Annullamento del reintegro, Maggio dice la sua Diffida al Cda d’ateneo e possibili nuove denunce

Un possibile nuovo ricorso ad azioni legali (penali) e una comunicazione-diffida al Consiglio d’amministrazione dell’università di Catania con la richiesta di reintegra in auto-tutela per evitare un potenziale danno erariale. Quattro giorni dopo l’accoglimento del ricorso dell’ateneo che blocca il suo reinserimento come direttore generale, Lucio Maggio dice la sua sulla vicenda giudiziaria iniziata nove mesi fa con il suo licenziamento. A scatenare la reazione dell’ex dirigente sono le dichiarazioni del rettore Giacomo Pignataro pubblicate ieri dal quotidiano La Sicilia. «C’è più di un commento inesatto», sottolineano i suoi legali, Concetto Ferrarotto e Dario Riccioli. «Non c’è nessun pronunciamento che dica che l’operato dell’università sia legittimo». Nella nuova ordinanza, infatti, i giudici non entrano nel merito della questione poiché a monte lo strumento del reintegro non può essere applicato a un tipo di contratto come quello che lega Maggio all’ente. 

I difensori del docente di Diritto romano hanno dunque presentato al Cda una richiesta di reintegro per evitare di esporre l’ateneo e ai suoi organi «a un inutile danno erariale». Ci sono poi le promozioni citate nell’articolo del quotidiano che, racconta Lucio Maggio, sono state deliberate nel 2009 con il voto favorevole anche dello stesso Pignataro, a quel tempo consigliere. I dirigenti beneficiari del bonus economico sono stati l’attuale direttore generale Federico Portoghese, Ettore Gilotta (morto nel 2013) e i quattro componenti della giunta creata da Maggio il mese scorso: Giuseppe Caruso, Vincenzo Reina, Rosanna Branciforte e Armando Conti. I quattro, inoltre, sono autori di un ricorso al Tar contro la delibera che prevede una revisione della dirigenza universitaria che grava sul bilancio per un ammontare che negli anni ha sfiorato i due milioni di euro

Sui profili di illegittimità della nomina di Lucio Maggio come direttore generale, l’ex dirigente spiega che non si è proceduto per pubblico concorso nemmeno per la scelta del suo successore, Portoghese. Il docente sostiene che nella vicenda sono entrate in maniera preponderante «motivi personali. Sei giorni prima dell’insediamento Pignataro mi chiese le immediate dimissioni». 

Se sulle prossime azioni legali di carattere penale né Maggio né i suoi legali si sbilanciano – si attende anche un riscontro dalle querele depositate nove mesi fa -, l’ex dirigente torna sul primo pronunciamento del tribunale del lavoro a suo favore. «Nessuno ha certificato la bontà dell’operato dell’università – conclude – Noi muoviamo da una prima pronuncia che dice il contrario». 

Carmen Valisano

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