«La volontà è quella di dare seguito a ciò a cui si stava lavorando. L’importante è ripartire, perché il nostro ruolo è fondamentale». A parlare è Vincenzo Infantino, da poche settimane dirigente generale facente funzioni di Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Un incarico arrivato dopo che il tribunale del lavoro di Palermo ha dichiarato illegittima la nomina di Carmelo Vazzana. In attesa dell’esito del ricorso presentato da quest’ultimo, l’assessorato regionale al Territorio ha chiesto alla stessa Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di guardare al proprio interno per scegliere a chi affidare il timone dell’ente.
La scelta è ricaduta su Infantino per ragioni di anzianità e richiama il regolamento di Arpa, nella parte in cui si sottolinea che «in caso di assenza o impedimento del direttore generale» le funzioni sono svolte, in assenza di deleghe specifiche, dal direttore più anziano di età. «Considerato che Vazzana ha fatto ricorso, la sua può essere ritenuta un’assenza temporanea», commenta Infantino. Regolamento alla mano l’assessorato al Territorio, da cui Arpa dipende, avrebbe dovuto provvedere a nominare un commissario in caso di un’assenza superiore ai sei mesi. «Non so quale sia la volontà dell’organo di controllo (l’assessorato, ndr), da parte mia finché sarò dirigente generale cercherò di fare il mio meglio – continua Infantino -. Compreso ciò che c’è da fare per quanto riguarda le nuove assunzioni».
La questione dell’organico ridotto è finita al centro dell’attenzione della politica regionale che ha deciso di dare il via libera affinché l’ente che si occupa di monitorare l’ambiente possa ampliare il proprio organico. «Dovremo poter contare su 95 nuove unità, di cui il 45 per cento riservato al personale interno», specifica Infantino. Il giudizio sull’operato di Vazzana – nei confronti del quale il tribunale si è espresso dichiarando che la sua nomina da parte dell’ex assessore Maurizio Croce era stata giustificata con «requisiti professionali assai blandi» – resta positivo. «Andrò avanti nelle tante cose che l’amministrazione stava facendo per rendere efficiente questa agenzia», aggiunge Infantino.
Nella sentenza che ha portato alla sospensione di Vazzana, per il quale il 2020 è iniziato con una condanna erariale in Calabria da quasi 688mila euro, si specifica che oltre alla nomina vanno giudicati illegittimi tutti gli atti a essa consequenziali. Un passaggio che potrebbe far pensare che tra questi ci sia anche la stessa nomina di Infantino a direttore tecnico, fatta da Vazzana a inizio 2018 dopo che la precedente designazione, a firma dell’allora dirigente generale di Arpa Francesco Licata Di Baucina, era stata bloccata perché disposta sotto campagna elettorale. Infantino, tuttavia, lo esclude. «Vazzana ha firmato centinaia di atti in questi anni – commenta l’attuale dirigente -. Sarebbe assurdo immaginare di ritenerli nulli. In giurisprudenza esiste la figura del funzionario di fatto, per cui gli atti predisposti da qualcuno, anche nel momento in cui viene annullata la sua nomina, restano efficaci».
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