Lo sfruttamento minorile nel mondo è stato il tema della conferenza che si è tenuta giorno 29 marzo nellAula Magna della Facoltà di Agraria a Ragusa e che fa parte del ciclo di conferenze organizzato dallUfficio Diocesano della Pastorale Missionaria, dal gruppo Goccia dopo Goccia e dalla Cappella Universitaria di Ragusa.
Il relatore, Dott. Liborio Fazzi, magistrato al Tribunale di Messina, dopo aver rapidamente illustrato i dati relativi al numero di minori sfruttati in diversi settori in tutto il mondo ( 44 milioni solo nel continente asiatico, 3 milioni impiegati nel narcotraffico in Brasile, 31500 i bambini in Italia al limite dello sfruttamento), ha subito sottolineato la differenza tra lavoro e sfruttamento.
A differenza di ciò che molti pensano, infatti, un bambino che lavora non è necessariamente vittima di sfruttamento. Il lavoro, infatti, se compatibile con le esigenze primarie del bambino ( il gioco e listruzione ), può svolgere un ruolo positivo sia nella sua crescita ( aumentando il senso di responsabilità e lautostima ), sia allinterno della famiglia, contribuendo alla sua economia. Il lavoro è invece negativo se pregiudica le esigenze del bambino e causa lannientamento della personalità. In questo senso, quindi , sono da considerarsi sfruttati anche tanti ragazzini impegnati nel mondo della moda, dello sport o dello spettacolo, perchè, pur essendo sommersi dai soldi, spesso sono costretti a trascurare la loro istruzione e viene loro negato il diritto al gioco. Lo sfruttamento, quindi, non implica necessariamente una paga bassa o inesistente, ma è qualcosa che impedisce la crescita serena ed equilibrata di un bambino, psicologica, oltre che fisica. Spesso, infatti, i bambini sono costretti a lavorare e vivere in condizioni pessime, in ambienti non salubri e privi delle più elementari misure di sicurezza, come accade, ad esempio, nelle miniere, nelle vetrerie o nelle fornaci.
La manodopera infantile è molto richiesta anche per la produzione tè, gomma e tappeti e spesso i bambini sono costretti a vivere sul loro posto di lavoro, senza neanche usufruire di pause adeguate per mangiare o dormire. Molto spesso questi bambini sono sottratti alle loro famiglie dorigine, alle quali viene data da loschi procacciatori di affari una forte somma di denaro, che si rivela, però, un inganno: i genitori saranno infatti costretti a cedere i loro figli, affinché possano lavorare per restituire quei soldi. In questo modo i bambini diventano dei veri e propri schiavi in mano alle organizzazioni criminali.
Schiavi per debiti sono anche la maggior parte dei bambini che entrano a far parte nel giro della prostituzione e della pedofilia, con cifre anche qui impressionanti ( 300.000 sono le bambine costrette a prostituirsi soltanto tra India e Thailandia )
Non bisogna pensare che i paesi industrializzati non abbiano colpe riguardo questa situazione: se la prostituzione minorile continua ad esistere è anche grazie al turismo sessuale che viene addirittura pubblicizzato in alcune agenzie di viaggio dei paesi ricchi.
Più di 500.000 sono i bambini utilizzati nei conflitti armati di più di 87 paesi, e anche in questo caso le nostre industrie svolgono un importante ruolo, piegandosi alle esigenze del mercato delle armi e producendo ad esempio mitra più leggeri e adatti alle mani dei bambini!
Il Dott. Fazzi ha concluso ponendo laccento sullimportanza delliniziativa personale: le leggi per combattere lo sfruttamento minorile esistono, ma non bastano a far fronte ad un problema che richiede innanzi tutto una nuova mentalità diffusa in tutti i livelli della società.
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