Anche l’Amat a caccia di un direttore generale Ferrandelli: «Orlando fa campagna elettorale»

Dopo Amap e Sispi, anche l’Amat va a caccia di un direttore generale. Nel 2016 l’incarico è stato ricoperto ad interim da Gianfranco Rossi, sbarcato a Palermo un anno e mezzo fa come direttore di esercizio del tram ma che evidentemente ha convinto a tal punto i vertici di via Roccazzo da affidargli anche la carica rimasta vacante nel 2014 dopo le dimissioni di Domenico Caminiti in seguito ai rilievi del presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone sull’appalto del tram e sulla sua conduzione. Pochi giorni fa la posizione di Caminiti è stata archiviata dai pm: «Procedure legittime e trasparenti».

«Nessuna sorpresa per questo bando, il mio contratto scade a marzo – commenta Rossi a Meridionews -. Se intendo partecipare al nuovo? Non sono autorizzato a parlarne». Per Rossi finora l’esperienza con l’Amat è stata «eccezionalmente positiva sia per la competenza tecnica che ho trovato a Palermo sia per la conoscenza delle normative amministrative e di gestione contabile del trasporto Tpl. Un’esperienza unica in 37 anni di lavoro». Rossi, si diceva, è anche direttore di esercizio del tram: «È stato il primo amore e ha dato dimostrazione di quanto siano bravi gli uomini e le donne di Palermo nel mettere in funzione una struttura di questa portata».

L’Amat cerca un soggetto laureato in Giurisprudenza, Economia e Commercio o Ingegneria «che abbia ricoperto precedenti incarichi di direzione e/o espletamento di funzioni dirigenziali o di amministratore per almeno cinque anni presso imprese pubbliche o private o che provenga dai ruoli della docenza universitaria con almeno cinque anni di anzianità di servizio quale professore o ricercatore confermato». 

I candidati inoltre dovranno possedere «competenze organizzative e relazionali, capacità comunicative e di organizzazione e spirito di iniziativa, competenze in materia di diritto societario e di diritto del lavoro, in materia finanziaria, in organizzazione amministrativa, nel controllo di gestione e sulla gestione dei servizi pubblici locali di trasporto, conoscenze dell’ordinamento strutturale, organizzativo, contabile, economico e finanziario delle società di capitali con particolare riferimento agli appalti ed ai servizi di gestione dei trasporti» e infine «competenze sull’organizzazione del personale e sui sistemi di gestione delle risorse umane».

Il nuovo direttore generale guadagnerà 145mila euro lordi l’anno con tredicesima e quattordicesima più 10mila euro lordi di bonus al raggiungimento di determinati obiettivi. Dopo un periodo di prova di sei mesi il Cda deciderà se confermarlo o meno in via definitiva. Per presentare domanda c’è tempo fino al 6 marzo. Scadranno a giorni, invece, i bandi per le figure apicali in Amap (30 gennaio) e Sispi (il giorno dopo). Simili gli emolumenti: 150mila euro lordi all’anno più 30mila lordi di bonus per l’azienda del servizio idrico, 130mila euro lordi all’anno premi inclusi per l’azienda informatica. In tutti e tre i casi gli incarichi avranno durata triennale rinnovabile per un biennio. E presto toccherà anche alla Rap, fanno sapere da Palazzo delle Aquile. «Si compie così – dice il sindaco Leoluca Orlando – un ulteriore passo perché il sistema delle partecipate, ormai fuori dal tunnel del caos finanziario e organizzativi degli anni scorsi, assuma contorni di alta professionalità ed efficienza gestionale». 


LE REAZIONI

Sulle nomine dei direttori generali, però, si scatena subito la polemica politica. Già ieri il pentastellato Riccardo Nuti ha dato fuoco alle polveri sollevando il problema dei traballanti conti economici dell’Amat. Oggi invece arriva l’affondo del leader dei Coraggiosi Fabrizio Ferrandelli che accusa Orlando di fare spoils system già prima delle elezioni. «L’Amat da anni versa in una situazione economica drammatica – ha detto Nuti su Facebook -. Ciononostante il Comune ha messo a bando la posizione di direttore generale prevedendo una retribuzione lorda annua di 145 mila euro. Anche se in altre parte d’Italia ci sono casi di alcuni dirigenti apicali di società partecipate che ricevono compensi più o meno in linea con questa somma, appare quanto meno inopportuno dissanguare ulteriormente le casse già vuote di Amat mentre si dovrebbe destinare queste risorse al risanamento del bilancio e al fine di garantire un servizio più efficiente».

«Guarda caso – dichiara Ferrandelli – dopo circa due anni di vacatio della funzione di direttore generale, il Consiglio di amministrazione di Gesap avverte solo adesso l’esigenza di ricoprire quella funzione. Anche l’Amap si sveglia solo adesso, nonostante la nomina dell’attuale direttore generale facente funzione sia scaduta ad agosto dell’anno scorso. E che dire della Sispi, dove il direttore generale non c’è dal 2008, dopo l’uscita di Finsiel? Mentre il Consiglio di amministrazione di Amat, nonostante abbia nominato l’attuale direttore generale a marzo scorso (2016), dopo che il posto era rimasto vacante da ottobre 2014, sente l’impellente esigenza di mandarlo a casa per nominarne un altro». 

Per Ferrandelli «la tempistica delle quattro società partecipate dal Comune è assai irrituale visto che si stanno muovendo tutte insieme, dopo anni di inerzia, proprio in piena campagna elettorale. Un vero e proprio colpo di coda, quando invece dovrebbero limitarsi a garantire la piena efficienza dei servizi locali e la gestione amministrativa ordinaria, visto che tra poco potrebbero essere mandati a casa, dai palermitani, insieme al sindaco uscente: e invece, cosa fanno? Pretendono di scegliere loro, adesso, il direttore generale, piuttosto che aspettare rispettosamente le decisioni dei palermitani».

«Una manovra inopportuna non solo nei tempi, ma anche nelle modalità – prosegue il candidato sindaco -: nonostante i bandi prevedano la nomina di una commissione, a questa è stato affidato solo il compito di selezionare i candidati idonei da sottoporre poi al Consiglio di amministrazione, nominato direttamente dal sindaco uscente, che a loro volta sceglierà il direttore generale. Si tratterà quindi di nomine fiduciarie da parte di soggetti di fiducia del sindaco, e non di vincitori di un vero concorso pubblico». 

«La procedura scelta – rilancia il leader dei Coraggiosi – sembrerebbe aggirare il vincolo previsto per le commissioni, dove non devono sedere componenti dell’organo di direzione politica dell’amministrazione, a difesa del buon andamento e dell’imparzialità della procedura concorsuale, facendo in modo che non si verifichino ingerenze degli organi politici, conoscenze personali e pericoli di contiguità. Ma a che serve, in questo caso, una commissione indipendente se questa può solo selezionare gli idonei, mentre la nomina vera e propria è riservata proprio al Consiglio di amministrazione, ovvero a coloro che per legge non possono far parte della commissione di valutazione?».

«Quindi, a pochi mesi dalla scadenza del suo mandato amministrativo – conclude Ferrandelli -, il sindaco uscente irrompe in piena campagna elettorale con l’annuncio dell’avvio delle procedure di selezione dei direttori generali per le quattro partecipate del Comune di Palermo, ai quali andrà riconosciuto uno stipendio tra 130 e 190 mila euro l’anno, anche con l’evidente obiettivo di occuparne la gestione, per i prossimi anni, con dirigenti di propria fiducia. Obbligando quindi di fatto il nuovo sindaco che verrà scelto a breve dai palermitani ad affidare le proprie strategie sui servizi locali a uomini di fiducia della precedente amministrazione. Un’ipoteca sul futuro di Palermo che se da un lato rappresenta un grave segnale di debolezza, dall’altro lato inserisce un elemento gravemente distorsivo in piena campagna elettorale, che gioca solo a favore del sindaco uscente perché avviene proprio nel momento in cui ha formalizzato la propria ricandidatura».

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