PER L’ESPONENTE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA IL PROBLEMA E’ CHE LA CLASSE POLITICA CONTINUA A FORAGGIARE SETTORI CLIENTELARI INVECE DI FAVORIRE LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE. INCLUSO IL PD: “SE LORO SONO DI SINISTRA, IO SONO NAPOLEONE BONAPARTE”
Il prossimo 7 gennaio per i circa 160 dipendenti dellAnsaldo Breda di Carini (a pochi chilometri da Palermo) scatterà la cassa integrazione ordinaria a zero ore. L’ultima riunione tenutasi a Roma, alla presenza delle parti sociali, e dei rappresentanti del Governo e della Regione Siciliana, si è conclusa, infatti, con un sostanziale nulla di fatto. Non c’è un piano aziendale che possa fare sperare nel mantenimento del sito. La delusione dei lavoratori è esplosa ieri con l’occupazione dell’Assessorato Regionale delle Attività produttive a Palermo. Solo in serata, è arrivata la promessa di un nuovo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico e gli operai hanno sospeso la protesta.
Ma è solo una sospensione temporanea. I dipendenti, temono, infatti, che la cassa integrazione sia solo il primo passo verso lo smantellamento del sito produttivo siciliano. “Di fronte a dichiarazioni importanti del Primo Ministro, che ribadisce la necessita di fare un polo nazionale dei trasporti, e paradossale che stiamo invece assistendo al rischio vitale della possibile cessione a soggetti internazionali di Ansaldo Breda e Ansaldo Sts. Il rischio evidente, anche per le notizie di stampa comparse, e che una parte degli stabilimenti salti non per mancanza di commesse ma per interesse dei possibili acquirenti dicono i sindacati.
Al loro fianco si schiera Rifondazione Comunista: “Il Governo nazionale, proprietario unico dellAnsaldo Breda,- invece di pensare a un processo di sviluppo che favorisca le attività realmente produttive da un lato e a un trasporto collettivo molto meno inquinante di quello su gomma dallaltro, pensa a privatizzare, a dismettere, a chiudere favorendo in tal modo la desertificazione industriale del paese e la vendita a prezzi stracciati a imprese straniere che non hanno scrupoli a trattarci come colonia: vedi lAlcoa o la Thyssen Krupp- afferma Frank Ferlisi, responsabile lavoro delle segreterie regionale e provinciale di RC.
Che non risparmia critiche al Governo regionale: “Invece di continuare a sprecare soldi nella Formazione professionale, dovrebbe pensare ad investire nelle attività produttive. Sia chiaro che anche i lavoratori di questo settore sono vittime di questo sistema, ma non si può continuare ad usare soldi pubblici in settori che non portano a niente perché il risultato è sotto gli occhi di tutti.”.
La verità – continua Ferlisi – è che la Regione Siciliana mai ha mostrato serio interesse per lo sviluppo industriale in quanto la classe dirigente preferisce succhiare vampirescamente risorse statali ed europee per lasciare il territorio desertificato e devastato. Vedi il caso Fiat Termini Imerese: i politici siciliani avrebbero dovuto fare le barricate, invece niente. Così come dovrebbero farle ora a Carini. Da sottolineare, inoltre che la Sicilia è lunica regione dItalia a non aver firmato una convenzione con le Ferrovie dello Stato per programmare il trasporto ferroviario a fronte di una condizione generale disastrosa”.
Facciamo notare a Ferlisi che nella maggioranza che regge il Governo Crocetta c’è un partito di sinistra che dovrebbe essere sensibile ai temi del lavoro:
“E qual è’ questo partito di sinistra? Se il Pd è di sinistra, io sono Napoleone Bonaparte. D’altronde basta leggere le dichiarazioni di Matteo Renzi sull’articolo 18 per avere l’ennesima prova che si tratta di un partito di centro. Fanno finta di non capire che il mancato sviluppo italiano non è colpa delle garanzie a tutela dei lavoratori, il problema è che i capitalisti ormai investono solo nella finanza e lo Stato risponde a regole imposte da una Unione europea che sta distruggendo il nostro sistema produttivo. Faccio notare- chiosa Ferlisi- che i Paesi che crescono, i cosiddetti Bric per intenderci, al di là dei loro problemi interni, crescono perché sono guidati da partiti della vera sinistra che investono nella produzione. In Italia non è così, al Sud ancora peggio”.
Nel senso che l’ultimo pensiero del Governo nazionale è lo sviluppo del Sud?
“Certamente, la questione meridionale è sempre aperta. Il primo errore storico è stato la guerra al banditismo. Lo Stato italiano decise di usare la mano militare contro quello che era chiaramente l’espressione di un disagio sociale. E poi Giolitti con le sue politiche industriali concentrate sul triangolo Milano-Torino- Genova”.
Ma questa è un’altra storia. Di cui però ancora oggi paghiamo il prezzo e sulla quale torneremo con un saggio scritto dallo stesso Ferlisi.
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