Appello per ritrovare cellulare coi ricordi del figlio morto «È vecchio e rotto ma per me ha un valore inestimabile»

«Non mi voglio rassegnare al fatto di avere perso per sempre gli ultimi ricordi di mio figlio». Santa Fisichella è la mamma di Enrico Brunoil 28enne di Motta Sant’Anastasia morto a gennaio a causa di un incidente stradale, e giovedì scorso (il 24 marzo) intorno alle 13 ha smarrito il cellulare all’angolo tra via Gabriele D’Annunzio e via Caserta, a Catania. Si tratta di un Huawei P 30 di colore azzurro che «ha il display rotto e la parte posteriore danneggiata. Non è un oggetto di valore economico, anzi farlo riparare costerebbe più di quanto vale ma – sottolinea la donna a MeridioNews – per me ha un valore inestimabile perché custodisce le foto, i video, gli audio e i messaggi di mio figlio. Anche gli ultimi». 

La signora Fisichella ha tappezzato la zona di volantini in cui spiega tutto questo e in cui aggiunge anche che è disposta a offrire una ricompensa per chiunque le restituisca il cellulare. «Mi è caduto di sicuro mentre stavo salendo in macchina perché avevo un giubbotto con una tasca da cui mi scivola sempre tutto», ricostruisce la donna. Poco dopo essere risalita in macchina, la donna si accorge di non avere il telefonino con sé ma, tornata indietro, non l’ha più trovato per terra

«Devo dire di essere commossa dalla tempesta di messaggi di solidarietà che ho ricevuto – riferisce – e anche dalla disponibilità di diversi commercianti della zona che si sono messi a disposizione per accogliere chiunque volesse restituirlo anche in forma totalmente anonima». Dal negozio di abbigliamento Ovs, al fioraio e all’edicola di viale Vittorio Veneto e anche la scuola Rapisardi. Del resto, anche suo figlio Enrico lavorava proprio in quella zona in un negozio di elettronica che, in particolare, si occupa proprio di sistemare cellulari. «Per il momento non ho ancora nemmeno comprato un nuovo cellulare perché voglio coltivare la speranza di ritrovarlo. L’appello che mi sento di fare a chiunque possa averlo – conclude la donna – è di non aggiungere altro dolore al mio cuore, non ho più posto». 

Marta Silvestre

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