Treno delle 10.26. Da Giarre a Giardini Naxos ci sono venti minuti di tragitto su un convoglio pieno. Ci sono i turisti partiti da Catania e diretti al mare, i cittadini etnei che si spostano verso il litorale messinese, e i migranti che vanno a lavorare sulle spiagge. Ci sono anche due agenti di polizia ferroviaria, per controllare che il viaggio si svolga regolarmente. Un poliziotto e una poliziotta. Poco prima della fermata di Giardini lui dice a lei: «Nel treno della mattina ci sono gli zingari. Ma si putissunu sterminare». La poliziotta annuisce e tace. A raccontare quanto sarebbe avvenuto questa mattina è il 17enne Isidoro, attivista lgbtqi giarrese, che si è trovato, suo malgrado, ad assistere alla conversazione.
«Ero diretto al mare. Sul treno c’era un sacco di gente», racconta. Una tratta trafficata, soprattutto nei mesi più caldi. E che, ogni tanto, è scortata dal personale della Polfer. «Ero quasi arrivato alla mia fermata, così mi sono avvicinato all’uscita, accanto ai due poliziotti. E lui ha fatto quel commento. Con un disprezzo e una cattiveria che mi hanno lasciato di sasso», spiega. «Quello che più mi ha sconvolto è stato che la sua collega non ha detto niente. Dopo un’affermazione di quel genere a richiamare il poliziotto avrebbe dovuto essere per prima lei».
L’affermazione in questione, poi, sarebbe stata detta ad alta voce. «L’hanno sentita in molti. Turisti, anche italiani. Immagino che a tutti quelli che hanno sentito, come a me, sia gelato il sangue», prosegue Isidoro. Che aggiunge un dettaglio: «Riferendosi alle persone di colore, diceva che loro il biglietto non lo fanno mai». Osservazioni, quelle dell’agente Polfer, che sarebbero derivate da un’ispezione fatta da un controllore poco prima, che avrebbe trovato un passeggero africano senza biglietto. «Anche quel modo di fare di tutta l’erba un fascio denunciava un certo pregiudizio di base. Confermato da quella parola: “sterminio”. In un Paese che ha vissuto vent’anni di fascismo queste cose non sono tollerabili».
Il racconto dell’attivista lgbtqi fa il paio con la storia, raccontata da MeridioNews, di Gioacchino Lunetto. Il vice-commissario proprio della polizia ferroviaria etnea che sul suo profilo Facebook proponeva, come soluzione al dramma dei migranti, di «bruciarli vivi o rimpatriarli», invocando un ritorno alla dittatura. «Ah, mi manca Hitler», scriveva Lunetto. Che aveva lavorato per mesi con i migranti ospitati nel Cara di Crotone. «Un caso come quello di cui sono stato testimone oggi è indice del fatto che, evidentemente, c’è un certo clima nelle forze dell’ordine – conclude Isidoro – Una cosa che dai tutori dello Stato uno proprio non deve aspettarsi».
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