Inabile alla firma, ma stranamente in grado di votare al seggio speciale allestito all’interno della casa di cura per anziani Maria Regina, di Sant’Agata Li Battiati. È da questa storia – e dalla video-denuncia del figlio della donna 88enne pubblicato sui social network – che è scaturita l’indagine che vede coinvolto l’onorevole regionale del Partito democratico Luca Sammartino. Il deputato, mister 32mila preferenze, è stato citato sin da subito a proposito della vicenda. Anche perché il direttore della clinica di Battiati aveva ammesso da subito, parlando con MeridioNews, il suo sostegno al politico dem. A dare la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Sammartino – avvenuta a dicembre – è il giornale I vespri, subito ripreso dai quotidiani locali.
Sarebbero nove gli indagati in tutto, compresi i responsabili della struttura sanitaria del Catanese. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono «errore determinato dall’altrui inganno» e «falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale». Le indagini della Digos etnea, con accertamenti tecnici eseguiti anche dalla postale, sono state avviate dopo la diffusione del video e il servizio andato in onda su Striscia la notizia. Protagonista era il signor Enzo, figlio della 88enne, che all’ufficio elettorale di Sant’Agata Li Battiati chiedeva chiarimenti su come sua madre, colpita da diverse ischemie e incapace di muoversi in autonomia, avesse potuto esprimere una preferenza – secondo lui, proprio per Sammartino – nel seggio speciale richiesto dalla casa di cura. E questo senza che né lui né suo fratello lo avessero autorizzato.
«L’iscrizione del mio nome nel registro degli indagati – sottolinea Luca Sammartino in una nota diffusa alla stampa – è un atto dovuto della magistratura». Lui, comunque, si dice del tutto estraneo a quanto successo. «Non mi sono mai occupato, e non mi occupo, di ciò che avviene in ogni singolo seggio elettorale», puntualizza. A Sant’Agata Li Battiati, Sammartino ha ottenuto – alle elezioni regionali 2017 – 457 voti, risultando il candidato più votato dell’intero territorio comunale. Secondo quanto appreso da questa testata nei giorni immediatamente successivi all’esplosione dello scandalo, sarebbero anche altri gli anziani sottoposti alla prova della firma dagli agenti della Digos etnea. Tra gli altri elementi emersi, c’era il fatto che la richiesta di voto sarebbe stata inoltrata con una carta d’identità scaduta.
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