Arcigay e M5s contro la legge sull’omofobia «Non tutela i gay, ma chi li discrimina»

«Se io faccio parte di Forza nuova o del clero e dico che gli omosessuali vanno internati in un campo di concentramento, non commetto reato. Per via della tutela della libertà d’espressione». E’ con questo esempio che Giovanni Caloggero, presidente di Arcigay Catania, spiega la legge contro l’omofobia passata alla Camera lo scorso 19 settembre e adesso attesa in Senato. Una legge truffa, la definiscono i movimenti lgbt italiani, che di fatto non tutela gli omosessuali, perché contiene al suo interno un emendamento secondo il quale «non costituiscono discriminazione aggravata dall’omofobia le opinioni “assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”». E sulla stessa linea di Arcigay è il Movimento 5 stelle nazionale che, in sede di votazione, ha inscenato una protesta simbolica facendo scattare tra i deputati in aula un bacio colletivo – etero e omosessuale – tra vicini di posto. Una comunanza di intenti ribadita oggi a Catania in un incontro tra le due realtà per spiegare cos’è questa nuova legge e perché va bocciata in Senato.

Tutto comincia a luglio. «Per noi si trattava di una legge molto semplice, con due soli articoli: il primo che definiva cos’è l’identità di genere e l’orientamento sessuale e il secondo che estendeva la legge Mancino (che dal 1993 condanna le discriminazioni per motivi etnici e religiosi ndr) a chi ha un differente orientamento sessuale», spiega la deputata M5s Giulia Grillo. Ma tra centinaia di emendamenti, giovedì scorso, al momento della votazione, nulla è andato come i cinque stelle si aspettavano. «Il primo articolo è stato eliminato e nel secondo sono stati inseriti i concetti di omofobia e transfobia che non esistono nel nostro ordinamento. E quindi la legge sarà difficile da attuare». Così i deputati pentastellati decidono di rompere apertamente con le scelte del Pd e danno vita al bacio plateale tra colleghi. «Una manifestazione d’amore fatta con cuore e con coraggio dentro una Camera costituita da questi deputati con i paraocchi – commenta Grillo – Che ovviamente ci hanno guardati sconvolti».

Un momento molto apprezzato da Arcigay. Tanto che Caloggero che ci tiene a ringraziare pubblicamente «i parlamentari che hanno fatto un gesto simbolico di grande importanza politica, lo stesso che noi omosessuali catanesi abbiamo fatto tanto tempo fa in piazza Stesicoro». Ma non tutti, all’interno dell’elettorato del Movimento 5 stelle, la pensano allo stesso modo. E in questi giorni non sono mancate le polemiche e gli attacchi nei confronti dei deputati, accusati da parte della base di aver perso di vista le priorità dei cittadini e di aver esaltato una minoranza svilendo chi vive diversamente. «Ci aspettavamo queste reazioni, sapevamo che non tutto l’elettorato avrebbe gradito, tanto che abbiamo pensato parecchio alla possibilità di fare questo gesto plateale – racconta Grillo a CTzen – Per noi era un messaggio di vicinanza alla comunità lgbt, senza volontà di trasgressione. Ma sappiamo che i diritti civili vanno maturati e non tutti sono maturi abbastanza».

Un dibattito sociale e politico che, secondo Caloggero, va riaperto anche all’interno della stessa Arcigay, «finora sempre vicina al Pd – spiega – Ma adesso esiste una larga parte che vuole una politica sul territorio aderente ai propri bisogni». E che ha manifestato il suo dissenso sotto le sedi per Partito democratico a Palermo, Roma e Bologna. «Noi preferiamo proporci in termini positivi – continua il presidente etneo – Piuttosto che inseguire i nemici, preferiamo cercare gli amici che si sono dimostrati tali». Come il Movimento 5 stelle appunto. Che promette attenzione nei confronti della questione anche al Senato e non solo. «Il Consiglio d’Europa dice che bisogna promuovere la tolleranza proprio all’interno delle organizzazioni politiche, religiose, sportive e nei media – dice la senatrice M5s Nunzia Catalfo, membro del Consiglio europeo in commissione Diritti umani – Ne parlerò la settimana prossima ai miei colleghi a Strasburgo», promette, mentre corre veloce con la valigia in mano.

«Noi di leggi manifesto non ce ne facciamo più nulla – chiude il giro di interventi la deputata a cinque stelle regionale Gianina Ciancio – E’ successo alla Camera con questa legge contro l’omofobia ed è successo in Sicilia con la legge per il doppio voto di genere che ha portato solo ad avere più controllo sul voto. Basterebbe attenerci alla Costituzione: o si è con lei o si è contro di lei». Una guida facile anche per chi siede in posti di rappresentanza politica, ricorda la giovane deputata all’Ars: «Come dice l’articolo 3, il nostro dovere di parlamentari nazionali e regionali è quello di rimuovere gli ostacoli. Perché la questione è molto semplice: siamo tutti uguali». E a Roma come a Catania, la battaglia lgbt continua. «Oggi pomeriggio incontreremo il sindaco di Catania Enzo Bianco – anticipa Caloggero – Andremo a fare una serie di richieste, tra cui il registro delle unioni civili che è un atto simbolico. Ma chiederemo anche provvedimenti in maniera sanitaria e l’assegnazione di un immobile confiscato alla mafia per anziani e giovani omosessuali che vengono da culture omofobe e sono stati cacciati di casa». E subito dopo toccherà al presidente regionale Rosario Crocetta subire il pressing di Arcigay, «perché tutte le sue promesse elettorali sono state disattese».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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