – continua Ursino – che hanno la possibilità di avere il contatto diretto con una azienda, se non hanno una azienda in famiglia. Un modo di operare già molto doiffuso negli Stati Uniti d’America, ma ancora non molto radicato non solo in Italia, ma in tutta Europa», conclude Ursino.
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