Angelina Romano: la bimba fucilata quel 3 Gennaio del 1862…

“Castellammare del Golfo, 3 gennaio 1862, Romano Angelina, di anni 9, fucilata, accusata di ‘brigantaggio’. Questo quanto risulta dall’Archivio Storico Militare, questo e tanto altro ancora la “storia ufficiale” non ha mai raccontato. Oggi, 3 gennaio 2014, ricorre il 152° anniversario della fucilazione della piccola Angelina, la più giovane vittima fra quelle che, in qualche modo, la storia siciliana racconta.
Ma chi era Angelina Romano? Proviamo a raccontarne la storia..
C’era una volta una bambina siciliana una di quelle bambine che al tempo vivevano scalze, in un paesino del trapanese, occhi scuri, capelli neri, un faccino pulito come può essere quello di una bambina di poco più di 8 anni
Il periodo storico era quello che era: tanta povertà in giro e tanto bisogno di braccia da lavoro nei campi. Poi la legge sulla leva obbligatoria. Siamo all’alba del 1862, proprio il primo gennaio di quell’anno la popolazione di Castellammare del Golfo era scesa in piazza al grido “abbasso la leva a morte i cutrara” come ci racconta Tommaso Romano nel suo “Dal Regno delle Due Sicilie al declino del Sud”, la protesta era proprio contro la leva obbligatoria imposta dal regno Sabaudo, i “cutrara” erano i ricchi, coloro che potevano pagare la loro esenzione alla leva.
Il 2 gennaio 450 giovani siciliani assaltano la sede del Commissariato di Leva e dentro trovano anche il Comandante della Guardia Nazionale, Francesco Borroso.
Arrivano da Palermo i Bersaglieri, un battaglione intero inviato da Palermo, i giovani scappano si disperdono tutti nelle campagne e sulle pendici dei monti circostanti, ma i militari trovano sei di loro che avevano trovato rifugio in un casolare di contrada Falconiera, erano Mariano Crociata di 30 anni, Marco Randisi di 45, Anna Catalano di 50, Antonio Corona di 70 e Angelo Calamia di 70 e il Parroco del paese, Don Benedetto Palermo di 43 anni. Tutti e sei “in virtù dei poteri dovuti ala proclamazione dello Stato di Assedio”, furono passati per le armi, prete compreso.
E così il 3 gennaio i sei “lealisti”, così vengono definiti coloro i quali avevano rapporti di connivenza con i “briganti”, vengono fucilati nella piazza di Castellammare del Golfo per ordine del generale sabaudo Pietro Quintino.
Alla fine dell’esecuzione, però, si sentono i pianti di una bambina che aveva assistito alla fucilazione. Viene presa facilmente Angelina, che resistenza può opporre una bambina così piccina alla “legge degli uomini forti”?
“Chiunque verrà incontrato per le vie interne o per le campagne con provvigioni alimentari superiori ai propri bisogni o con munizioni di fuoco per ingiustificato uso, sarà fucilato” questo cita l’articolo 3 di un editto speciale creato proprio per “reprimere” la resistenza dei lealisti borbonici ed Angelina doveva davvero essere un pericolosissima brigantessa, per essere messa al muro, con il faccino ancora bagnato di pianto e “giustiziata”. Questa la storia.
Ma cosa è stato fatto per ricordare questo e i tanti eccidi perpetrati in Sicilia in quel periodo? Quasi nulla.
A lavorare per sensibilizzare sulla questione delle vittime del risorgimento italiano, perchè il velo su 150 di storia di questo paese venisse tolto, un gruppo su un famoso social network.
Abbiamo sentito il suo fondatore Antonio Fricano, il quale ci ha detto: “Sarebbe doveroso che in tutti i centri urbani siciliani si intitolassero più strade e piazze ai nostri “caduti”, che non a certi nomi noti di un Risorgimento che alla Sicilia arrecò soltanto grandi danni e morti. Sarebbe auspicabile che le Amministrazioni pubbliche focalizzassero la loro attenzione su questo argomento. Lo scorso giugno è stata intitolata una via alla piccola Angelina, nel suo paese natale. Sinceramente, io non so quale percorso abbia avuto la vicenda, ma una cosa è certa che dalla creazione di questo gruppo su Facebook e dalla partecipazione attiva di molti di noi, qui ed altrove, si sono sviluppati percorsi che hanno portato prima alla Via Angelina Romano a Gaeta, cui dobbiamo un ringraziamento particolare ad Antonio Ciano, e alla Via Angelina Romano a Castellammare del Golfo. Sappiamo che anche in altri centri dell’isola qualcosa si sta muovendo, attendiamo notizie in merito. Siamo riusciti a fare una grande cosa – ci dice ancora Fricano – e sono certo che è solo l’inizio di un percorso per commemorare e ricordare tutte le vittime innocenti di questa famosa “Unità” e per rivedere con più obiettività e criticità questa pagina di Storia del “Risorgimento”.

Daniela Giuffrida

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