Anfop, Asef e Assofor: “Il Governo delegittima il settore non impegnando le risorse comunitarie”

LE ASSOCIAZIONI DENUNCIANO LO SMANTELLAMENTO DEL DIPARTIMENTO FORMAZIONE PROFESSIONALE PREGIUDICANDO IL DIRITTO ALLA ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE. DIRITTO RICONOSCIUTO DALLE LEGGI AI SICILIANI

Le associazioni degli enti formativi Anfop, Asef e Assofor denunciano il progressivo smantellamento per via amministrativa del diritto alla Istruzione e Formazione professionale riconosciuto dalla legge ai Siciliani, giovani e non.

Accuse precise e circostanziate quelle delle associazioni datoriali citate rivolte al Governo regionale reo di aver delegittimato il settore, dimezzando il personale del dipartimento regionale al ramo, paralizzando l’azione dell’amministrazione attiva, non impegnando le risorse comunitarie.

Brucia ancora la mancata convocazione al tavolo per la programmazione della terza annualità dell’Avviso 20/2011.

In una nota indirizzata all’assessore, Nelli Scilabra, e alla dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente al dipartimento Formazione professionale, Anfop, Asef e Assofor, rappresentative della maggior parte degli Enti di Formazione professionale operanti in Sicilia, lamentano la loro esclusione all’incontro dello scorso 30 maggio associando la decisione del Governo all’intento di “voler penalizzare pesantemente e definitivamente gli Enti Gestori, non solo quelli di piccole e medie dimensioni, tentando magari di strappare un solitario assenso alle altre due Associazione datoriali che rappresentano, pur legittimamente, soltanto gli interessi di alcuni Enti storici”.

“La motivazione di incontrare, contro una prassi ormai da tempo consolidata, solo le associazioni firmatarie del contratto collettivo di lavoro, ma di converso tutti i sindacati, anche quelli non firmatari – si legge nella nota – ha trovato una più plausibile spiegazione, oggi a tutti palese, nella proposta ‘bere o affogare’ che è venuta allo scoperto il giorno dopo”.

Non si arresta la critica dei rappresentanti degli enti aderenti alle richiamate associazioni datoriali che si sposta sui contenuti dell’incontro del 30 maggio.

“La premessa è necessaria stante l’epilogo del tavolo tecnico – prosegue la nota – concretizzatosi nella direttiva n.44808 del 30 maggio 2014, che stigmatizziamo nella forma, vista la tempistica che viene imposta agli enti, appena cinque giorni di cui due realmente utili per mandare ‘ad occhi bendati’ una manifestazione d’interesse, carente per altro ancora del modello da sottoscrivere, e nella sostanza, visto che in effetti la direttiva non precisa le regole, né lo stanziamento economico, né tantomeno, l’inizio e la fine, il periodo d’impegno e, quindi, le modalità”.

“Le Istituzioni formative – prosegue la nota – attendevano da mesi di conoscere il proprio futuro e il segnale è arrivato anche stavolta alla fine del secondo anno, a procedure di licenziamento avviate. Inoltre, con la richiamata direttiva, l’amministrazione regionale chiede per l’ennesima volta, a ciascun ente, l’invio dell’elenco del personale di cui all’Albo regionale degli operatori, tralasciando la circostanza non più trascurabile che, ad oggi, detto Albo non è stato ancora pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione e consiste in vari elenchi provvisori pubblicati sul sito del dipartimento, per altro oggetto di numerosi ricorsi, sia per gli evidenti errori che per le pesanti illegittime limitazioni, non previste dalla legge che lo ha istituito, e che prevederebbe invece, ad esempio, l’approvazione della Commissione regionale per l’Impiego. Non è possibile, pertanto, onerare gli Enti della responsabilità di valutare, in questo stato di incertezza, quali lavoratori hanno diritto o meno di rientrare nel suddetto Albo, per essere inseriti negli elenchi richiesti”.

Le associazioni datoriali richiamano anche la valenza assunta dall’Avviso 20/2011 che è ‘lex specialis’ tra le parti. Fatto che obbliga entrambe le parti a rispettare le clausole ivi contenute. Sembra però che all’esecutivo del presidente Rosario Crocetta se ne infischi del rispetto delle regole.

Riportiamo un ulteriore passo della citata lettera.

“Si evidenzia, inoltre, che l’Avviso 20/2011, atto normativo avente forza di ‘lex specialis’, prevedeva, per i tre anni di vigenza, l’impegno di personale in organico al 30 giugno 2011, mentre la direttiva del 2013 per la seconda annualità, chiedeva l’impegno da parte degli enti, a tutelare tutto il personale impiegato nella prima annualità. In tal senso, la richiesta degli elenchi del personale, limitata a quelli assunti entro l’anno 2008, è altresì discordante rispetto alla normativa richiamata e falsata riguardo al costo del personale, che ciascun dovrà imputare a discarico nella terza annualità dell’Avviso 20/2011. Richiedere contestualmente detto elenco anche per le attività dell’obbligo formativo, rende tutto ancora più assurdo, sia per le divergenti caratteristiche delle due filiere della formazione, innanzitutto in termini di durata, di arco temporale, di requisiti professionali, etc, e poi per la non prevedibilità del futuro impegno del personale, stante l’imprevedibilità di entrambe, di tutte le commesse, da qualche tempo a questa parte”.

La critica di Anfop, Asef e Assofor tocca anche i contenuti della proposta di apportare ulteriori tagli al Piano formativo per l’anno 2014/2015, richiamati in un nostro articolo dello scorso 1 giugno e avanzata dal Governo regionale nel tavolo richiamato.

“In ultimo, da notizie di stampa, parrebbe che il Governo intenda stanziare per la terza annualità in questione 97 milioni di euro – richiama la nota delle associazioni datoriali – ovvero meno del 50 per cento di quanto stanziato per la seconda annualità, colmando tale carenza con 43 milioni di euro, attraverso il finanziamento di voucher formativi, che come noto non consentono alcuna pianificazione economico finanziaria per gli enti gestori e che possono rappresentare solo una risorsa supplementare e marginale, rispetto ai flussi ordinari e consolidati, che oggi verrebbero più che dimezzati, dopo il taglio del 10 per cento operato lo scorso anno. Ricordiamo che, a fronte di un bando triennale, gli enti, senza scopo di lucro, hanno assunto impegni contrattuali che non possono comprimere e che producono effetti in più esercizi”.

In conclusione l’auspicio lanciato dalle associazioni.

“Attendiamo, oltremodo, segnali di apertura vera al confronto con le parti sociali, di cui le scriventi Associazioni sono parte attiva legittimata da atti formali e impegni concreti. Che si faccia subito chiarezza sugli obiettivi e le regole del gioco, e si proceda speditamente verso l’attuazione di una riforma del settore per via legislativa”.

 

 

Giuseppe Messina

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