Ancora sulla mafia nelle città del Sud

da Pippo Russo
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Caro Aldo Penna

ho letto il tuo articolo su linksicilia “Il segno della mafia nelle città del Sud”. L’ho trovato particolarmente interessante perché offre una chiave di lettura nuova, utile pure oggi, delle ragioni storiche, economiche e sociali che hanno portato il fenomeno mafioso ad essere un male invasivo sì della politica, ma con un intreccio in cui si confondono utilizzati ed utilizzatori. Non è un caso, poi, che in Sicilia – ma il tema riguarda l’intero Sud – il fenomeno mafioso e la questione morale, che poi diventa anche questione democratica, perché intacca la qualità ed il funzionamento delle istituzioni, sono sempre stati le facce della stessa medaglia e cioè del rapporto tra uno Stato percepito assente o, peggio, padrone e despota, e, comunque, ammiccante verso chi, in surroga talvolta, assicurava ed assicura, in modo criminale, il controllo del territorio, e una mafia che per non apparire “altro” rispetto a questo Stato, ha assunto quasi una “legislazione” similare per regolare i conflitti all’intero di un territorio.
Tutto ciò s’è in qualche modo rotto con il sopravvenire di una diversa sottocultura mafiosa, rappresentata dai Corleonesi, che ha deciso lo scontro diretto perché convinta dell’estrema debolezza e ricattabilità dello Stato e delle istituzioni locali – sarebbe meglio dire ricattabilità di uomini dello Stato – del rischio presente nei nuovi modelli investigativi e nella “ribellione” di alcuni uomini politici, come Leoluca Orlando, che, all’indomani della caduta del muro di Berlino, che “proteggeva”, oltre che la democrazia occidentale, il patto mafia-Stato, hanno osato gridare, dentro i loro partiti, “il re è nudo”. Ma anche in questa nuova dimensione, rischiosa perché passibile di sicure reazioni da parte dello Stato, soprattutto della nuova magistratura, meno incline a “chiudere un occhio” come un tempo, la mafia ha sempre cercato il contatto con pezzi “deviati” degli apparati statali, cercando connivenze in ogni ambito, anche ecclesiale.
Mentre prima, in sostanza, l’accordo era “meno chiasso, più tolleranza”, dopo, con l’inaugurazione della terribile stagione delle stragi, s’è tentato di mettere insieme la sfida allo Stato con la ricerca del rapporto con le sue parti malate, intendendo per Stato non più gli apparati soltanto, ma anche il mondo dell’economia, delle Università, dell’imprenditoria, delle professioni, del sindacato, della Chiesa. La considerazione che viene da fare è che, nonostante gli straordinari obiettivi raggiunti dall’attività incessante da parte della Magistratura e delle Forze dell’Ordine, la mafia, il pizzo, il racket, sono ancora forti. Ed è normale che sia così, lo dicevano Falcone e Borsellino, perché fino a quando la reazione alla mafia non sarà corale e non saranno approntati tutti gli strumenti affinché la politica e le istituzioni siano completamente impermeabili alla presenza di soggetti inquinati ed inquinanti, al di là della rilevanza penale, passata e presente delle loro azioni, la battaglia non sarà vinta. La repressione interviene a valle ed è efficace se, a monte, la politica, l’economia, le istituzioni tutte, politiche e non, recidono alla radice ogni possibile ricrescita di ciò che i magistrati e i poliziotti tagliano.
Siamo alla vigilia di elezioni amministrative. Si vota anche a Palermo. Quando è assente o malata la politica, quando non si offre ai cittadini una proposta di governo credibile, con le facce di donne e uomini credibili, prende campo quella zona grigia, quel ventre molle, fatto di massoneria, di mancanza di scrupoli, ma anche, attenzione, di rassegnazione, individualismo, egoismo, violazione delle regole di civile convivenza, di cui si alimentano, a vicenda, la mafia, l’economia e la politica malata. Occorre un grado di attenzione alto, da parte dei cittadini onesti, in qualunque modo organizzati. Senza un diffuso senso democratico e degli strumenti democratici disponibili la mafia avrà e troverà sempre un suo spazio uccidendo speranze e valori, futuro e sviluppo.

 

Redazione

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