Aran, i retroscena di un azzeramento

Analizzando la manovra in discussione in queste ore all’Ars, viene fuori che una delle categorie più penalizzate è quella dei funzionari e dei dipendenti regionali. Non vengono invece colpiti i dirigenti della stessa Regione siciliana, che la ‘roba’ se la vanno a contrattare direttamente con il governo. Per non parlare dei dirigenti generali, di certo superprotetti.

Ma a preoccupare i dipendenti della Regione – che giovedì dovrebbero scendere in piazza per protestare contro una manovra che, di fatto, blocca il rinnovo del contratto – è anche l’abolizione dell’Aran, l’Agenzia chiamata a discutere con il governo della Regione il contratto degli stessi dipendenti. Il governo la vuole sbaraccare. Per risparmiare, si dice. In realtà, dietro questa manovra ci sono alcuni retroscena. Vediamoli.

Il primo retroscena si chiama Cisl. Questa confederazione sindacale non è più il primo sindacato della Regione siciliana. Come numero di iscritti è stato superato dai Cobas Codir di Dario Matranga e Marcello Minio. Un ‘sorpasso’ che i cislini non hanno mai ‘digerito’, soprattutto perché avvenuto sull’onda di precise denunce di ‘ascarismo’ sindacale che hanno colpito al ‘cuore’ la Cisl.

La Cisl, ad esempio, ha sempre patrocinato ‘stabilizzazioni’, avanzamenti di carriera e, persino, nuove ‘infornate’ di dirigenti. ‘Celebre’ quella di un nutrito gruppo di funzionari dell’assessorato regionale ai Beni culturali che vorrebbero essere promossi sul ‘campo’ dirigenti con il solito sostegno della Cisl. Un obiettivo che ai cislini è rimasto, però, nel ‘gargarozzo’, per una serie di motivi. Il primo dei quali è che la Regione – sul piano logico – non avrebbe che fare di un’alttra ‘infornata’ di dirigenti dei Beni culturali.

La Cisl ha ‘toppato’ anche sui precari. Altrettanto ‘celebre’. alle fine dello scorso anno, la ‘stabilizzazione’ mancata di mille e 700 precari della Regione (che poi, a quanto pare, sarebbero stati di più, oltre 2 mila) bloccata dal commissario dello Stato per mancata copertura finanziaria.

La presenza dei Cobas nei ‘ranghi’ della Regione ha creato – e crea – non pochi fastidi alla Cisl. E anche al governo della Regione presieduto da Raffaele Lombardo. Si può dire, anzi, che, nell’ultimo anno, è difficile stabilire chi – tra governo Lombardo e Cisl – abbia preso più ‘botte’ in testa dai Cobas.

Forse, l’anno scorso, il presidente della Regione è stato il più ‘colpito’. Come dimenticare la scoperta della figlia del dirigente generale del dipartimento, Gesualdo Campo ‘impostata’ negli uffici di Bruxelles della Regione siciliana? Operazione voluta dallo stesso Lombardo che, proprio in quel momento, si ergeva a ‘moralizzatore’ della spesa pubblica. Uno sputtanamento totale che il presidente della Regione si è legato al dito.

Da qui la ‘vendetta’ del governo Lombardo: sbaraccare l’Aran per togliersi di dosso i Cobas e fare un bel ‘favore’ agli amici della Cisl. Abolendo l’Aran, la contrattazione passa a Roma. Ciò significa chiusura del comparto regionale. Gli effetti di questo passaggio – che ancora non è stato certificato dall’Ars (l’abolizione delll’Aran è inserita nella manovra: dunque bisognerà aspettare il “sì” definitivo di Sala d’Ercole a bilancio e finanziaria) – non sono né semplici dadecifrare, né tutti conosciuti.

Non è da escludere per esempio, un peggioramento delle condizioni contrattuali dei dippendenti regionali. Con riferimento soprattutto ai funzionari.

 

Blasco da Castiglione

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