Era il 30 maggio e il ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, accompagnato da Davide Faraone, dal sindaco, Leoluca Orlando e dai vertici di Rfi, faceva visita a Palermo e ai suoi cantieri. Non prima di avere fatto una riunione programmatica il codazzo di tecnici e politici si era diretto dunque all’interno della galleria in fase di realizzazione poco distante dalla stazione Notarbartolo, sulla linea del passante. Dopo avere ammirato la grandezza di Marisol, la talpa meccanica deputata allo scavo del tunnel, Delrio e compagni si sono concessi ai microfoni dei giornalisti presenti, hanno parlato dei benefici che avrebbe portato ai cantieri cittadini la nuova linfa in arrivo con il Patto per Palermo e tracciato una bozza di cronoprogramma con le scadenze previste per i lavori di collegamento tra Notarbartolo e l’aeroporto Falcone e Borsellino. Il passante, appunto. Più vaghi, invece, i discorsi riguardo l’altra grande opera per la mobilità cittadina: la chiusura dell’anello ferroviario.
Interpellato sull’argomento, l’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, non aveva voluto dare scadenze certe, anzi, si era limitato a parlare di tempi tecnici necessari per sedersi attorno a un tavolo e discutere degli interventi da fare con Tecnis, l’azienda che si occupa dei lavori. Una linea cauta, tuttavia, saltata a piè pari da Orlando, ai tempi in piena campagna elettorale, che preso il microfono non aveva remore nell’esclamare con sicurezza: «Completeremo nei prossimi due o tre mesi la liberazione di via Emerico Amari, che tornerà a essere una via completamente percorribile entro ottobre. Creeremo le condizioni per l’aumento del valore commerciale e immobiliare delle proprietà di chi sta lungo il percorso dell’anello».
Promessa non mantenuta. A oggi via Emerico Amari è ancora un cantiere a cielo aperto. «Avevano detto di avere completato la palificazione – spiega un residente – ma le due trivelle sono ancora in cantiere e una oggi palificava davanti al bar Bristol». Insomma, l’incubo per commercianti e abitanti dell’arteria che collega il centro al mare sembra ancora essere ben lungi dal finire. Il nodo, in realtà, resta sempre Tecnis. Il colosso catanese degli appalti, caduto in disgrazia dopo l’inchiesta che ne ha sconvolto i vertici societari, ancora stenta a ritrovare la propria dimensione. «Faremo una riunione a Roma il prossimo 23 novembre – dice Paolo D’Anca, segretario della Filca Cisl Palermo-Trapani – e vedremo cosa esce da lì. I lavori vanno a rilento e si aspettano notizie anche in merito alla possibile vendita della società». Comune e Rfi, intanto, hanno scelto la via attendista. E il 30 novembre sarà chiesta, probabilmente, una nuova proroga.
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