Anche a sala delle Lapidi scoppia la polemica sul 5g «Antenne installate ma spente, niente allarmismi»

La questione 5g arriva anche a Palermo ed è già polemica. Nei giorni scorsi si era parlato di antenne comparse nel centro, con numeri e teorie che si sono inseguite rapidamente rendendo ancora una volta labile il confine tra realtà dei fatti e complottismo. Ieri, infine, l’approdo della discussione a Sala delle Lapidi. A sollevare dubbi e perplessità il gruppo della Lega. «In Consiglio comunale – dice Igor Gelarda, capogruppo del partito salviniano – si è affrontato il problema del 5g, alla presenza dell’assessore Piampiano, che dopo le numerose incertezze dei giorni precedenti ha ammesso che il comune di Palermo ha autorizzato, attraverso altrettanto Scie, già 35 antenne 5g sui tetti di Palermo. Sebbene il comune di Palermo ci rassicuri sul fatto che nessuna antenna sia ancora in funzione, vogliamo capire perché è accaduto tutto ciò».

Il Comune tuttavia non rientra tra le città scelte per la sperimentazione della nuova tecnologia, elenco stilato dal ministero dello Sviluppo Economico. «Allora per quale ragione il comune autorizza antenne, ancorché non in funzione, dato che lo stesso sindaco aveva detto ai giornali che sul 5g avrebbe voluto applicare il principio di precauzione?» Si chiede ancora Gelarda, che parla inoltre di «mancanza totale di programmazione e progettazione» da parte dell’amministrazione Orlando. Le repliche da parte della maggioranza non si sono comunque fatte attendere, con il presidente del Consiglio comunale, Totò Orlando, che ha parlato della diffusione di «un ingiustificato allarmismo nella popolazione» e spiegando come le dichiarazioni dell’assessore Piampiano siano state travisate. 

«L’assessore Piampiano – continua il presidente Orlando – ha chiaramente affermato che il Comune, facendo affidamento sulle relazioni dell’unico ente pubblico titolato e competente in materia e cioè l’Arpa, rilascia o non rilascia autorizzazioni unicamente finalizzate alla installazione di antenne che comunque, fino a quando non interverranno modifiche normative a livello nazionale, sono destinate a rimanere spente. Sarebbe infatti impossibile attivare impianti 5G nella nostra città visto che Palermo è esplicitamente esclusa dalla sperimentazione in atto, decisa anni fa a livello nazionale. Le aziende hanno la libertà di richiedere, assumendosi i rischi del caso, l’installazione di antenne di qualsiasi tipo destinate a rimanere spente fin quando il Governo nazionale sulla base dei risultati della sperimentazione non deciderà se possono essere accese o meno».

Meno diplomatica la risposta dell’altro Orlando, il sindaco, che si rivolge direttamente a Gelarda, accusandolo di memoria corta. «È stato sotto il governo a trazione leghista che a ottobre del 2018 si è svolta la gara per l’assegnazione delle frequenze del 5g nel nostro paese. Forse allora il suo partito dava la priorità agli incassi rispetto alla salute dei cittadini? Non vorrei che fosse un vizio malcelato. Stia tranquillo il Consigliere Gelarda e tutti coloro che oggi cercano di alimentare psicosi e paure di ogni tipo nascondendo le proprie responsabilità: a Palermo nessun impianto 5G sarà attivato fin quando chi ha la competenza e l’autorità per farlo non dirà che non ci sono rischi per la salute».

«Nel frattempo – conclude il primo cittadino – il Comune agisce con rispetto della legge e delle procedure. Se una o più aziende che hanno vinto la gara bandita dal governo leghista chiedono di installare antenne pur sapendo che al momento non possono accenderle, è loro diritto farlo ed è un dovere del Comune, sentita l’Agenzia regionale per l’ambiente, valutare quelle richieste. Se non lo facessimo esporremmo l’Amministrazione e i cittadini ai costi di contenziosi giudiziari che non c’è motivo di instaurare». Contenziosi giudiziari che sembrano comunque essere dietro l’angolo, anche se di altra natura rispetto a quelli paventati dal sindaco, con un’azione legale già minacciata per fare chiarezza sulla vicenda delle ormai famigerate antenne.

«Non sono io ad avere la memoria corta sul 5g, ma il sindaco Orlando – si fa sotto ancora Gelarda – La delibera della Agcom, (l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni) per la procedura e l’assegnazione e regole delle frequenze 5G in Italia è dell’8 maggio del 2018, (231/18 /cons). In quel periodo il primo ministro era Paolo Gentiloni, che apparteneva all’ area politica di Orlando». Secondo il capogruppo della Lega, comunque, il problema posto sarebbe un altro. «Io non faccio terrorismo, non credo che le antenne 5G uccidano gli uccelli e abbiano contribuito a diffondere il covid. Ma era dovere dell’amministrazione comunale comunicare ai cittadini quello che si stava facendo, lo prevede anche la legge. In Consiglio abbiamo chiesto quello che avrebbe dovuto fare l’assessore Piampiano e non ha fatto: una pianificazione urbanistica e territoriale degli impianti con tecnologia 5G, per evitare di trovarci antenne autorizzate, anche se non in funzione, ovunque sui tetti di Palermo, senza saperlo. Credo che questa volta il sindaco ed il suo assessore siano stati colti impreparati».

Gabriele Ruggieri

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