«Avere consentito al Caf Fenapi di risparmiare sulle imposte». Interpreta così, Cateno De Luca, l’accusa di evasione fiscale rivoltagli dalla Procura di Messina. Il deputato regionale Udc, arrestato nei giorni scorsi dalla guardia di finanza, questa mattina ha parlato davanti al giudice per le indagini preliminari e al pubblico ministero di quello che – a suo dire – sarebbe l’ennesimo capitolo del complotto ordito ai suoi danni. De Luca, che ieri ha festeggiato l’assoluzione nel processo di primo grado per il cosiddetto sacco di Fiumedinisi, si trova ai domiciliari perché ritenuto responsabile di un mancato pagamento di imposte per un totale di un milione e 700mila euro.
«Abbiamo avuto un’ora di confronto – commenta il politico in un messaggio video pubblicato su Facebook e registrato in auto di ritorno dal Tribunale, dove ha sostenuto l’interrogatorio di garanzia -. Queste carte che abbiamo discusso le abbiamo sottoposte al vaglio degli organi inquirenti per ben quattro volte in otto anni. I procedimenti penali precedenti si sono già chiusi con l’archiviazione». De Luca, poi, guardando in camera e rivolgendosi ai propri elettori, alcuni dei quali la stessa sera dell’arresto hanno organizzato un sit-in di solidarietà sotto la sua abitazione, rimarca un aspetto: «Dagli atti non risulta che io abbia rubato un solo euro, ma si tratta di avere consentito di risparmiare sulle imposte. Su questa questione c’è pendente un ricorso alla commissione tributaria regionale. Si tratta di mere interpretazioni formali».
La mattinata si era aperta con un nuovo post, in cui il deputato comunicava di essere pronto al «confronto-scontro». A parlare è stato anche Carlo Taormina, legale di De Luca insieme all’avvocato Tommaso Micalizzi. «Siamo sistematicamente vittime di alcune operazioni che un giorno sveleremo, indicando i soggetti che vi stanno dietro. Abbiamo trovato un magistrato molto attento che conosceva bene gli atti e che forse ha capito l’ennesima operazione complottistica nei confronti di De Luca. Abbiamo fatto la richiesta di revoca dei domiciliari».
A De Luca viene imputato l’avere trasferito alla Federazione nazionale autonoma piccoli imprenditori (Fenapi), tra il 2007 e il 2012, una serie di costi provenienti dal Caf Fenapi. Somme presentate come elargizioni che la federazione avrebbe dato ai vari centri di assistenza fiscale per il pagamento del personale e la gestione delle sedi fisiche, ma che in realtà – secondo le Fiamme Gialle – non sarebbero mai state distribuite. Si sarebbe trattato, infatti, di operazioni inesistenti, messe in atto soltanto con l’intento di sfruttare il sistema fiscale agevolato dell’associazione Fenapi.
All’accettazione della richiesta di revoca dei domiciliari è legata la possibilità per De Luca di entrare a fare parte sin da subito dell’Assemblea regionale siciliana. Il suo seggio, infatti, non è in discussione ma, fino a che rimarrà in vigore la misura cautelare, verrebbe occupato da un deputato supplente – il secondo arrivato nella lista Udc nel collegio di Messina – che nello specifico sarebbe Danilo Lo Giudice, braccio destro dello stesso De Luca.
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