Andiamo al cinema, c’è la Regione Sicilia…

Da due anni, o giù di lì, negli angusti uffici di Palermo di Cinesicilia srl – società alla quale è stato cambiato il nome, visto che adesso si chiama ‘Sicilia turismo e cinema spa’ – va in scena una pantomima della quale è giunto il momento di parlare. Questa storia, che avrebbe di certo dato grandi spunti al teatro dell’assurdo, ruota attorno a qualcosa che non c’è più: e cioè il settore dell’amministrazione regionale che dovrebbe occuparsi di promuovere la Sicilia nel cinema nazionale e, soprattutto, internazionale.

Se questo settore della Regione siciliana oggi è un esempio di delirio amministrativo che produce il nulla e sperpera solo denaro pubblico, ebbene – questo va detto subito a scanso di equivoci – la responsabilità non è dei pochi dipendenti regionali che si sono occupati del settore, ma di una politica – fatta per lo più da dilettanti e da affaristi – che, tra ‘segnalazioni’ e ‘raccomandazioni’, ha creato solo danni e confusione. Compromettendo l’immagine della Sicilia nel mondo del cinema.

Per farla breve, la situazione è la seguente. Fino a quando negli uffici della Regione di cinema si è occupato Alessandro Rais la Sicilia ha fatto bella figura in Italia e all’estero. Ed è anche logico, visto che Rais è un vero critico cinematografico. Da quando – grazie a un demenziale articolo della legge di riforma dell’amministaizione regionale del 2009 – le competenze sul cinema, dall’assessorato regionale ai Beni culturali (dove Rais presta servizio) sono state trasferite all’assessorato al Turismo, è successo un gran casino. Il cinema, da fiore all’occhiello delle attività culturali della Regione, è diventato merce di scambio partitocratica. Da qui le degenerazioni di tutti i tipi. L’esempio lo fornisce l’ultimo disastro cinematografico targato Regione siciliana del quale abbiamo dato contezza qualche giorno fa. E’ la notizia che la Corte dei Conti ha ‘bocciato’ il finanziamento di 2 milioni di euro al film ‘siculo-cinese’ di Maria Grazia Cucinotta.

In questo bailamme si inserisce la storia un po’ ‘barocca’ di Salvatore Pecoraro, un consulente sponsorizzato da presidenti della Regione, da ‘pezzi’ del centrodestra e da mezzo Pd siciliano. Ma andiamo con ordine.

Nel 2010 il governo regionale chiama ai vertici di Cinesicilia srl Davide Rampello (foto in alto a sinistra), Francesco Tornatore e Fabio Granata. Il primo è un siciliano ‘milanesizzato’ che a Palermo, con la sponsorizzazione di Marcello Dell’Utri, si è occupato, con scarsa fortuna, di cultura nella passata amministrazione comunale retta da Diego Cammarata. Il secondo è il fratello del noto regista Giuseppe Tornatore. Il terzo è l’ex assessore regionale ai Beni culturali, oggi parlamentare nazionale di Futuro e libertà. Quest’ultimo non resterà molto al vertice della società regionale, perché verrà sostituito da Nino Strano, iperbolico ex assessore regionale al Turismo, anche lui esponente di Fli.

A quanto si dice, a sponsorizzare il contratto da 91 mila euro all’anno per Salvatore Pecoraro sarebbe stato Rampello. Sorvoliamo sui passaggi intermedi. Diciamo soltanto che, a un certo punto, Rampello, Tornatore e Strano escono di scena. Mentre come già ricordato, Cinesicilia srl viene trasformata in ‘Sicilia turismo e cinema spa’. Quello che è avvenuto da allora fino ai nostri giorni è tutto in un castello di carte. Burocrazia, consulenti, contratti che vanno contratti che vengono. Mentre di cinema, in verità, se n’è visto poco (a parte la sceneggiata che ora leggerete: ma questo, al limite, è una delle tante operete ai cui ci ha abituato l’attuale dannoso e scalcagnato governo regionale).

Di questa società – una delle oltre 40 società regionali o partecipate dalla Regione – si conoscono solo i consulenti, ma non i risultati. Ci sono consulenti legali. Ci sono consulenti commerciali. C’è persino un organismo di vigilanza (per vigilare su che cosa nessuno l’ha mai capito) del quale fanno parte i commercialisti Salvo Errante Parrino e Sergio Amenta (quest’ultimo dovrebbe essere uno degli assessori indicati dal candidato a sindaco, Fabrizio Ferrandelli, nella sua ipotetica giunta comunale). Poi ci sono anche consulenti del lavoro (che non c’è…).

Insomma, questa società, che si dovrebbe occupare di cinema, è in realtà, un ‘consulentificio’ a disposizione di un governo regionale che, non potendo più ‘pilotare’ assunzioni a ‘umma ‘umma, nomina consulenti a più non posso.

Uno di questi consulenti – il più ‘antico’ – è, per l’appunto, il ‘nostro’ Salvatore Pecoraro. Che, a quanto pare, dovrebbe essere l’ ‘intellettuale’ del gruppo. Del suo contratto si discute da tre o quattro mesi. Un ‘caso’ che viene ‘palleggiato’ da tre uffici di gabinetto: quello dell’assessorato al Turismo (che si dovrebbe occupare di cinema), quello dell’Economia (che dovrebbe ‘cacciare’ i soldi) e quello della presidenza della Regione (dove i parlamentari del Pd e qualche assessore regionale, sempre di area Pd, si recano spesso per perorare la causa di Salvatore Pecoraro).

Da tre o quattro mesi i componenti, ad alto livello, di questi tre o quattro uffici – che, per inciso, si dovrebbero occupare di cose serie – si riuniscono con all’ordine del giorno il seguente tema: quanti soldi dobbiamo dare a Pecoraro? 31 mila euro all’anno? 51 mila? 91 mila?

Consigliamo ai nostri lettori di recarsi di corsa presso gli uffici dell’assessorato regionale all’Economia, o presso quelli del Turismo per prendere visione della copia del contratto – ultima versione – proposto al consulente Salvatore Pecoraro. Dove, oltre alla retribuzione, pari a 51 mila euro all’anno, si prevedono altre somme. Quali? Leggiamo insieme una passaggio del contratto siglato da un’amministrazione regionale che non finisce mai di stupire: “Oltre al credito del ruolo nei titoli (al 100% dei caratteri più favoriti) di ‘Produttore per Sicilia turismo e cinema spa’ nei titoli di testa di ciascun film prodotto o co-prodotto da Sicilia, turismo e cinema spa, un compenso comunque non gravante sulla società, al lordo delle imposte, pari al 50% del corrispettivo aggiuntivo riconosciuto alla società per la produzione cinematografica ai sensi dell’articolo 6 della Convenzione affidamento servizi con la Regione siciliana – dipartimento del Turismo, dello sport e dello Spettacolo o, comunque, sul compenso spettante alla società a titolo di producer’s fee…”. In pratica, la Regione rionoscerebbe al consulente Pecoraro un aggio sugli eventuali utili della co-produzione regionale.

Tutto a posto? Neanche per sogno! Perché, a quanto si racconta, Pecoraro, il giorno della firma del contratto, non si sarebbe presentato e avrebbe staccato il telefono.

A questo punto si racconta che sarebbe intervenuto l’avvocato Salvatore Nicosia. Si tratta di un dirigente regionale, bravo e preparato, oggi capo di gabinetto dell’assessore all’Economia, Gaetano Armao. Una persona di grande qualità che, per motivi che non siamo riusciti a comprendere, ha deciso di mettere la propria faccia insieme a quella di questo governo regionale.

Nicosia, così si racconta – ma sono indiscrezioni – avrebbe preso carta e penna e messo, nero su bianco, tutte le irregolarità amministrative – che non mancherebbero – di questa incredibile storia. Sembra, ad esempio, che il primo contratto che risale ai tempi di Rampello sia gravato di “rilievi sostanziali” da parte del Servizio partecipazioni e liquidazioni della Ragioneria generale della Regione, che ne avrebbe addirittura chiesto la “revoca”. Sembra che gli uffici avrebbero segnalato la presenza – sempre nel contratto – di varie “criticità”. E sembra, inoltre, che tali “criticità”, non siano state eliminate dal contratto – quello da 51 mila euro all’anno – che il 16 aprile scorso Pecoraro non avrebbe firmato (per sua fortuna? per fortuna del’amministrazione regionale?). Nella nota di Nicosia – ma, lo ripetiamo, sono sempre indiscrezioni – sarebbe stata ipotizzata la possibilità di ritenere addirittura nullo il contratto del 2010. Vero? Falso? Non si sa.

Si sa soltanto che la nota di Nicosia sarebbe stata bloccata (peccato, perché, se esistesse, sarebbe risultata interessante per la Corte dei Conti). E che della vicenda si stanno occupando due o tre assessori regionali, un numero imprecisato di parlamentari nazionali e regionali del Pd, quattro o cinque alti dirigenti regionali e, naturalmente, la presidenza della Regione. Tutta gente che, evidentemente, non ha altro da fare. Tutti dietro al contratto di consulente di Pecoraro. Questa sì che è attività di governo. E’ di questo che ha bisogno il cinema in Sicilia: di consulenti e di contratti.

Così, mentre la politica siciliana continua a sperperare denaro pubblico in nome e per conto del cinema, la Corte dei Conti ha ‘cassato’ il film dell Cucinotta. Ma questo i nostri lettori lo sanno già.

Foto di Davide Rampello tratta da e20express.it

Foto di prima pagina tratta da cinesicilia.eu

 

Giulio Ambrosetti

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