da Giuseppe Scianò e Giovanni Basile
riceviamo e volentieri pubblichiamo
Lo scandalo dellimportazione di ARANCE MAROCCHINE nellarea dellUnione Europea, in Italia ed in Sicilia ha suscitato alcune vivaci proteste, sia nel mondo degli agricoltori, sia nel mondo politico-sindacale. Ma niente di sostanziale è cambiato.
In pratica, in questo momento, avviene che, sinceramente e non, quasi tutti riconoscano come vero ciò che il Frone nazionale siciliano ha sempre denunziato: lECONOMIA SICILIANA e lAGRICOLTURA vengono ad ogni piè sospinto pugnalate alle spalle per le OMISSIONI e per le COMPLICITA della nostra classe pseudo-dirigente e dei Partiti politici dominanti in Sicilia.
Nessuno, però, se ne lamenta più dello stretto necessario.
Con le lacrime di coccodrillo si pensa di superare uno scandalo enorme come quello delle ARANCE MAROCCHINE (
ed OPORTET UT SCANDALA ADVENIANT) che non poteva né può passare inosservato né SOTTO SILENZIO. E allora? Giù con le lacrime, con il politichese appassionato e con le proteste di facciata! Tanto per superare la bufera, peraltro temporanea.
E urgente e necessario, in conseguenza, che i Consumatori Siciliani, gli Agricoltori Siciliani, tutto il Popolo della Sicilia produttiva e laboriosa, rialzino la testa e soprattutto RITIRINO LA DELEGA a quanti, a Sala dErcole, al Parlamento Italiano e/o al Parlamento Europeo, fanno tutto tranne che difendere gli interessi della Sicilia.
Ed i parlamentari qui eletti, nella stragrande maggioranza, si guardano bene anche dal riaffermare e pretendere il RICONOSCIMENTO ed il RISPETTO dei diritti fondamentali (ed imprescrittibili) del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana.
Tutto ciò è comprensibile (ma non giustificabile nè amnistiabile), dal momento che non pochi dei politici di cui sopra sono trasversalmente molto impegnati a cancellare, addirittura, il diritto allESISTENZA dello stesso Popolo Siciliano, della stessa Nazione Siciliana. Sono, infatti, determinati a smembrare in tre REGIONICCHIE (a
statuto speciale, però) lunica VERA, grande Sicilia.
Non aggiungiamo altro, perché a buon intenditor
poche parole!
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