Arance, ddl per spremiagrumi in scuole e ospedali M5s: «Il made in Sicily contro l’invasione straniera»

In attesa di Pechino, Pachino. E gli altri Comuni siciliani, che ospitano scuole, ospedali e uffici pubblici in cui sono installati punti ristoro, che oltre a offrire snack confezionati e caffè potrebbero mettere a portata di mano succhi e spremute d’arancia, rigorosamente made in Sicily. Le stesse arance che, sulla carta, da oltre un mese potrebbero partire via aereo per la Cina ma che finora, per via dei costi da sostenere da parte delle imprese, hanno viaggiato, peraltro soltanto in un caso, via nave.

E così, in attesa di capire se l’export verso l’Oriente potrà avere un futuro, dopo i proclami del ministro Luigi Di Maio, che aveva anche promesso di presenziare al decollo del primo carico, a riportare l’attenzione sulla valorizzazione della produzione siciliana è il gruppo parlamentare all’Ars del M5s. I cinquestelle siciliani hanno presentato un ddl, la cui prima firmataria è la deputata ragusana Stefania Campo, che prevede la stipula di convenzioni con gli enti pubblici per installare macchine spremiagrumi e garantire forniture di succhi freschi in brick. «La politica – spiega Campo – non può di certo sostituirsi al libero mercato, per cui ho ritenuto opportuno utilizzare tutti gli strumenti legislativi regionali, nazionali e comunitari per fare in modo che la Regione Siciliana metta in campo tutta la sua forza per la promozione delle filiere agroalimentari e per avviare una seria valorizzazione dei prodotti e sottoprodotti da agrumi». 

Il disegno di legge prevede che le macchine spremiagrumi vengano fornite con la formula del comodato d’uso gratuito, tramite gara pubblica che preveda nel capitolato anche la manutenzione e la pulizia della strumentazione. Da un punto di vista economico, le risorse finanziarie andrebbero trovate nel Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale e nelle somme a disposizione dell’assessorato regionale all’Agricoltura. «I siciliani, giovani e adulti, devono prendere consapevolezza della ricchezza agricola che la nostra terra riesce ancora a produrre – prosegue Campo -. Dovremmo non solo esserne consapevoli ma diventarne anche i primi consumatori. Sostenere le piccole aziende agricole siciliane – conclude la deputata significa anche questo: incrementare il consumo dei nostri prodotti a chilometro zero e dire no all’invasione di prodotti anonimi».

Simone Olivelli

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