Animals – Pink Floyd

ANIMALS (1977)
Pink Floyd 

 

E’ il gennaio del 1977 quando una delle prime denunce rabbiose di Roger Waters trova compimento con l’uscita del lavoro più sgraziato e meno poetico della saga Pink Floyd, Animals. Le sensazioni di vuoto e di infermità, la debolezza, la scarsa voglia di reazione e quella nostalgia fortissima che avevano caratterizzato l’opera precedente Wish you were here, lasciano posto ad una feroce rivisitazione di “Animal Farm” di George Orwell datato 1945 e del saggio uso delle similitudini animali per parlare dell’uomo e della bassezza sociale contemporanea. In quel breve racconto visionario, intelligente e ricco di una satira finissima e crudele, Orwell immaginava la rivoluzione socialista di alcuni animali all’interno di una fattoria inglese, disegnata ad immagine e somiglianza della rivoluzione comunista Sovietica viziata dal progressivo tradimento dei valori su cui ipocritamente si era fondata al nascere. I porci che avevano assunto il comando politico della fattoria, diventano pian piano dittatori spietati e sanguinari e l’uguaglianza, inizialmente coccolata come uno dei punti base della animal farm, si sgretola a colpi di piccole grandi ingiustizie, fino alla eloquente decisione di abolire un decalogo di comandamenti per giungere ad un unico e lapidario: “gli animali sono tutti uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri”.

Waters rimase colpito dalla lettura di quel libro epocale e, così, schematizzandolo in tre parti, divise la società in Dogs (cani), Pigs (porci) e Sheeps (pecore), il tutto contenuto nella classica cornice floydiana in questo caso rappresentata dalla speranzosa e soffice Pigs on the wing, affidata ad una semplice chitarra acustica. Quest’ultima è l’unico motivo di respiro del disco, la voce di Roger e la chitarra fanno una dichiarazione d’amore ad un imprecisato Tu (è facile pensare a Carolyne Christie, l’allora compagna del bassista), capace di distoglierlo nel cercare inutilmente maiali con le ali che vaghino nel cielo. Ma poi si parte con Dogs: la chitarra incalzante e la voce sono quelle di Gilmour, musicalmente non si assiste ad un capolavoro d’inventiva ma Waters sacrifica le musiche come puro commento ai suoi testi al vetriolo. I cani sono quegli uomini che con “la cravatta del club e la forte stretta di mano”, un “certo sguardo ed un sorriso accattivante”, si pongono l’obiettivo di “accalappiare la fiducia di coloro a cui mentono” fino ad “affondare il coltello”. I cani per Waters sono gli ipocriti, i pubblicitari e gli uomini d’affari, quelli che con la valigetta e la pettinatura perfetta vendono un sogno plastificato alla prima vittima da “mordere”. Ed i porci, di cui se ne sottolineano tre tipi differenti, invece, ricalcando il ruolo che “vantavano” in Orwell, sono i politicanti e i capi di governo, grassi nelle loro sedie di potere, “appanzati e ben vestiti”, perbenisti, ignoranti che esercitano lo sport della violenza. Nelle liriche di questa seconda categoria si può riconoscere uno stile di scrittura aggressiva che caratterizzerà parti di “The Wall” ma soprattutto le denunce antibelliche di “The Final Cut”. Il terzo ed ultimo tassello di questa sorta di scala sociale è ricoperto da Sheep. E’ affidato a Rick Wright l’onere di aprire con un ricamo di tastiere il brano dedicato a questi servili esseri da pascolo, omertosi, codardi e accondiscendenti. Le pecore sono il popolo che si fa schiacciare dall’ipocrisia dei cani da business e dalle politiche ovattate dei maiali. Waters fa cenno anche ad una possibile rivolta delle pecore ma il tutto resta inespresso perchè Animals, per lo meno dal punto di vista politico, rimane un album estremamente pessimista e greve. La chiusura è della seconda parte di Pigs on the wing, anche qui con una chitarrina dolciastra e con la voce spigolosa di Waters.

Che dire ancora di uno dei più bassi gradini dal punto di vista musicale dei Pink Floyd ma dei più interessanti da quello delle tematiche? Il golpe di Roger Waters era definitivamente avvenuto, i Pink Floyd erano oramai la sua personalissima valvola di sfogo ed il cemento per l’erezione del muro appariva già impastato per bene.

Nota : in copertina le ciminiere della Battersea Power Station, realizzate da Roger Waters e Hipgnosis.

Riccardo Marra

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