«Una pec non potrà mai garantire la riservatezza dell’offerta». La risposta, assertiva quanto basta, arriva dagli uffici di Maggioli, gruppo che fornisce piattaforme informatiche alle pubbliche amministrazioni, comprese quelle utilizzate per gestire le gare d’appalto. Così che – messi da parte buste, inchiostro e ceralacca – si possa svolgere tutto via internet. In linea di principio, un’opportunità per accorciare i tempi della burocrazia ma che tuttavia suscita più di qualche diffidenza. Un po’ per certa ritrosia nei confronti della tecnologia che, ancor’oggi, si riscontra tanto tra gli imprenditori quanto tra funzionari, e un po’ per le carenze in fatto di trasparenza che contraddistinguono l’operato delle istituzioni.
Quanto sta accadendo in questi giorni al Comune di Catania probabilmente non rafforzerà la fiducia nei confronti della modernità. Nei prossimi giorni, infatti, scadono i tempi per presentare le offerte economiche per la manutenzione straordinaria dell’istituto scolastico Fontanarossa, a Vaccarizzo. Un lavoro di circa un milione e 730mila euro finanziato con fondi del Cipe che, in linea teorica, sarebbe già potuto essere aggiudicato. La gara, infatti, si era aperta a luglio dell’anno scorso.
Com’è possibile, allora, che le imprese debbano ancora presentare le offerte economiche? La risposta i diretti interessati l’hanno scoperta una settimana fa. «Considerato che, per problemi tecnici non attribuibili a questa stazione appaltante, al momento la piattaforma telematica non consente l’apertura delle offerte economiche – si legge in una comunicazione inviata dal presidente della commissione di gara Fabio Finocchiaro – al fine di non vanificare l’attività fin qui svolta e pertanto concludere l’aggiudicazione della gara, si chiede di inviare nuovamente via pec la stessa identica offerta economica presentata in sede di scadenza termini (10/07/2019)». L’avviso prevede quindi che le oltre cento imprese che hanno partecipato ripropongano il ribasso deciso quasi un anno fa entro le 12 di martedì prossimo. Con un’unica differenza: anziché caricare il documento sulla piattaforma di Maggioli, la percentuale va comunicata via posta elettronica certificata.
La richiesta ha fatto saltare dalla sedia più di un addetto ai lavori: «Quando ho letto quell’avviso non credevo ai miei occhi – commenta un imprenditore a MeridioNews – Chiedere di dichiarare i ribassi via pec significa fare venire meno ogni garanzia sulla segretezza dell’offerta. Chi può infatti assicurarci che queste pec non vengano aperte prima dell’apertura della seduta di gara?». Sospetti, anche soltanto potenziali, che per il presidente del seggio di gara non hanno motivo di esistere. «Non è dipeso dalla nostra volontà, ma dall’esigenza di far fronte a un problema della piattaforma informatica – replica a MeridioNews Fabio Finocchiaro, ingegnere del Comune di Catania -. Dopo avere esaminato le buste amministrative, siamo passati a quelle contenenti le offerte economiche però, al momento di inserire la password fornita dal gestore (Maggioli, ndr), ci siamo accorti che non funzionava».
Finocchiaro spiega di avere contattato la società fornitrice del software e di avere un’altra password per poter sbloccare la seconda fase della gara. Quella in cui si valutano i ribassi, e poi, di conseguenza, le soglie d’anomalia, le medie e si individua la società aggiudicatrice dell’appalto. «Mi hanno detto che non era possibile averne un’altra. Ho provato a spiegare che non era dipeso da me e ho pure fatto presente che avrebbe potuto certificare tutto anche il legale del Comune o un notaio, ma non c’è stato nulla da fare», prosegue l’ingegnere. Stando alla sua ricostruzione, sarebbe stato a questo punto che la società avrebbe fornito la soluzione alternativa. «Mi hanno suggerito di chiedere alle imprese di inviare nuovamente i ribassi via pec, con la firma digitale in cui si evince – sottolinea l’ingegnere – che si tratta del documento caricato sulla piattaforma l’estate scorsa». Per quanto riguarda la questione segretezza, Finocchiaro taglia corto: «Gli imprenditori non corrono alcun rischio. Le pec, infatti, saranno mandate sempre tramite la piattaforma, non dovranno mandarle all’indirizzo del Comune. E noi potremo aprirle soltanto con una nuova password che ci verrà fornita».
Le parole del presidente della commissione di gara si scontrano però con la versione fornita a MeridioNews dalla Maggioli. «In questa storia c’è più di una inesattezza. Innanzitutto – spiega uno dei responsabili della società – il nostro ruolo è quello di chi mette a disposizione l’infrastruttura e ha il compito di fare in modo che funzioni da un punto di vista tecnico. In tal senso, teniamo a specificare che noi non forniamo alcuna password alle stazioni appaltanti per aprire le gare. La scelta delle password – continua – spetta esclusivamente a chi indice la gara e si occupa poi della sua evoluzione. Per questioni di sicurezza noi non veniamo a conoscenza delle password scelte, né dunque possiamo ripristinarle».
Più che errori tecnici, quindi, si tratterebbe di mere dimenticanze. Un fenomeno che, leggendo i verbali di gara, si riscontra in parecchie procedure. «Una password non funziona se la si inserisce in maniera errata e questo, chiaramente, può dipendere anche dal non ricordarla – prosegue il responsabile di Maggioli -. Ciò inevitabilmente dovrebbe portare ad annullare la procedura e a indirne una nuova. Questo è il suggerimento che diamo quando ci viene chiesto che cosa fare. Poi – è l’ammissione – se si insiste a cercare strade alternative, allora è chiaro che farsi inviare una pec può essere un modo per ricevere le offerte».
Un piano b che però non garantirebbe la segretezza. «Qualsiasi pec può essere letta non appena la si riceve. Come Maggioli teniamo a specificare che la nostra piattaforma non consente di mandare posta elettronica da aprire con password da noi fornite. Se una stazione appaltante decide di chiedere agli operatori economici di usare la posta certificata ciò non ha nulla a che vedere con i nostri software». A mettere ulteriormente in discussione l’opportunità di inviare nuovamente i ribassi presentati l’estate scorsa è uno degli imprenditori. «Come si fa a stabilire che le percentuali proposte saranno quelle decise un anno fa, se i documenti non hanno la marca temporale?». L’ennesimo quesito che accende la nostalgia per francobolli e code agli uffici postali. Oltre che le perplessità.
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