Arriva anche a Palermo il movimento delle sardine  «Finora siamo stati una maggioranza silenziosa»

«Nessuna bandiera politica, nessuno slogan offensivo». È una delle richieste che il neonato movimento delle sardine fa anche a Palermo, nel lancio della manifestazione che si terrà venerdì 22 novembre a piazza Verdi a partire dalle 18 e 30. In una frase c’è già molto dei tempi attuali: la voglia, o il timore, di non sentirsi legato ad alcun partito e «il respingimento della dialettica dell’odio», come afferma uno dei promotori, Gabriele Scalia. Senatore accademico dell’università di Palermo e referente del Coordinamento UniAttiva, Scalia e gli altri studenti universitari in meno di un giorno hanno già visto una notevole mobilitazione su Facebook. In attesa che i like diventino partecipazione sulle strade.

E così anche nel capoluogo siciliano arriva l’onda lunga delle sardine, attraverso l’hashtag #Palermononsilega: il movimento a livello nazionale è nato da un’idea di quattro amici a Bologna che, in occasione della campagna elettorale in Emilia Romagna e di un comizio elettorale del leader della Lega Matteo Salvini a sostegno della candidata Lucia Bergonzoni, hanno organizzato un contro presidio a piazza Maggiore. L’obiettivo dichiarato delle seimila sardine, stipate strette strette, è sfociato in un successo oltre le aspettative che ha visto radunarsi oltre il doppio delle persone. Esempio replicato poi anche a Modena e successivamente in altre città italiane. Dopo il lancio di ieri a livello regionale arriva dunque l’approdo anche a Palermo. Questa volta, però, a organizzare l’evento sono gli studenti universitari. È un segnale?

«Le università sono sempre stati i centri nevralgici da cui sono nati i grandi movimenti. Anche a Bologna gli organizzatori sono ex studenti universitari – osserva Scalia – Non hanno mai fatto politica ma vengono dal volontariato, dunque hanno vissuto le istanze e i disagi del territorio. Noi come studenti ci mobilitiamo perché stiamo vedendo che alcuni valori come l’antifascismo e l’antirazzismo si stanno perdendo, a causa di un individualismo troppo spinto. Non vogliamo vivere in un mondo che dimentica ciò che abbiamo studiato. Speriamo che questa manifestazione possa portare alla presa di coscienza di altri giovani e di tante altre persone, per lanciare il messaggio che non si può solo subire determinate dialettiche ma si può reagire, pacificamente».

L’opposizione a Salvini delle sardine è un’opposizione di sinistra? Oppure c’è qualcosa di diverso? «Credo che innanzitutto la piazza di Palermo sarà antifascista e antirazzista, come abbiamo proclamato in tutta Italia – dice ancora il referente di UniAttiva – e che chi ci sarà non sarà necessariamente di sinistra, anche perché il concetto di sinistra è molto ampio. Ci saranno cioè persone che riconoscono e appoggiano determinati valori ma, ripeto, quella di Palermo così come le altre e livello nazionale non sono manifestazioni nate a sinistra per la sinistra. Certamente ci sarà chi vorrà metterci il cappello e chi vorrà strumentalizzare. Immagino che potranno esserci ad esempio delle persone di destra, di una destra sociale o europeista, che non si riconoscono nell’impostazione che sta avendo la destra in Italia. Per questo motivo la manifestazione sarà apolitica». 

Quel che unisce un popolo abbastanza variegato, dunque, è l’opposizione all’ex ministro dell’Interno e ai messaggi da lui veicolati. Non è troppo poco? D’altra parte nelle prime due manifestazioni la gente è scesa in piazza in contrasto a due comizi di Salvini. Ma a Palermo la campagna elettorale è ancora lontana (si voterà tra due anni e mezzo). Allora perché l’esigenza di un nuovo appuntamento in piazza? «Volevamo dare uno scossone al mondo universitario – osserva il senatore accademico – e dare un segnale forte alla Sicilia, che ha dimostrato di avere la memoria del pesce rosso: ci siamo dimenticati della dialettica portata avanti da certi partiti, dello squadrismo portato avanti sui social e del neofascismo che è sempre più vivo. Per questo abbiamo voluto coinvolgere le realtà palermitane culturalmente attive».

Ma le sardine, comunque, qualche dubbio lo lasciano. Anche, e soprattutto, sui social. Tralasciando quelli dei simpatizzanti della Lega e di Fratelli d’Italia, evidentemente oggetto delle loro critiche, soprattutto a sinistra c’è chi non vede di buon occhio una manifestazione che appare «blanda», «annacquata» e indistinta» nella richiesta molto insistita di cancellare qualsiasi riferimento politico. «Sono quel che sono – osserva Giuliana Reale, attivista No Muos – E non ho alcuna intenzione di annullare la mia identità politica pur di essere vagamente contro Salvini e quel che dice. Anzi, non condivido neanche questa accusa assolutista all’odio, questo terrore di essere contro qualcuno o qualcosa. Io odio Salvini, e non ci vedo nulla di male. Anche l’odio è un sentimento». C’è chi, come un militante di lungo corso come Pietro Milazzo (appartenente a Potere al Popolo), contesta pure la scelta del simbolo delle sardine: «Che tanti pesci piccoli possano disorientare il pesce grosso è vero, ma che lo possano distruggere o divorare è inverosimile. Non vorrei che fosse un simbolo che ha, al suo interno, un presagio non lieto. Io preferisco il pesce spada». Claudio Arestivo, tra i fondatori di Moltivolti, sintetizza un pensiero di molti, soprattutto a sinistra: «Questa storia delle sardine mi intriga, mi incuriosisce e mi lascia dei dubbi allo stesso tempo. Ho capito contro chi sono, ho capito cosa contrastano, continuo a non aver chiaro invece che cosa vogliono».

In attesa dunque della manifestazione resta la curiosità. Chi sono le sardine a Palermo? «I gruppi sono nati in maniera spontanea – racconta Leandro Spilla, neodottore in Giurisprudenza – Abbiamo subito scelto di coordinarci, per evitare una parcellizzazione e un frazionamento che avrebbe semplicemente danneggiato quello che è lo spirito dell’iniziativa. All’interno del gruppo ci sono persone diverse e credo che questo sia un elemento di ricchezza. Esistono certamente tra di noi dei valori condivisi, in cui ciascuno si può ritrovare e da cui si può sentire rappresentato. Valori che prescindono dall’orientamento politico. Come se ci fosse un fil rouge che ci lega e che finora è rimasto sopito. Finora siamo stati una maggioranza silenziosa. Stiamo cercando di coinvolgere realtà cittadine diverse, perché il pluralismo è una ricchezza. Invece oggi tutto si riduce a una lotta, a una prevaricazione. La politica è rimasta miope di fronte a tutto ciò, e questo movimento dal basso cerca di dare voce a chi è rimasto in silenzio per non lasciarsi travolgere dal gioco delle parti».

Spilla si pronuncia anche sulla contestazione più diffusa, ovvero quella della mancata presenza di Salvini. «In realtà subito dopo i primi due eventi di Bologna e Modena, dove era presente l’ex ministro dell’Interno, sono nati poi soprattutto sui social numerosi gruppi – osserva il giovane – Quello che si vuole veicolare è un messaggio, una reazione a quello che sta diventando un costume politico abbastanza diffuso, cioè l’odio del diverso e la prevaricazione. L’idea è uscire dalla narrazione politica preponderante, e non stando più solo sui social ma in piazza. Il linguaggio si è appiattito, è estremamente banale e aggressivo. Per questo noi vogliamo bypassare le fake news, la propaganda, e diffondere un messaggio finalmente positivo. C’è una parte di popolazione che è stanca degli insulti, e pretende che la politica torni ad affrontare i problemi dei cittadini con un linguaggio quanto più istituzionale».

Andrea Turco

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