Sconfitta interna per 3-0 poche ore dopo il polverone alzato dall’istanza di fallimento del club presentata dalla Procura di Palermo. Inevitabili alcune domande: questa vicenda ha condizionato la squadra? I giocatori hanno subìto un contraccolpo psicologico? Le ultime notizie sul fronte societario, nonostante le rassicurazioni fornite dalla proprietà, certamente non hanno aiutato i rosanero ma, obiettivamente, è difficile stabilire una relazione causa-effetto tra le incognite relative al futuro del club e le deludenti risposte che gli uomini di Tedino hanno dato in campo. È più semplice dire che il Palermo ieri sera ha perso perché ha trovato sulla sua strada un avversario che si è espresso molto meglio e che ha ampiamente meritato la vittoria soprattutto per il volume di gioco sviluppato nell’arco dei novanta minuti.
Netta e inequivocabile l’affermazione del Cittadella, la squadra migliore ammirata finora al Barbera in questo campionato. I veneti, che hanno impressionato per acume tattico e organizzazione, sono stati bravi a mettere a nudo le lacune di un Palermo irriconoscibile. Un Palermo che dopo un’incoraggiante prima porzione di gara durante la quale ha costruito un paio di palle-gol (da segnalare una nitida chance sprecata da Embalo da ottima posizione e un fallo da rigore su Nestorovski non ravvisato dall’arbitro) con il passare dei minuti si è disunito e, come successo in occasione del match casalingo contro il Novara, è uscito gradualmente dalla partita. Differenti, tuttavia, i ko rimediati tra le mura amiche contro la compagine di Corini e quella guidata da Venturato. Lo scorso 21 ottobre la formazione di Tedino era stata punita da due acuti isolati intonati da una squadra rimasta costantemente dietro la linea della palla. Ieri, invece, i rosanero sono stati surclassati (dal punto di vista tecnico, tattico e atletico) da una formazione che ha giocato a viso aperto e che si è imposta correndo di più (e meglio) rispetto all’avversario.
È sottile, tuttavia, la linea di confine tra i meriti di una squadra e gli errori dell’altra. La prova maiuscola dell’undici di Venturato va di pari passo con la serata no di un Palermo contratto e in stato confusionale. Pollice in basso per Tedino, che al di là delle scelte (Coronado, forse l’unico giocatore in grado di spostare gli equilibri, è partito dalla panchina ed è entrato nel secondo tempo al posto di Jajalo) non ha saputo trasmettere al gruppo la sua fame e la sua voglia di vincere, e anche per i giocatori. Nell’ambito di una partita in cui tutto il Palermo (ad eccezione forse di Chochev) ha reso al di sotto del proprio standard, sul banco degli imputati finisce in particolare la difesa che ieri ha mostrato una certa fragilità complici gli errori dei singoli. I primi nomi da inserire nella ‘black list’ sono quelli di Struna (incomprensibili un paio di disimpegni dello sloveno), Szyminski (troppo leggero nella marcatura di Kouame in occasione del gol dell’1-0 realizzato dall’attaccante ivoriano al tramonto del primo tempo) e del ‘solito’ Posavec, non impeccabile sulla prima rete subita e gravemente responsabile in occasione del 2-0 firmato Strizzolo con una corta respinta su un tiro (di Schenetti) che invece andava bloccato.
Anche in questo caso sorge spontanea una domanda: perché il tecnico continua a puntare sul croato sacrificando un portiere come Pomini che a Cremona ha salvato il risultato e che, in generale, ha dimostrato di essere un elemento affidabile ogni volta che è stato chiamato in causa? Fare leva sui margini di miglioramento di Posavec rinunciando all’usato sicuro ci sembra una manovra azzardata e controproducente. Ed è strano che ancora non lo abbia capito un allenatore saggio come Tedino, vittima del doppio tabù Cittadella-Venturato (l’ex allenatore del Pordenone non ha mai vinto né contro i veneti né contro il collega di origini australiane) proprio come il Palermo incapace di sfatare il tabù relativo al primato in classifica: chi raggiunge il primo posto non riesce a rimanere in vetta per due turni di fila. Un leitmotiv che conferma, contestualmente, le difficoltà di un campionato di B dominato finora dall’equilibrio.
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