Oggi le notizie di politica regionale sono due. Per la precisione, sono due indiscrezioni. Una buona e una cattiva. La notizia-indiscrezione buona è che c’è la possibilità che Antonio Presti, il poeta della Fiumara d’Arte, l’uomo che ha dedicato la propria vita alla cultura, alla lotta all’ignoranza, alla maturazione di una coscienza umana dedita alla bellezza e alla giustizia potrebbe essere nominato assessore regionale ai Beni culturali. Sarebbe una grande vittoria della cultura.
Poi c’è la seconda notizia-indiscrezione: quella meno bella. Si tratterebbe di una delle solite ‘operazioni’ a perdere della Regione siciliana. O meglio, dell’Assemblea regionale siciliana. Sembrerebbe, infatti, che i soliti professionisti dell’emendamento corsaro starebbero preparando un colpo gobbo per rinnovare i contratti ai dirigenti esterni alla Regione siciliana. M andiamo con ordine.-
Cominciamo con la possibile nomina di Antonio Presti ad assessore regionale ai Beni culturali. Com’è noto – e come questo giornale ha scritto qualche settimana prima del voto per le elezioni politiche – il presidente della Regione si appresta a sostituire l’attuale assessore, il fisico Antonino Zichichi. Una sostituzione che è figlia del carattere particolare dello stesso Zichichi, che non sembra molto in linea con le scelte politiche del Governo Crocetta. Inutile ricordare tutti i punti di disaccordo tra la Giunta e l’assessore Zichichi. Valga pere tutti la vicenda del Muos di Niscemi. Con il Governo che cerca di convincere gli americani a sbaraccare questo potentissimo radar e Zichichi che afferma che ci proteggerebbe da improbabili disastri planetari.
Zichichi, insomma, dovrebbe tornare presto ad occuparsi a tempo pieno della cosmogonia di Anassimene e Anassimandro. Mentre qualcuno dovrebbe occuparsi delle attività culturali. Chi meglio di Antonio Presti? Non perché è da sempre vicino al presidente Crocetta, ma perché è, da sempre, vicino al mondo della cultura.
Con Antonio Presti assessore ai Beni culturali la Sicilia accentuerebbe, in positivo, il proprio carattere di Regione mediterranea al centro dei dibattito culturale mondiale. Sarebbe un segnale molto bello: la conoscenza e la cultura al centro delle attività di un assessorato che, purtroppo, è stato spesso al centro di vicende che con la cultura non avevano – e non hanno – nulla a che spartire. Anche la stessa gestione privata dei siti culturali, lungi dal dare a questo settore visibilità e ritorni economici, ha accentuato l’abbandono e contribuito a svuotare le ‘casse’ della Regione.
Dal bello al meno bello. Tra ieri e oggi ci siamo accorti che alcuni servizi di qualche mese fa sono stati e sono molto letti. Sono i servizi sui parlamentari del Movimento 5 Stelle che ‘sgamavano’ mega contratti a dirigenti esterni all’amministrazione regionale. Che succede?, ci siamo chiesti. Così abbiamo cominciato a ‘naschiare’ dalle parti di palazzo Reale, sede del Parlamento dell’Isola. Dove gli ‘uccellini’ ci hanno spifferato che sarebbero pronti gli emendamenti ‘corsari’ da inserire in finanziaria.
Chiariamoci: nulla da dire sul fatto che la politica siciliana – nonostante la presenza di mille e 800 dirigenti, 900 impegnati e altri 900 impegnati non si capisce a fare che – abbia intenzione di rinnovare il contratto a un gruppo di dirigenti esterni. Se il Parlamento lo decide a maggioranza, ebbene, il Parlamento è sovrano.
Detto questo, perché fare queste cose ‘ammucciuni’, come si direbbe dalle nostre parti? Perché non avviare un dibattito pubblico su un argomento così delicato? Tanto più alla luce del fatto che la Regione ‘viaggia’ con un ‘buco’ di 2 miliardi di euro più un tentativo banditesco, dello Stato centrale, di incamerare abusivamente 900 milioni, forse per ripianare i debiti di qualche banca.
Ben venga il dibattito pubblico. Hanno ragione i parlamentari grillini di Sala d’Ercole: i lavori delle commissioni legislative – con particolare riferimento ai lavori della commissione legislativa Bilancio e Finanze – vanno trasmessi sulla rete. Per dare modo a tutti i siciliani di intervenire. Facendo finalmente interagire la politica con le persone. L’istituto della delega parlamentare rimane centrale. Ma se a questa delega si aggiunge la trasparenza degli atti parlamentari la politica non potrà che guadagnare in credibilità.
Certo, se poi alcuni parlamentari debbono garantire, di nascosto, contratti e prebende…
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